Intervistato nel programma First Take di ESPN, CJ McCollum ha voluto chiarire alcuni “misconceptions” in merito alla questione load management, espressione utilizzata per quei casi in cui una squadra sceglie di far riposare uno o più dei propri giocatori. Il load management è una soluzione a cui le franchigie solitamente ricorrono in stagione regolare per evitare infortuni vari.
Negli ultimi anni si è discusso molto di questo tema, e vari messaggi, molti dei quali errati, sembrano essere passati. Nella discussione con Stephen A. Smith, conduttore del programma, e J.J. Redick, McCollum ha voluto sottolineare come non siano i giocatori a scegliere di rimanere in panchina. “In NBA esistono delle giornate definite ‘designated rest days’, ovvero dei giorni in cui il giocatore è tenuto a non scendere in campo. Solitamente, li si trova in quei punti del calendario in cui si giocano, ad esempio, quattro partite in cinque giorni. Questi momenti vengono considerati ad alto rischio di infortunio, e così la squadra cerca di proteggere il suo investimento milionario, ovvero il giocatore“.
“Ho giocato per tanti anni a Portland al fianco di Damian Lillard“, continua McCollum. “Insieme, guardavamo il calendario e sceglievamo i giorni in cui riposare. Quando arrivava la partita in cui non saremmo scesi in campo, ci veniva da ridere, perché le persone credono che ci piaccia stare in panchina e lo facciamo volontariamente pur non avendo alcun problema fisico. In realtà non è così”.
McCollum, tra l’altro, è uno dei giocatori in circolazione con il maggior numero di presenze. Infatti, nelle ultime sette stagioni, ha giocato almeno 60 partite per sei volte ed almeno 70 per ben cinque volte.
In seguito, gli ospiti di ESPN sono passati a discutere di un’altra questione spinosa: diminuire il numero di partite così da accorciare la stagione regolare.
CJ McCollum: “Voterò per proteggere i nostri interessi, ma al momento è solo una discussione”
E’ da tempo che circolano vari rumors circa la volontà della NBA di accorciare la stagione regolare. Dopo le chiare parole di Richard Jefferson, anche CJ McCollum, presidente dell’associazione giocatori (NBPA), è stato interrogato sull’argomento.
“Innanzitutto, al momento si sta solo discutendo e non c’è alcun piano d’azione definitivo. La prima cosa da comprendere è la situazione finanziaria e come cambierebbe se accorciassimo la stagione regolare. Bisognerà trovare una via di mezzo, un accordo, tra ciò che é meglio per i giocatori, per i proprietari, e per il gioco e la lega in generale. Molti giocatori, ad esempio, vogliono continuare a giocare 82 partite per proteggere l’identità della NBA. Personalmente, voterò per ciò che è meglio per i nostri interessi in qualità di rappresentante dei giocatori”.