Dopo quasi un anno lontano dall’Italia alle prese con un’interminabile stagione NBA, Marco Belinelli è tornato finalmente in patria, a causa della mancata qualificazione ai playoffs dei suoi San Antonio Spurs. Il Corriere dello Sport ha così approfittato dell’occasione per intervistare il cestista emiliano.
Jacob Blake, Belinelli: «Tacere non si può, ci sono cose più importanti di una partita di basket» – https://t.co/S1DkMuF2EX – @marcobelinelli #useyourvoice https://t.co/a0i0EhSovA
— elisa guarnieri (@The_elivseli) August 28, 2020
Belinelli rilascia un’intervista al Corriere dello Sport, tra la situazione in America e i sentimenti dei colleghi NBA
La prima domanda riguardo cosa si prova a tornare in Italia dopo così tanto tempo:
“Da Dio. Non tornavo a casa da 11 mesi. In 13 anni di Nba non mi era mai capitato di stare così tanto lontano dall’Italia.”
Dopo una prima domanda di rito, la seconda è improntata sull’attualità e su ciò che è accaduto a Orlando:
“Un boicottaggio simile non c’era mai stato prima. Solo Bill Russel nel ’61, ma era tutt’altra cosa. Vista dall’Italia, magari è difficilmente comprensibile, ma dalla bolla è tutto molto più chiaro. La questione è davvero pesante. Gioco in Nba da 13 anni e vorrei continuare a farlo. Essere un giocatore mi ha permesso di conoscere realtà molto diverse. Poi vedi certe immagini, leggi di certi episodi, e ti rendi conto che tutto è molto diverso da come lo vedi da lontano.”
Il numero 3 dei San Antonio Spurs ha preferito non fare nomi, ma ha ammesso che gli sono stati raccontati diversi di episodi di razzismo vissuti da compagni di squadra:
“Per esempio, alcuni miei compagni mi hanno raccontato di episodi di cui sono stati protagonisti loro malgrado. E solo a causa del colore della loro pelle. Ed essere stelle del basket non li ha aiutati. Ovviamente sono racconti privati, quindi non starò qui a spiegarli. Però capisco perché se sei afroamericano hai paura della polizia. Ci nasci proprio con la paura della polizia. E noi bianchi non possiamo capirlo. I racconti sono proprio drammatici e chi non è nero non è in grado di comprendere davvero quello che hanno sofferto. E che stanno soffrendo ancora.”
La guardia degli Spurs è a favore dell’impegno della NBA
E’ stato poi chiesto a Belinelli quale fosse la sua posizione riguardo l’impegno recentemente dimostrato dalla NBA:
“Credo che lo sport abbia un potere enorme. Noi atleti dobbiamo essere i primi ad amplificare certe storture attraverso le nostre piattaforme. I confini non esistono più. Lo abbiamo visto con George Floyd, quando tutto il mondo si è inginocchiato. Un poliziotto che spara nel Wisconsin è anche un problema nostro, non solo del Wisconsin. Noi sportivi abbiamo un peso: dobbiamo sfruttarlo”
In più si è anche espresso sulla lotta che LeBron sta portando avanti nei confronti del Presidente Americano Donald Trump e della sua potenziale influenza sulle prossime elezioni:
“LeBron James è una stella molto ascoltata. Anche Chris Paul, con cui ho giocato, ha parlato chiaro. E Paul è il presidente dell’associazione giocatori. Se LeBron e CP3 dicono quello che hanno detto, significa che tutto il movimento è d’accordo. Anche io concordo con loro su tutta la linea. Io non voto negli Stati Uniti, non mi riguarda direttamente. Invece mi riguarda il razzismo: non è un problema politico ma sociale. Non possiamo coprirci gli occhi e fare finta che non accada nulla. Ci sono cose più importanti di una partita di basket.”