Prima di conquistare tutti i diritti di un cittadino americano, gli afroamericani erano visti come una razza inferiore come racconta Austin Rivers sul razzismo che la sua famiglia ha dovuto subire. Il giocatore dei Wizards e figlio del coach Doc Rivers racconta la storia della sua amara infanzia. Una storia grigia, una storia come già se ne sono sentite, ma nonostante questo le persone continuano a commettere gli stessi errori.
Austin Rivers sul razzismo: le parole del giocatore
E’ uno dei tanti (troppi) casi di discriminazione, ma le parole di Austin Rivers sul razzismo arrivano forti e chiare. Una storia d’infanzia difficile che ha visto casa Rivers essere addirittura bruciata. Come detto nella sua intervista, il giocatore dei Rockets non ama parlare delle vicende che hanno coinvolto la sua famiglia, ma in un certo senso risuonano come un’ulteriore denuncia a un mondo ancora marcio.
I miei genitori hanno dovuto attraversare diversi incontri spiacevoli – una donna bianca che usciva con un ragazzo di colore quando mia madre era al college. Abbiamo avuto persone del KKK che venivano a bruciare la nostra casa a San Antonio. Non mi piace parlarne. Avevo 4 anni. Mi ricordo com’era la casa. Ricordo mia madre ….. Sono successe molte cose alla mia famiglia, molte cose sono successe a mia madre e mio padre, in particolare. Significa molto di più di quanto la gente pensi che significhi. Non ho Martin Luther King tatuato sulla gamba senza motivo
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Il ricordo a Martin Luther King non può mancare. L’uomo che ha fatto sì che gli afroamericani si integrassero nella società è un pezzo troppo importante nella storia americana. Austin Rivers sul razzismo avrebbe molti aneddoti da raccontare, come si evince dalle sue parole, ma preferisce evitare di ricalcare ricordi che vorrebbe dimenticare.
Provenendo da una madre caucasica e da un padre afroamericano, nessun altra cosa simboleggia tutto quello che ho passato, quello che la mia famiglia ha passato. Quello che i bianchi e neri in generale hanno passato più di Martin. Ho solo pensato che fosse l’unica persona adatta da avere tatuata su di me oltre a Gesù. Non voglio ripetere le cose che ho sentito quando stavo crescendo, non voglio gettare luce sull’ignoranza