Ci siamo. È quel momento dell’anno dove si ragiona sulle aspettative delle squadre NBA, che ha appena ultimato la off-season più ristretta di sempre. Quell’inizio di stagione che il cuore deve cominciare subito ed inconsciamente a fantasticare, a sperare che almeno in NBA qualcosa vada per il verso giusto. Per tutti noi appassionati probabilmente sarà così. C’è chi come i Los Angeles Lakers sogna il repeat, quelli di OKC un futuro nuovo fatto di tante scelte, o chi magari vede davvero Portland lanciata alla sfida per almeno una finale a Ovest. A est i sogni dei Bucks, di Atlanta, di Philadelphia, tutte squadre che sono mutate nella forma e in alcuni casi anche nella sostanza, perchè si sa Miami bisogna batterla di nuovo. Vero anche che a New York l’aria è ufficialmente cambiata. Sì dai quella sotto al tunnel che avete capito. Quei Nets pronti ad essere mina vagante con il ritorno dell’asse KD-Kyrie. Sì tutto bello, affascinante e reale come solo l’NBA sa essere, ma adesso veniamo al vero fulcro della storia.
La vera domanda è: se la rappresentazione di quanto abbiamo vissuto in questo dannato 2020 è essa stessa una sorta di metafora degli ultimi 7 anni di gestione Dolan per quanto concerne i Knicks?
Fermi tutti. Chi scrive l’ha detto per davvero: siamo sicuri che sia un’altra delle sue genialate strappa-risate? Qualcosa di positivo probabilmenteci sarà, ed effettivamente è e sarà così, ma quest’anno e in prossimità del Natale volevamo farvi un regalo: il viaggio alla scoperta dell’altra New York sarà più scettico e realistico possibile. Welcome to the New York Knicks preview 2020/2021.
I movimenti nella off-season
L’ennesima rivoluzione è partita da dietro la scrivania e dalla panchina. Il president of basketball operations Leon Rose (eletto lo scorso marzo) ha scelto come nuovo head coach Tom Thibodeau. Al draft i Knicks hanno scelto Obi Toppin (ottava chiamata) e Immanuel Quickley alla venticinquesima. Nella free agency, ancora una volta, non è arrivato un nome di grido ma perlomeno non sono stati offerti contratti spropositati: sono stati firmati Alex Burks ( 6 milioni di dollari in 1 anno), Nerlens Noel (5 milioni in 1 anno), Elfrid Payton (5 milioni in 1 anno) e Austin Rivers (10 milioni in 3 anni). Via trade è arrivato Omari Spellman, in cambio di Ed Davis.
Hanno invece salutato la Grande Mela Bobby Portis, Wayne Ellington, Damyean Dotson, Moe Harkless, Taj Gibson, Kenny Wooten e Allonzo Trier.
Knicks preview 2020/2021: il gioco
Il succo, la vera parte della storia è tutta intrisa nel campo. Se dovessimo parlare di dati, statistiche e tutto quello che consegue la passata stagione si dovrebbe fare una trilogia ispirata al bestseller e campione d’incassi dal titolo il “Signore degli Anelli”.
In un solo anno solare e con una pandemia mondiale che ha ridimensionato le squadre invitate alla spettacolare organizzazione della bolla di Orlando (21-45 il record fatto registrare nella scorsa stagione) è frutto di una doppia gestione tecnica, che definire disastrosa è usare un eufenismo.
David Fizdale, cacciato giustamente dopo quasi 25 partite per l’inizio peggiore della storia dei Knicks (indimenticabile il passivo di 40+ punti subito a Milwaukee, ndr.), ha fatto sì che la promozione a head coach di Mike Miller (ora assistant coach degli Oklahoma City Thunder) fosse il traghettatore giusto per una squadra giovane e assemblata male ad inizio stagione da Steve Mills e Scott Perry (silurati anche loro dopo i pessimi risultati fatti registrare nelle passate free agency).
Il nuovo corso dei Knickerbockers, ora, passa da Leon Rose, nuovo presidente delle operazioni cestistiche dei blu-arancio che ha scelto Tom Thibodeau come nuovo coach per le prossime cinque stagioni, per rilanciare quella che è ancora oggi “la comica del nuovo millennio NBA”.Alla luce della squadra a disposizione in questa stagione, e alla storia del tecnico ex Bulls e Timberwolves, si parla di un inizio per riportare subito i Knicks ai piani alti dell’Eastern Conference.
La scelta, di per sé ancora oggi molto ambigua, è però coraggiosa ma allo stesso tempo molto piena di difetti e discutibile per uno che ha ad oggi il 59% di vittorie in carriera come head coach.
La pallacanestro messa in mostra dall’ex coach di Minnie è di per sé ultra concentrata sulla difesa e sulla rapida scelta di transizione in sovra-numero con esterni rapidi e veloci nelle conclusioni al ferro. Si spera, dunque, di mandare nel dimenticatoio le spin move deleterie di Julius Randle (vero e unico oggetto di mercato in casa Knicks da qui fino alla trade deadline) e alla gestione egoistica dei possessi da parte di Elfrid Payton (confermato in FA tra le mille contestazioni, come se ci fosse lo stretto bisogno, da parte di tutti i tifosi dei Knickerbockers).
Nella scorsa stagione Mike Miller ha ‘salvato la faccia del progetto Knicks’ giocando a ritmi lenti e incentrati sull’asse Payton-Randle. In questa occasione si vede proprio come i due si vanno proprio a cercare questa soluzione in uno schema di gioco prettamente incentrato su loro due. In questo caso l’attacco ha avuto successo, ma nel ben 40% dei casi il duo ha prodotto una palla persa. Situazione, si spera, che non accada nuovamente anche sotto la gestione Thibodeau.
Da questo punto di vista la presa di Alec Burks e Austin Rivers (grandissima presa in questa FA dal punto di vista delle cifre emerse) aumenta le alternative sugli esterni, in transizione, con Nerlens Noel eccellente gregario e ottimo mentore per la giovane stella Mitchell Robinson, che merita un discorso più ampio e a parte in seguito. Per R.J. Barrett deve essere la stagione della svolta insieme a ‘The Obi-One Man’ Toppin. Il loro fit aggressivo e variabile di soluzioni dal campo deve essere l’apripista per tutto il roster blu-arancio. C’è attesa per i redivivi delle ultime stagioni: Kevin Knox è all’anno definitivo e non ha più tempi d’attesa, così come Frank Ntilikina e Dennis Smith Jr. finiti nel dimenticatoio, oppure meglio dire negli spogliatoi nelle ultime due stagioni come Quinn Cook nel giorno di game-6 delle ultime NBA Finals di Orlando.
La sintesi della pallacanestro di coach Thibodeau è questa: fisicità, switch sui blocchi e sui ribaltamenti palla da un lato all’altro con tutti e cinque i giocatori a fare tagliafuori e subito pronti a lanciarsi in sovrannumero in contropiede, per facili conclusioni al ferro. sarà pure preseason, ma è questa l’idea di gioco dell’ex coach Bulls e T-Wolves
Un potenziale fattore: Mitchell Robinson
Se tutti vi sareste aspettati il nome dell’ex point-guard e compagno di merende di Zion Williamson, vi siete sbagliati di grosso. Il ragazzo canadese, figlio cestistico di Coach K a Duke e originario della tribù dei Nash, deve ritrovarsi dopo un primo anno tormentato dai cambi in panchina, e deve avere la personalità per essere il vero realizzatore, fulcro del gioco, go-to-guy dello spogliatoio Knicks che dir si voglia. Ci sarà il tempo, ma non è giusto dargli tutto questo hype per poi ritrovarsi d’altronde con il solito pugno di mosche. Il vero fattore della stagione, specie per le caratteristiche cestistiche sovra citate sono riposte nel vero bagliore di luce presente in questo lato della Grande Mela da circa due stagioni: Mitchell Robinson.
La scommessa vinta e ottenuta nell’affare che ha portato all’epoca il caro amato Melo Anthony alla corte dei Thunder, continua a crescere in silenzio e dimostra di avere un potenziale mostruoso, che deve ancora essere messo in mostra e sviluppato del tutto.
Nella passata stagione è stato il miglior ‘rollante’ dell’intera NBA, uno dei migliori giocatori per percentuale dal campo, ma soprattutto è uno dei migliori difensori del pitturato della NBA. In questa sua off-season ha lavorato tantissimo sul tiro e sulla massa muscolare, che gli ha causato problemi di falli contro i suoi diretti attaccanti. Coach Thibodeau stravede per le sue doti atletiche, difensive ed etica lavorativa e sarà interessante come le sue caratteristiche si possano sposare con quella da realizzatore di Obi Toppin.
Inoltre incide ancora praticamente 0 a salary cap (incassa una cifra di poco inferiore a 2 milioni di dollari a stagione) ed è sicuramente l’uomo di riferimento in casa Knicks, e con l’aggiunta di Nerlens Noel potrebbe offrire chiavi difensive interessantissime.
Knicks preview 2020/2021: le aspettative stagionali
Il tasto più dolente. Se avete letto questo mio viaggio alla scoperta del “Dark Side of The Big Apple” siete fortunati. Sarà l’ennesima stagione alla ricerca della luce. Un anno dove i playoffS sicuramente saranno visibili dal divano di casa, anche perché la domanda che ci rispecchia a pieno è la seguente: New York dove vai se il progetto non ce l’hai?
In questa off-season i soliti tifosi rosei si aspettavano John Wall, Russell Westbrook, Gordon Hayward Hayward quando alla fine ci si sente un po’ come il Millwall in Premier League di calcio al titolo: “No one likes us, but we don’t care” e alla fine si punta su una lista ristretta di nomi di secondo piano. Gli errori della scorsa stagione sono stati ripagati con contratti non molto onerosi, vero, ma per essere lassù, con le altre vere squadre dell’Eastern Conference è ancora lunga.
Anno zero in vista del Draft 2021? Con i Knicks non si può mai sapere, non farsi aspettative forse giova la vita stessa, che in questi tempi è più strana che mai…