Home NBA, National Basketball Association Knicks: un disastro a New York , a film by Phil Jackson

Knicks: un disastro a New York , a film by Phil Jackson

di Nicola Garzarella
KNICKS

La realtà, a volte supera, ogni più assurda fantasia: gli attuali NY Knicks sono la perfetta rappresentazione di ciò. Nella città di Broadway, dei Musical e del teatro sta andando in scena una commedia tra le più esilaranti/drammatiche: il set ovviamente è il Madison Square Garden, i protagonisti proprio gli amati/odiati Knicks, regista d’eccezione Spike Lee con la collaborazione di Phil Jackson. Non mancherebbe davvero nulla per creare senza se e senza ma il film dell’anno; peccato che qui da ridere ci sia ben poco. I newyorchesi sono attualmente, inutile negarlo, la barzelletta dell’NBA; e se il presente fa abbastanza paura, il futuro incute sono terrore. Nessuno sa come potrebbe evolversi la situazione in quel di NY; tutti però hanno il presentimento che non andrà a finire bene.

Proviamo a scavare nella realtà newyorchese sporcandoci un po le mani: BENVENUTI ALLA PRIMA DI “UN DISASTRO A NY, A FILM BY PHIL JACKSON”

CAPITOLO I: MONEY AND ILLUSIONS

Derrick Rose in maglia Knicks

Come ogni pellicola che si rispetti c’è però bisogno di un incipit; a fornirci un sostanzioso inizio ci pensa la Free Agency del 2016. Il nostro regista d’eccezione Phil Jackson ha una grande intuizione: i Knicks devono tornare ad altissimi livelli per omaggiare quella grande città che è New York. La decisione quindi è una: liberarsi di quanti più giocatori possibili per far spazio a stelle che possano aiutare Melo e Porzingis. Detto così sembrerebbe tutto perfetto; alle parole seguirono però altri fatti. Le grandi manovre hanno inizio: via Lopez, Grant e Calderon dentro Rose; dalla Windy City arrivano anche Joakim Noah e Justin Holiday; ultimo tassello è Courtney Lee che arriva da Charlotte in cerca di fortuna. Per completare la rosa ecco una ventata di nomi nuovi e non: Kuzmiskas, Ndour ed Hernangomez arrivano dall’Europa, Baker dal draft, Jennings per completare l’opera.

Phil si guarda compiaciuto: con tanti soldi ha costruito quella che sembra una bella squadra. Sembrare è un termine giusto letto a posteriori, andiamo con ordine però. Parlavamo dei tanti soldi, già perché Rose e Noah non si sono mossi di certo gratis. Derrick percepisce 21ml per 3 anni, Noah 19 per lo stesso numero di anni e Lee 12. A questi vanno aggiunti anche gli spiccioli percepiti da Carmelo ( 24mln) per creare un cap ai limiti del gestibile. Tuttavia queste cose non spaventavano i tifosi Knicks orgogliosi di avere finalmente una squadra per poter lottare. Fine del primo capitolo.

 CAPITOLO II: THE SAME OLD KNICKS

Joakim Noah

La squadra pare avere un grandissimo entusiasmo. Gli addetti ai lavori ne parlano come una delle possibili rivelazioni ad Est. Qualcuno con toni utopistici accenna anche al ruolo di anti-Cavs ( fatevi sotto, lo so che ci siete). La realtà dice ben altro: Rose subito out per problemi con la giustizia, Noah a livelli di un ex giocatore. La stagione inizia ad assumere i soliti contorni del Carmelo Anthony’s show. Solo lui, Porzingis e un positivo Lee riescono a dare una qualche tipo di speranza di playoff ai tifosi del Madison. Il rientro di Rose, tornato a discreti livelli, riporta entusiasmo e tutto sembra quasi girare come si deve. Già, quasi. Dopo un periodo di apparente positività ecco che tutto sprofonda di nuovo nel più totale oblio. I newyorchesi calano vistosamente, i nervi saltano con estrema facilità; nihil novum sub sole, i soliti NY Knicks.

Il nostro regista sembra perdere il controllo della sua stessa sceneggiatura, gli attori iniziano a non seguire più il copione. Ma c’era davvero un copione?

CAPITOLO III: THE DUEL

Carmelo Anthony che riflette sulla situazione dei Knicks

Al peggio non c’è mai fine; così mentre il film scorre verso un triste epilogo ecco che succede l’irreparabile: attore e regista iniziano a litigare. Infatti visti gli scarsi risultati Phil Jackson pensa bene di destabilizzare ulteriormente l’ambiente,  accusando Carmelo Anthony di essere in sostanza origine e causa delle sconfitte Knicks. Certo Melo avrà di sicuro le sue responsabilità ma non tali da giustificare queste accuse. Jackson continua nel corso della stagione a criticare la sua stella con l’esito di distruggere in toto le ambizioni Knicks. La squadra si abbandona al proprio destino e il finale è degno del peggior drammatico made in Hollywood.

In tutto ciò però Carmelo si comporta in maniera molto molto signorile; gioca ad altissimi livelli tutta la restante parte della stagione, intensità in ogni possesso ( sia offensivo che difensivo) e tanta voglia di riscatto per una situazione reputata non giusta. Mai una parola fuori posto, mai un’uscita insensata; tante volte ne è stato criticato il carattere, questa volta va lodata la professionalità di un grande campione paragonato persino ad un ex atleta drogato come Michael Graham.

CAPITOLO IV: THIS IS THE END ?

Maurice Ndour e il suo tap-in sono costati caro a NY

Siamo all’ultima partita, la pellicola sta per volgere al termine; o forse no? I nostri Knicks recitano l’ultima al Madison e riescono nella titanica impresa di battere i derelitti 76ers all’ultimo secondo. A risolvere la questione è Maurice Ndour con un bel tap-in. Con quella vittoria i newyorchesi pareggiano il record di Minnesota; c’è quindi da decidere il posizionamento del Draft nel caso nessuna delle due guadagni posizioni nella lottery. Beh indovinate un po? Al famigerato lancio della monetina i Knicks perdono e sceglieranno con ogni probabilità con la numero 7. Come fate a dire che non è un gran film? Pieno di colpi di scena poi. Terminata la stagione non cessano le polemiche.

CAPITOLO V : DIRTY DEEDS

Phil Jackson

I giocatori iniziano a rilasciare le loro lamentele anche alla stampa: Hornacek è solo un burattino di Jackson, l’ufficio stampa non rispetta la privacy, il coaching staff è composto da incapaci. Più si va avanti più gli scheletri nascosti vedono la luce.

Il problema principale secondo i nostri protagonisti è Phil Jackson e la sua ossessione per il “triangolo”. Pare infatti che il “maestro zen” obblighi tutti a giocare così e dia persino da studiare il noto schema offensivo con tanto di domande a trabocchetto per verificare l’apprendimento. Che meraviglia i Knicks. Nel balordone più totale in cui il film è lentamente diventano drammatico, poi thriller e ora commedia ecco che arriva la mossa che non ti aspetti; la dirigenza newyorchese rinnova il contratto a Jackson. Immagino le parate dei tifosi all’udire questa notizia. Il GM come prima cosa indice una conferenza stampa dove elenca i seguenti punti

A) Melo deve andarsene perchè non è più persona gradita

B) Hornacek resta ( e anche qui parate al Madison)

C) Rose resta per farsi perdonare ( cosa lo sa solo lui )

D) Porzingis non è pronto per essere l’uomo franchigia.

La reazione di Melo è ancora una volta molto signorile. Il giocatore non solo evita di rispondere pubblicamente ma si dice addirittura  disposto a restare fino a scadenza contrattuale. I dispetti tra i bimbi hanno uno schema simile. A mettere altra benzina sul fuoco ci pensa Porzingis. La giovane stella co-protagonista della sceneggiatura ne ha abbastanza delle sfuriate del suo GM; prima boicotta il classico incontro con lo staff di fine stagione, poi afferma di non voler tornare a NY prima di settembre e infine annuncia la sua partecipazione ad Eurobasket con la Lettonia.

CAPITOLO VI: FINAL COUNTDOWN

Kristaps Porzingis

Una bella situazione no? Siamo giunti però ora ai titoli di coda; ringraziando i vari protagonisti e scenografi c’è da fare una piccola considerazione. Phil Jackson è ancora l’uomo che vinse con Jordan Pippen e Rodman? E’ davvero adatto, visti i notevoli fallimenti ottenuti, a ricoprire il ruolo di GM? La pensione ti fa così schifo Phil? Certo addossare anche tutte le colpe a lui è sbagliato: non è solo Jackson a commettere errori ma tutta la società. Ora la confusione è davvero tanta e in pochi riescono a vedere oltre il palmo del loro naso; il futuro non sembra roseo e dubito fortemente che qualche FA di prestigio si muova sponda NY Knicks. Il tanking è una possibilità mai così vicina. Quale sarà poi il futuro di Carmelo? Resterà nella “Grande Mela” o andrà a giocarsi le residue chances di anello da qualche altra parte?

A questi interrogativi ora non possiamo rispondere. Il conteggio finale è però partito. Sipario calato, luci spente.

Ci sarebbe anche questo simpatico tweet di Porzingis. Hacker or not?

 

 

 

 

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