I San Antonio Spurs battono gli LA Clippers a Los Angeles per 116-92 e vincono la loro ottava partita nelle ultime 13 giocate, grazie alla tripla doppia di Dejounte Murray e a ben 6 uomini in doppia cifra.
Ai Clippers non è bastato il rientro di Paul George, alle prese con un infortunio al gomito destro che lo ha tenuto fuori per le ultime 5 partite, per LA è la terza sconfitta consecutiva e la classifica della Western Conference comincia a preoccupare coach Tyronn Lue. George ha chiuso con 25 punti in 31 minuti ma sono stati gli Spurs a controllare la partita sin dal primo quarto, chiuso sul 35-27.
Per Murray 24 punti, 12 rimbalzi e 13 assist per la sesta tripla doppia in stagione e la decima in carriera, tutte con la maglia degli Spurs e raggiungendo il grande David Robinson. Un Derrick White in forte ripresa nelle ultime 10 partite ha segnato 15 punti, per Jakob Poeltl una doppia doppia da 17 punti con 11 rimbalzi e infine 16 punti per Doug McDermott a completare la serata.
Gli Spurs pagano ancora una partenza in stagione da appena 4 vittorie e 13 sconfitte. Il loro record dice 12-18 dopo la partita contro i Clippers ma nelle ultime 15 partite giocate, San Antonio ha il quinto miglior attacco della NBA per offensive rating. La difesa non va oltre il 18esimo posto, ma la realtà è che anche considerate le ambasce di Sacramento Kings, Portland Trail Blazers e Dallas Mavericks, gli Spurs si sono creati una possibilità concreta di accedere ai play-in della Western Conference.
Scenario che dopo la prima manciata di partite sembrava lunare, tra pronostici di tanking e persino di trade radicali per giocatori come Ben Simmons o addirittura Kyrie Irving.
Dejounte Murray si sta imponendo come miglior giocatore della squadra (e fin qui il pronostico non era impossibile) e come possibile All-Star viaggiando a oltre 18 punti, 8 rimbalzi e 8 assist di media a partita. Murray è uno dei migliori difensori esterni della NBA, dote che controbilancia alla perfezione delle percentuali di tiro discrete (47% da due punti) ma migliorabili (67% ai tiri liberi), e accanto a lui stanno crescendo Devin Vassell e un Derrick White finalmente uscito dalle secche di inizio stagione.
Anche col 2022 alle porte, gli Spurs di Gregg Popovich restano una squadra allergica al tiro da tre punti (29.8 tentativi a partita, meno di chiunque altro) e che spreca ben pochi palloni (12.9 palle perse a partita, quinti nella NBA). E anche nel 2022, la pallacanestro di Gregg Popovich si sta dimostrando abbastanza funzionale da rendere competitiva una squadra che dispone (forse) della metà del talento di avversarie dirette come Kings, Blazers e Mavs.
I San Antonio Spurs e il rischio di trovarsi “a metà del guado”
Il rovescio della medaglia della nuova situazione dei San Antonio Spurs? Trovarsi a febbraio-marzo in quella situazione a metà del guado, in cui diventa troppo tardi per giocare a perdere rispetto alle squadre che per allora avranno già gettato la spugna, ma in cui i play-in potrebbero diventare più lontani rispetto a oggi. Gli Spurs hanno sempre tratto il meglio possibile dai draft NBA anche recenti, con pochi errori grossolani (Luka Samanic l’unico di nota). Con un roster del genere, privo di una vera “star” anche in proiezione futura, beneficiare di una scelta tra le prime 5 sarebbe lo scenario ideale già nel 2022: San Antonio non è una metà ambita dai free agent e il giorno dell’estensione contrattuale per Keldon Johnson e Jakob Poeltl si avvicina.
Thaddeus Young è sul mercato e potrebbe anche essere rilasciato dopo la trade deadline se non arriverà alcuno scambio. Per il veterano ex Bulls e Pacers San Antonio potrebbe ambire a una seconda scelta futura e un altro giocatore giovane (non certo di prima fascia), e prima o poi dovrà rientrare anche Zach Collins, che in estate ha firmato un contratto triennale.