Tira una brutta aria in casa dei Sacramento Kings. Di nuovo.
Con coach Luke Walton che sembra aver esaurito il credito e la fiducia dei vertici della squadra, i Kings hanno perso 5 delle ultime 6 partite, compresa l’ultima sconfitta per mano dei modesti Minnesota Timberwolves per 107-97. KO che ha fatto esplodere l’ira di uno dei veterani della squadra, Tristan Thompson, arrivato in estate via trade a Sacramento.
Dopo la partita contro i Twolves, Thompson si è lasciato andare a una tirata d’orecchie globale a compagni, allenatore e ambiente. “Dobbiamo capire una cosa, che per portare fuori questa squadra dalla mediocrità in cui è stata negli ultimi 10 o 20 anni, sono le piccole cose che fanno la differenza. Come la difesa. Ne abbiamo parlato sin dal training camp, non possiamo lasciare che sia il nostro attacco a influenzare come difendiamo, perché nella NBA ci saranno sempre partite in cui il tiro non entra. Riconoscere gli errori e dire ‘colpa mia, colpa mia’ non ti porta da nessuna parte, sono errori che non bisogna fare“.
“Tutti siamo frustrati ora, io ad esempio sono un giocatore che dà tanta energia, che si sbatte e fa il lavoro duro, e quindi mi arrabbio quando vedo che le cose non vanno, perché so di cosa può essere capace questa squadra, e perché ci tengo. Io voglio vincere e mi preoccupo per i miei compagni. Se pensassi che questa squadra non vale nulla, non sarei certo così arrabbiato o frustrato (…) questi ragazzi vogliono davvero vincere e avere successo, glielo si legge negli occhi. E io ho visto squadre in cui c’era chi mollava, c’erano dei veri perdenti, ma non questo gruppo, qui si vuole vincere e fare qualcosa di speciale per questa città“.
Per Thompson non è un problema dunque di motivazioni: “L’ispirazione deve venire da noi stessi, non penso che nessuno debba avere bisogno di farsi ispirare da qualcun altro (…) non da coach Walton, non dalla solita scenetta tratta da Glory Road. Si va in campo e si gioca, e quando tocca a te, ti fai trovare pronto. Non serve nessun coach di turno ad ispirarti, a me non è mai servito ne mai servirà. E il giorno in cui questo dovesse accadere, sarò il primo a capire che è ora di ritirarsi e andare a giocare al parco con i miei figli. E parlo per tutti i miei compagni di squadra“.
“Se non è il gioco stesso a ispirarti, e se hai bisogno di un surrogato come un coach o altro, allora vuol dire che sei un perdente, e giochi in una squadra di perdenti“.
3 delle 4 sconfitte recenti sono arrivate in trasferta, contro avversari alla portata come Spurs, Thunder e Twolves, “e questo giro di trasferte sarebbe dovuto finire 4-0, punto. Abbiamo giocato contro squadre che non vogliono vincere le partite e sono in ricostruzione, e lo sanno tutti. Gli Spurs sono pieni di giovani, hanno 8 giocatori uguali e stanno cercando di capire cosa siano (…) i Timberwolves hanno i nomi, ma ci stanno provando davvero? I Pistons? Loro non giocano per vincere ma per avere un’altra scelta al draft tra le prime 3 o 5, con tutto il rispetto. Perché è così che funziona nella NBA. (…) credo che siano persino arrabbiate per aver vinto quelle partite, ci scommetto“.
Tutti i problemi dei Sacramento Kings
Dopo 15 partite, i Sacramento Kings sono 22esimi per defensive rating, un miglioramento rispetto al 30esimo posto dello scorso anno ma non abbastanza per restare al passo delle prime 6-8 squadre della Western Conference. Il roster ha dei problemi strutturali, con la presenza di ben 4 guardie che pretendono un alto minutaggio come Buddy Hield, Tyrese Haliburton e il rookie Davion Mitchell, alle spalle della star della squadra De’Aaron Fox.
De’Aaron Fox appare a sua volta un giocatore involuto, che ha perso fiducia nel suo tiro da fuori (24.3% in stagione) e il cui utilizzo come prima opzione offensiva della squadra è calato rispetto alle ultime due stagioni. Dopo un inizio spettacolare, Harrison Barnes ha avuto meno possessi e tiri.
Buddy Hield sta tirando da tre punti con il 40.4%, ma in attacco è un buco nero che produce appena 3.5 assist per 100 possessi, minimo in carriera dal 2017, e che sta probabilmente sfruttando ogni possesso offensivo per mettersi in luce in vista di una trade entro la deadline. Tyrese Haliburton si sta confermando giocatore solido, forse persino in grado di sostituire Fox nel lungo periodo nel ruolo di point guard, Davion Mitchell sta viaggiando a 3.9 assist di media in 26 minuti.
Marvin Bagley III, l’errore capitale al draft dell’ex gm Vlade Divac, è sparito dai radar, e nelle ultime uscite coach Walton ha promosso in quintetto nello spot di ala forte – precedentemente occupato con successo da Barnes – il nigeriano ex Spurs Chimezie Metu. Tristan Thompson stesso sta garantendo il suo apporto di esperienza e rimbalzi, ma i Kings affondano nei minuti in cui l’ex Cavs è in campo.
Richau Holmes sta giocando la miglior stagione in carriera, con una doppia doppia di media da oltre 14 punti e 10 rimbalzi a partita e il 68% dal campo, in appena 27 minuti di gioco (altro dato che lascia perplessi). Coach Walton, la cui panchina sarebbe in bilico, sta girando vorticosamente quintetti e rotazioni in cerca di stabilità, con Terence Davis, Moe Harkless e Alex Len ad alternarsi.