Il Basketball, a noi meglio noto come pallacanestro (per altri semplicemente il Gioco) già dal suo nome focalizza l’attenzione su una certa situazione: la palla che entra nel canestro. Ecco, dietro quel canestro, dietro il giocatore che ha fatto il tiro, ce n’è un altro di giocatore, spesso dimenticato, che quel pallone lo ha passato, che ha creato la situazione adatta per quel canestro, senza l’intervento del quale non si arriverebbe probabilmente alla realizzazione finale. In un’ epoca in cui celebriamo, giustamente,”finalizzatori” come Curry, Thompson, Carmelo Anthony e così via, noi vogliamo porre l’attenzione sul giocatore che ha propiziato quel canestro, il regista, il faro della squadra e del suo gioco.
Nella NBA 2015/2016 parlare di regista puro, di classico Playmaker è molto raro, è sicuramente una tipologia in via di estinzione. Tra questi pochi esemplari rimasti ce n’è uno che ha costruito un’intera carriera sulla creazione di gioco, sul passare la palla nel modo giusto, al momento giusto, alla persona giusta. Stiamo parlando, manco a dirlo, di Rajon Rondo, trasferitosi in estate ai Sacramento Kings. Il play ex Celtics sta viaggiando ad una media di 11.9 assist a partita, la migliore dalla stagione 1994/1995, quando giocava tale John Stockton, un altro che definire “giocatore” o “playmaker ” è quasi offensivo, vista la magia che trasmetteva in campo con le sue giocate. Nonostante i Kings siano in netto calo e difficilmente si qualificheranno per i playoff, Rondo sta facendo un’ottima stagione, “approfittando”, come solo lui sa fare, della vena realizzativa dell’uomo franchigia, DeMarcus Cousins. Insieme al centro ex Kentucky ha formato un’ottima base su cui, magari, rifondare i Kings del prossimo futuro. Il Gioco va avanti, si evolve, cambia, e probabilmente ci saranno sempre meno playmaker puri ma di una cosa siamo certi: difficilmente ci sarà un nuovo Rajon Rondo