Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti I New York Knicks non devono nascondere i loro problemi: “Solo così ancora protagonisti”

I New York Knicks non devono nascondere i loro problemi: “Solo così ancora protagonisti”

di Michele Gibin
new york knicks

Di Giacomo Brogi

Se pensiamo all’ambiente che Tom Thibodeau ha trovato al suo arrivo ai New York Knicks un anno fa, viene da mettersi a piangere.

Una squadra che, dopo l’addio di Carmelo Anthony, viaggiava da anni nel buio più totale. Una dirigenza completamente in panne e che, tra mosse molto discutibili e scelte al draft altrettanto rivedibili (Frank Ntilikina e Kevin Knox su tutte) non era più riuscita a metter su un roster competitivo per poter tornare ad alti livelli. Una città sempre più demoralizzata e che aveva smesso di seguire attivamente il proprio team, lasciando presagire un lento ed inesorabile declino. Anche la scelta di puntare su un coach come Zio Tom che, dopo le 5 memorabili annate a Chicago, veniva da un burrascoso divorzio con i Minnesota Timberwolves ed era fermo da più di un anno e mezzo, ha destato più di qualche perplessità.

Tuttavia, dopo la splendida annata 2020\21, che segna il definitivo risveglio dei New York Knicks dal prolungato letargo, tutti i dubbi sono stati prontamente accantonati. La città sembra rinata, un Garden sempre pieno e con un entusiasmo mai visto prima pronto a caricare i suoi ragazzi, in particolare durante i playoffs della scorsa stagione, che hanno visto tuttavia i Knicks essere travolti, anche un po’ a sorpresa, dagli spumeggianti Atlanta Hawks di Trae Young. Non possiamo però non notare come il lavoro impresso da Tom Thibodeau abbia prodotto risultati incoraggianti. È riuscito innanzitutto a far consacrare definitivamente il ventisettenne Julius Randle, diventata la stella della squadra. I giovani sono finalmente venuti fuori (RJ Barrett anno scorso e Obi Toppin sta cominciando quest’anno, oltre alla sorprendente conferma di Immanuel Quickley) e, soprattutto, giocatori ormai in ombra da tanti anni come Taj Gibson, Reggie Bullock (partito nella recente off-season in direzione Dallas Mavs) e soprattutto Derrick Rose, tornato di nuovo tra le braccia del coach che lo ha lanciato nell’olimpo del basket, sono diventati pedine fondamentali del gioco dei nuovi New York Knicks, curato nei dettagli da un condottiero esigente e fanatico come Thibodeau, che fa ovviamente della difesa la sua arma migliore e che sceglie con cura e attenzione le pedine del suo scacchiere.

Cosa aspettarsi dunque da questa nuova stagione? Sicuramente una conferma o un ulteriore passo avanti, visto che nella grande mela sono arrivati a puntellare ulteriormente il roster due giocatori come Kemba Walker e Evan Fournier. Il primo, nativo del Bronx, torna a casa in cerca di riscatto, dopo aver disputato in maglia Celtics la peggior stagione della sua carriera. Le sue qualità da ex All-Star qual è le conosciamo tutti; dunque, questa nuova avventura per lui può davvero significare tanto. Il secondo, anche lui reduce da un’annata un po’ opaca, è un giocatore molto intelligente, può essere efficiente anche senza la palla in mano e garantisce tiro soprattutto in uscita dai blocchi. Sembra dunque adatto al sistema di gioco. L’unico dubbio è il valore del suo contratto (4 anni a 73 milioni, già quest’anno ne percepirà 17!).

Il record attuale per i Knicks in questo inizio di stagione resta positivo, con un bilancio di 7 vittorie e 6 sconfitte. Tuttavia, ci si aspettava decisamente qualcosa in più. I problemi maggiori paiono arrivare proprio dal quintetto iniziale. Se finalmente la squadra non è più totalmente dipendente, come nella scorsa stagione, dalle prestazioni di Julius Randle, anche grazie all’esplosione di giocatori come Barrett e Quickley, nelle ultime due partite contro Milwaukee e Charlotte si sono palesati evidenti problemi in fase realizzativa. Proprio contro i Bucks di Giannis Antetokounmpo, Fournier e Walker hanno realizzato 4 punti in due, costringendo coach Thibs a toglierli e dare ulteriore minutaggio a giocatori più efficienti in seconda linea (notiamo infatti come i top-scorer dei Knicks siano stati Rose con 22 punti con ben 7 assist, qualità che sta pian piano ritrovando, e Quickley con 18).

Questo interessante tweet di ESPN fa notare inoltre come i Bucks abbiano infilato ben 26 triple! È il record assoluto per una squadra in visita al Madison Square Garden. Ciò dimostra come anche in fase difensiva la squadra abbia mostrato evidenti limiti. Nella successiva gara contro gli Hornets, i soliti problemi realizzativi si sono ripresentati, correlati nuovamente da una pessima difesa e difficoltà nelle giocate in transizione. Questa volta, oltre a Fournier, è andata molto male a RJ Barrett (in due hanno messo in totale 7 punti), mentre Kemba Walker ha ritrovato la forma, stimolato anche dal fatto di aver giocato contro la squadra che lo ha cresciuto e lo ha fatto diventare grande, mettendo a referto 26 punti (top-scorer del match e season-high per lui).

Di questi evidenti problemi nel quintetto titolare si è accorto subito Tom Thibodeau, che nella gara contro Milwaukee non ha voluto sentire “rombe” e così, visibilmente arrabbiato, ha deciso di toglierli tutti, lasciandoli in panchina per l’ultimo quarto d’ora di gara. Mossa che ha parzialmente risolto la situazione, e mettendo ancora più in evidenza il fatto che le seconde linee dei Knicks siano tra le migliori di tutta la lega.

“Dobbiamo capire cosa non va, se vogliamo essere protagonisti anche quest’anno. I titolari oggi non hanno giocato bene e per questo li ho tolti. Ma non cominciamo con le polemiche inutili” afferma un po’ indignato in un’intervista post-partita. Secondo Marc Berman del New York Post la prima cura a questi problemi sarebbe già arrivata in un allenamento dei giorni scorsi, durante il quale coach Thibodeau avrebbe impartito ai suoi 5 titolari giocate più rigorose e studiate e di conseguenza quindi meno improvvisate. Questo per far sì anche che tutti i giocatori, titolari o panchinari, possano giocare allo stesso livello e qualità, come ha espressamente dichiarato.

Sicuramente il coraggio e il metterci la faccia sempre sono qualità che non mancano a Zio Tom. Reputo infatti che sia uno dei pochi a dichiarare sempre, quando ci sono, i problemi della squadra, e ad assumersi le sue responsabilità. Thibodeau è un uomo che ama il basket e il bel gioco in una maniera quasi viscerale, e studia con una maniacale efficacia le tattiche di squadra. Ha un carattere forte e autoritario che può piacere o non piacere. Ma è sicuramente uno dei migliori nel suo campo. Mi hanno molto stupito in tal senso le ultime dichiarazioni rilasciate.

Voi la prima cosa che mi chiedete è se stiamo giocando sufficientemente in maniera dura e se stiamo eseguendo le cose correttamente. È ovvio che questo non può succedere sempre, e quando è così è lecito chiedersi cosa c’è che non va e in cosa dobbiamo cambiare.” Gli viene chiesto poi cosa ne pensa delle ultime deludenti prestazioni di Randle, Kemba Walker e Fournier. La risposta è quasi lapidaria.

Julius e Kemba sanno cosa penso di loro e probabilmente, anche grazie alla loro notorietà, sentono il peso di tutto ciò in maniera maggiore. Tuttavia, quello che voglio è veder giocare bene tutto il gruppo, perché questo siamo. Poi si può parlare di giovani, vecchi, prima linea e seconda linea.

Un coach che non nasconde i problemi, ma che allo stesso tempo ha la consapevolezza di avere con sé un gruppo unito e paziente e che, secondo gli ultimi rumors, gli è molto affezionato.

La stagione è ancora lunga e se tutto si concretizzerà, i New York Knicks possono tranquillamente ambire a molto più di un “banale” primo turno dei playoffs (si fa per dire). Occorre però risolvere i problemi che si sono palesati e reagire con forza ed intelligenza, a partire già dalla partita di stanotte contro Indiana al Garden.

Perché alla fine a parlare non sono le interviste, ma sempre il campo.

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