Sono passati ormai alcuni mesi da quella magica notte del Barclays Center di Brooklyn, la notte in cui si scelgono le stelle, la notte che ogni ragazzino che ama il basket sogna di vivere, la notte dove tutto ha inizio… La notte del draft. Quest’anno, le prime dieci scelte sono ricadute su: Karl-Anthony Towns (Minnesota Timberwolves), D’Angelo Russell (Los Angeles Lakers), Jahlil Okafor (Philadelphia 76ers), Kristaps Porzingis (New York Knicks), Mario Hezonja (Orlando Magic), Willie Cauley-Stein (Sacramento Kings), Emmanuel Mudiay (Denver Nuggets), Stanley Johnson (Detroit Pistons), Frank Kaminsky (Charlotte Hornets) e Justise Winslow (Miami Heat).
Quello del 2015 é stato, secondo l’opinione di molti, uno dei migliori draft a livello di talento puro degli ultimi anni, con tantissimi ottimi prospetti che, scelti dopo lunghi mesi di studio da parte di tutte le franchigie NBA, sono chiamati adesso alla famigerata prova del nove, la prova che sancisce, come giudice supremo, la differenza tra una giovane promessa ed un vero giocatore meritevole di calcare a testa alta i parquet di questa lega.
Ora, con un paio di mesi di militanza in NBA e una ventina di partite da pro sulle spalle, è arrivato il momento di iniziare a tirare le somme e di analizzare l’impatto che le prime 10 scelte hanno avuto nella NBA e nelle loro franchigie.
KRISTAPS PORZINGIS
La rivelazione di questo draft, senza alcun dubbio.
Durante quella notte, quando con la quarta scelta assoluta i New York Knicks hanno pronunciato il nome del gigante lettone, il popolo newyorchese ha letteralmente disapprovato la scelta, coprendo con un mare di “boo” la presentazione dello sconosciuto arrivato dall’Est.
Qualche mese dopo, siamo qui ad assistere ad una delle storie più belle di questo inizio di stagione: il gigante buono si è preso New York!
Si, perché con un inizio di stagione da 14 punti e 9.2 rimbalzi di media, il tutto arricchito da prestazioni di una coerenza e freddezza disarmanti, il giovane Kristaps é riuscito in un solo mese a fare quello che molti non hanno fatto in anni: ha trasformato i fischi assordanti di New York in grida di gioia, di speranza, scatenando letteralmente la PorzingisMania!
Al momento, Rookie Of The Year a mani basse.