Dei brutti Los angeles Lakers perdono anche la seconda partita stagionale, in casa allo Staples Center contro i Phoenix Suns, facendo un vistoso passo indietro dal punto di vista del gioco rispetto alla prima uscita contro Golden State.
I Suns si impongono senza appello per 115-105, dilagano nel punteggio soprattutto nel terzo quarto (37-28). Solo nel periodo finale i Lakers, piombati anche sul -20 (100-80) riescono a contenere il risultato. Mikal Bridges, fresco di maxi rinnovo di contratto con Phoenix, è il dominatore soprattutto in difesa della partita, chiude con 21 punti e 8 su 11 dal campo, Chris Paul raggiunge quota 20mila punti in carriera con una prova da 23 punti (10 su 10 ai tiri liberi) e ben 14 assist. Devin Booker, in crescita ma ancora lontano dalla forma migliore, chiude con 22 punti.
Dopo aver retto nel primo quarto (26-23), i Lakers cedono nel secondo periodo, quando LeBron James va in panchina per il primo riposo. La second unit con Rajon Rondo, Avery Bradley, Malik Monk e Carmelo Anthony non regge l’urto di Bridges e Paul e il nervosismo per un inizio stentato sale in casa Lakers, quando durante un timeout di metà secondo quarto, Anthony Davis e Dwight Howard vanno muso contro muso e vengono separati dai compagni.
I gialloviola tornano in campo ancora più scarichi, se possibile, e Phoenix prende il largo prima della pausa lunga (57-44).
LeBron James ci prova, con 5 su 9 al tiro da tre punti e 25 punti finali, con appena 2 rimbalzi e 5 assist, con 5 palle perse. Russell Westbrook prova a iniziare più aggressivo nel primo quarto ma si spegne in fretta, chiuderà con 15 punti, 11 assist e 9 rimbalzi con 4 palle perse, bottino guadagnato soprattutto nel secondo tempo a punteggio acquisito per i Suns.
Dwight Howard si fa notare solo per il battibecco con Davis, e per una spinta su Chris Paul nel secondo quarto, AD tira male (6 su 18) ed è mal servito dai compagni. Dalla panchina Carmelo Anthony non fa mancare punti, 16 in 25 minuti, ma con lui in campo la difesa dei Lakers crolla nel secondo quarto.
Poco da salvare in una prestazione del genere per coach Frank Vogel: “Sapevamo dall’inizio che il nostro margine d’errore sarebbe stato stretto sin da subito, credo ci sia della delusione perché non stiamo vincendo le partite“. Compresa la preseason, cui va dato il giusto peso, i Lakers hanno perso 8 partite di fila.
Dopo la gara, Davis e Howard minimizzano il loro battibecco: “Non eravamo d’accordo su qualcosa che era successa in campo, a tutti e due piace giocare per vincere e questa era una partita che non volevamo perdere. Ne abbiamo già discusso, siamo entrambi persone adulte e non ci sono problemi tra di noi. (Davis, ndr) è mio fratello e un mio compagno di squadra“.
“Siamo solo alla seconda partita e ci danno già tutti per morti”, prosegue Dwight Howard “Ma noi siamo qui per il 18esimo titolo dei Lakers e ci fermeremo solo allora“.
Davis ha affermato dopo la gara che lui e Howard hanno appianato il loro diverbio già durante la pausa tra primo e secondo tempo.
LeBron James predica pazienza, come normale: “E’ un processo, costruire qualcosa e diventare la squadra che vogliamo essere. Ci sono già passato, non accade tutto dalla sera alla mattina. Dobbiamo solo lavorare e non smettere“.
Il calendario impegnativo per LA proseguirà intanto domenica, sempre allo Staples Center contro i Memphis Grizzlies di Ja Morant.