Record: 55-27
L’ offseason dei Los Angeles Clippers forse, per portata economica e mediatica, é stata la più movimentata della loro storia, paragonabile solo a quando riuscirono ad ingaggiare un giocatore come Chris Paul. Potrebbe essere sicuramente quella più determinante per le sorti di una franchigia come i Clippers, che non ha avuto, mai come quest’anno, la possibilità reale di competere per il Larry O’Brien Trophy. Prima di arrivare a descrivere le novità e le caratteristiche della stagione in divenire, é opportuno fermarsi al punto di partenza. Senza ombra di dubbio, durante i Playoff della scorsa stagione i Clippers hanno fissato un’altra pietra miliare “negativa” nella loro- non proprio entusiasmante- storia cestistica: 14 Maggio Semifinali della Western Conference contro i Rockets, gara-6.
Una partita che probabilmente resterà nella mente di tifosi, giocatori e staff tecnico per molti anni. Rivers e soprattutto il nucleo storico di giocatori, come Paul, Griffin, Redick, Crawford e Jordan dovranno sfruttare la loro voglia di rivalsa, che esiste inevitabilmente dopo aver fallito un match point per le Western Conference Finals (mai raggiunte dai Clippers), raggiungendo anche un vantaggio di 19 punti all’inizio del secondo tempo, terza squadra di sempre nel riuscire a perdere partita e poi, nella successiva gara-7, serie.
Quest’anno Los Angeles è una squadra diversa, a livello di roster ma anche, a quanto pare, a livello di mentalità, grazie a giocatori più esperti e l’innesto di veterani che sanno realmente cosa significa competere per l’anello. Non resta che capire come coach Rivers riuscirá a far coesistere e ad amalgamare tutto il talento che é arrivato in California, il quale, per una volta, non si trova concentrato solo tra le fila dei “cugini” gialloviola. Potenzialmente, il roster dei Clippers é uno dei più talentuosi della lega e sicuramente “quasi” ogni giocatore dominerebbe tra i playground newyorkesi, e non solo. Purtroppo, per loro, l’ NBA é completamente diversa, sono in vigore altre regole, e molto spesso l’equazione talento=vittoria finale non è sempre, anzi non è quasi mai rispettata del tutto (Durant&Westbrook ne sanno qualcosa) perché durante una stagione da cento e più partite entrano in atto moltissime variabili che, anche per i migliori analysts della lega, non sono pronosticabili.
MOVIMENTI DI MERCATO
L’ ago della bilancia della free agency per Los Angeles é stato sicuramente DeAndre Jordan. La sua decisione positiva é stata fondamentale per una franchigia che poteva offrire il massimo salariale solo alla 35esima scelta al Draft 2008, a causa di un salary-cap tutt’altro che flessibile. Infatti, nonostante il miglior rimbalzista NBA abbia infranto tutte le regole non scritte della lega, visto il suo primo accordo con Cuban e i Mavericks, e la sua free agency abbia assunto le sembianze di una telenovela spagnola (di bassa qualità tra le altre cose), il suo dietrofront é stato provvidenziale, visto che permetterà ai Clippers di restare al vertice del selvaggio West.
Inoltre, Doc Rivers si é dimostrato ancora una volta molto convincente in qualità di Presidente delle “Basketball Operations”, spedendo Matt Barnes e Spencer Hawes a Charlotte in cambio di Lance Stephenson, il quale però, dopo la stagione mediocre con gli Hornets dovrà ritornare il giocatore soprannominato “Born ready” visto ai Pacers, affinché possa essere davvero utile al progetto Clippers. É arrivato anche “The Truth” Paul Pierce, firmando un triennale da 10.6 milioni. La sua leadership e la sua freddezza potranno aiutare tantissimo Los Angeles per tentare di andare avanti ai Playoff, grazie alla sua capacità di essere sempre decisivo soprattutto quando la palla a spicchi comincia a pesare parecchio. Dai Rockets, tramite free agency, é stato ingaggiato uno dei principali artefici della rimonta subita in gara-6: Josh Smith, che insieme a Stephenson, sarà fondamentale per guidare una second-unit invidiabile, soprattutto se continuasse a dimostrare le ottime cose intraviste in Texas, abbandonando una volta per tutte i limiti caratteriali che hanno condizionato gran parte della sua carriera. Tra gli altri acquisti spicca la conferma di Austin Rivers, figlio dell’head coach, che ha dimostrato il suo reale valore, guadagnandosi il posto in questo roster ultra-competitivo ed eliminando ogni dubbio su un possibile elemento di nepotismo che l’aveva accompagnato all’inizio della sua esperienza in California. Dopo due anni in maglia Lakers, Wesley Johnson, ha cambiato sponda di Los Angeles, firmando in estate per la franchigia con meno fascino, e il suo arrivo sarà un’arma importantissima per Rivers che potrà contrapporre alla staticità e al cinismo di Pierce proprio l’energia e l’esplosività dell’ex Lakers a seconda dell’avversario. Sono arrivati anche Aldrich e Prigioni, ottimi comprimari, con la giusta esperienza, che potranno dare il loro apporto dalla panchina.
QUINTETTO BASE
- PG: Chris Paul
- SG: JJ Redick
- SF: Paul Pierce
- PF: Blake Griffin
- C: DeAndre Jordan
Cambierà pochissimo nello starting-five dei Clippers, infatti è evidente la novità nello spot di ala piccola, che molto probabilmente verrà occupato da uno tra Pierce e Johnson, con il primo in vantaggio per la sua esperienza e la sua pericolosità offensiva. Come già visto, i Clippers hanno rivoluzionato soprattutto la propria panchina, colmando uno dei punti deboli principali e una delle principali cause per la quale la loro corsa al titolo si è interrotta prematuramente nelle ultime stagioni. Le chiavi del gioco saranno, giustamente, nelle mani di Paul che grazie al suo playmaking, considerato da molti il migliore della lega, potrà sfruttare l’atletismo di Jordan, l’enormi qualità offensive di Griffin, la pericolosità dall’arco- e non solo- di Redick, uno dei migliori tiratori da tre punti della lega, e Pierce, la cui storia e i suoi quasi 26mila punti in carriera evidenziano il suo feeling con il canestro.
ASPETTATIVE PROSSIMA STAGIONE
“Allenatore? C’è. Roster? C’è. Superstar? C’è. Mentalità vincente? Ehm, c’è scritto Clippers.”
Più o meno è questo il principale stereotipo che accompagna i Los Angeles Clippers da sempre, e soprattutto, da quando hanno iniziato a trovarsi con grande regolarità al vertice della Western Conference. Purtroppo in NBA, una squadra vincente non si può costruire in un giorno, ne tanto meno in un offseason, ma da quando è arrivato Chris Paul nel 2011, c’è stata una crescita evidente e abbastanza costante (tranne la stagione 2012/13 l’ultima di Del Negro). Basti pensare che per la prima volta nella loro storia hanno raggiunto i Playoff per quattro stagioni consecutive, avviandosi presumibilmente alla quinta, e nelle ultime due stagioni sono stati molto vicini a raggiungere le Finali della Western Conference per la prima volta, salvo poi essere rispediti con i piedi per terra dai Thunder prima e dai Rockets l’anno dopo, con delle serie che tra errori arbitrali e errori di cui sono colpevoli giocatori e allenatore hanno lasciato strascichi pesanti. Nonostante tutto, questa stagione appare realmente come l’ultima possibilità per dimostrare credibilità all’intera NBA, perché l’obiettivo minimo è quello di poter arrivare finalmente a giocarsi l’anello e di raggiungere ‘almeno’ le finali di Conference, visto che, mai come questa stagione, ci sono tutti i presupposti per fare bene, anche se molto dipenderà dalla gestione di Doc Rivers, chiamato a gestire personalità egocentriche e molto instabili. Inizialmente potrebbero pagare la necessità di rodare un sistema non ancora molto coeso e per questo potrebbero lasciare per strada qualche partita, anche se sembra improbabile che non possano arrivare a più di 50 W in stagione, anche se la vera stagione per Los Angeles sarà appunto la postseason.
GIOCATORE CHIAVE
E’ difficile identificare un solo giocatore chiave in una squadra con quasi tre superstar, ma il giocatore principale è Chris Paul, che arriva da una stagione nella quale ha giocato per la prima volta in carriera tutte le 82 partite della Regular Season. Sicuramente anche la gestione di un giocatore come l’ex New Orleans dovrà essere migliorata, affinchè il miglior passatore della lega possa essere più fresco durante le partite di Playoff, dove gli sarà chiesto di incrementare la sua aggressività offensiva. L’ultima stagione ha mostrato un rendimento da MVP, considerando soprattutto le advanced stats. Anche lo stesso Paul dovrà migliorarsi ancora a 30 anni, perchè un giocatore delle sue capacità, non può permettersi di non gareggiare, almeno una volta nella sua grandissima carriera, per il titolo.
POSSIBILE SORPRESA
In quest’ambito potrebbero esserci molte soprese tra i giocatori citati nel roster dei Clippers, in positivo e, non è da escludere, in negativo. Infatti, tra tutti i nuovi arrivi, per capacità e talento il maggior indiziato per sorprendere tutti è Lance Stephenson. “Born Ready” potrebbe rivelarsi, qualora l’esperimento di Rivers andasse a buon fine, un acquisto importantissimo se riuscisse realmente a diventare il leader della second-unit grazie alle sue capacità offensive, di playmaking e anche alla sua durezza difensiva. Dovrà tornare necessariamente quel giocatore devastante dell’ultima stagione a Indiana.
Per NBA Passion,
Giuliano Granata (@xstrongfanLAL su Twitter).