Atmosfera dorata quella dell’Oracle Arena, Adam Silver consegna l’MVP a Stephen Curry, il primo “Guerriero” a ricevere l’ambita statuetta dopo ben 55 anni, l’ultimo fu Mr. 100 punti Wilt Chamberlain nel ’60. I Warriors reduci da una Gara 1 giocata a marce basse e facilmente portata a casa, complice l’assenza importante di Mike Conley.
Gara 2 è tutta un’altra storia. L’uomo mascherato, cha fa molto supereroe, debutta nelle semifinali di conference, e come da pronostico le cose cambiano per i Grizzlies. Conley segna 22 punti fondamentali per pareggiare la serie. “È stato incredibile giocare, perché non sapevo quando sarei potuto tornare in campo. Ero piuttosto gasato” queste le sue parole dopo il match (Fonte: Bleacher Report). Superlativo lavoro da parte sua, e di Tony Allen, per fermare o quantomeno limitare gli Splash Brothers, Curry e Thompson, che rispettivamente fanno 2-11 e 1-6 da tre punti. Missione compiuta.
Conley gioca 27 minuti, e chiude con 8 segnati su 12 tentati dal campo, e 3 su 6 da 3 punti. Il suo compagno di squadra Marc Gasol scherza sulle sue condizioni: “Mike ha fatto un ottimo lavoro. Ci vede meglio con un occhio solo” (fonte: Bleacher Report).
Mike Conley è uno di quei giocatori silenziosi, talento da vendere, e professionalità assoluta. Dopo due settimane di stop per fratture multiple attorno all’occhio sinistro, torna in campo e ha un impatto immediato sulla serie, ossigeno per Memphis. Forza di volontà assurda per un giocatore che fino a 5 minuti prima del fischio d’inizio era ancora in dubbio, e invece entra in campo e domina la partita. Gara 2 tra Grizzlies e Warriors è stata la dimostrazione che Steph Curry e compagni hanno un problema in più da considerare, e se vogliono veramente portarsi a casa il Larry O’Brian Trophy, devo prima passare su Mike Conley.
Per NBA Passion, Vincenzo Marchitto.