I Dallas Mavericks sono famosi per non conoscere cosa significhi la parola ‘sviluppo’. Negli anni passati hanno considerato spesso il progetto rookie irrilevante, preferendo firmare free agent con già qualche anno di esperienza sulle spalle. Tuttavia sembra che il vecchio metodo stia per essere abbandonato. Come riportato da Doyle Rader, di ‘mavsmoneyball.com‘, i Mavs stanno cercando di formare al meglio i loro giovani talenti. “Dobbiamo far sviluppare i giocatori giovani qui” ha ammesso l’head coach, Rick Carlisle, prima della partita del 14/11 contro i Los Angeles Lakers. In questa stagione, infatti, Justin Anderson e Dwight Powell hanno dato un prezioso contributo nei minuti loro concessi.
Dei due, Anderson, il rookie scelto alla 21esima chiamata, si trova in una curva di apprendimento più grande. “Nella preseason stava imparando il sistema di muoversi liberamente, rispetto a quello molto strutturato del college. Lui sta provando alcune cose che non erano nel suo repertorio. Sta imparando, si sta adattando e sta capendo come adattarsi, dovrei dire, a quello che stiamo facendo” – ha commentato Carlisle. Nelle prime partite non ha visto quasi mai il parquet, se non per una manciata di secondi. Quando però il minutaggio si è allungato, i risultati del suo lavoro si sono fatti vedere. Nelle successive 4 partite ha avuto, infatti, a disposizione una media di 10 minuti, segnando 6.5 punti con un 61% al tiro.
La sua prestazione migliore si è evidenziata nella partita casalinga contro i Los Angeles Clipper. 7 punti, una tripla dall’angolo e una stoppata sul tiro di Lance Stephenson hanno dimostrato il suo valore. “Quella notte ha fatto un lavoro molto solido. In quella partita, in cui non c’era alcun margine di errore, è riuscito a piazzare tutti i suoi tiri. Non sono stati tiri di per sé eccezionali, ma tali perchè si trovava in una buona occasione per segnare. A poco a poco, con il tempo sta migliorando” – ha concluso su di lui l’allenatore. La sottolineatura sulla sua posizione in campo è corretta, poichè spesso si trova con la palla in mano senza aver un’idea precisa su cosa fare nell’immediato. Nonostante lasci frequentemente il suo diretto avversario libero lungo la linea di fondo, la dirigenza ha ancora fiducia su di lui.
Discorso diverso per Dwight Powell. Nella sua seconda stagione nella lega è diventato una pedina fondamentale nelle rotazioni, portando dalla panchina 10.2 punti e 7.6 rimbalzi in 22 minuti di gioco. Offensivamente il suo inizio è stato traballante, ma dopo lunghe sessioni di allenamento, sta cominciando a convertire il 75% dei suoi tentativi. La sua abilità di attaccare il ferro è stata elogiata da tutto il suo staff tecnico, come anche l’aumento del raggio della sua difesa sul tiro da 3. Nella faretra, però, manca ancora un tiro affidabile dal mid range e, soprattutto, da dietro l’arco. Durante la Summer League, svoltasi a Las Vegas, gli era stato chiesto di poter esser maggiormente un 4, lavorando con più costanza sulla difesa perimetrale e il tiro da 3. Dall’inizio della stagione, però, il suo ruolo è cambiato. Ora, infatti, tende a difendere i lunghi avversari, sorvegliando il pitturato e catturando rimbalzi difensivi. Questo cambiamento però lo costringe a doversi confrontare con giocatori del calibro di Anthony Davis e Blake Griffin, con il risultato di collezionare numerosi falli. Tuttavia, la rapida crescita del giocatore riesce a colmare alcuni dei suoi difetti e ad impressionare molti addetti dei lavori, ma non il suo allenatore.
“Non è stato un grande shock per me. Lui è uno che gioca duro, che vuole accumulare esperienza per giocare meglio. Dwight è l’uomo che lavora di più in questo business. Non ci sono dubbi a riguardo di questo. Lavorando così può solo migliorare.” ha commentato Carlisle. Gli fa eco Dirk Nowitzki, in un’intervista prima della partita contro i Boston Celtics: “Sembra che il ragazzo dorma in fondo alla palestra. Lui non va mai a casa, sembra che ogni volta che io vada lì, lui sia già al lavoro da molto tempo.”
Col tempo e con il duro lavoro, Anderson e Powell, potranno sicuramente ritagliarsi un ruolo importante a Dallas, se riusciranno a dimostrarlo nei minuti loro concessi da Carlisle. Al momento stanno contribuendo egregiamente alla veloce partenza dei Mavs e forse potranno essere, in futuro, i giocatori su cui costruire la franchigia, dando il via a una nuova linea verde che in casa Dallas non si vede da molto.