Ogni anno la NBA tiene ai nuovi giocatori scelti al draft un corso di orientamento per il primo approccio, nella maggior parte dei casi, allo sport e al basket professionistico e sulle difficoltà di adattamento, finanziario, professionale e personale.
Quest’anno tra i relatori del corso c’è stato anche Andre Drummond, centro dei Chicago Bulls e già 2 volte All-Star, che ha approfittato del suo intervento per raccontare la sua parabola di giocatore NBA. Un discorso molto sentito il suo, soprattutto conoscendo le difficoltà personali vissute dal giocatore negli ultimi mesi, e rese pubbliche dallo stesso Drummond. Ecco le sue parole ai nuovi rookie NBA.
“Essere un nuon compagno di squadra soprattutto e prima di tutto. Mettere il broncio in panchina, fare smorfie e sbuffare e non sostenere i tuoi dannati compagni di squadra quando siamo stati sotto di 8 per tutta la partita e abbiamo rimontato sul +3, non festeggiare con loro, non vi aiuterà. Vi dirò, io ero QUEL giocatore, quello da 100 milioni di dollari. Eppure facevo così, mettevo il broncio in panchina, mi seccavo quando non giocavo e non avevo un buon atteggiamento“.
“E sono passato da uno da 100 milioni a un ca**o di contratto al minimo per i veterani. Non importa quanti rimbalzi prendi, quanti tiri da tre punti metti. Conta che tipo di persona sei. Sei un buon compagno di squadra? Sei una presenza positiva in spogliatoio? Sei qualcuno su cui si può contare sera dopo sera?“.
Andre Drummond è stato stella e All-Star dei Detroit Pistons dal 2012 al 2019, e uno dei migliori rimbalzisti della NBA, nel 2016 ha firmato con Detroit un contratto da 5 anni e 127 milioni di dollari complessivi, e a metà della stagione 2019-20 i Pistons lo cedettero via trade ai Cleveland Cavs.
Ai Cavaliers Drummond avrebbe giocato meno di una stagione, tagliato via buyout nel marzo 2021 avrebbe poi firmato un contratto al minimo stagionale con i Los Angeles Lakers, e quindi con Philadelphia 76ers, Brooklyn Nets e Chicago Bulls fino a oggi.