Comunque andrà a finire, la stagione 2019/20 verrà ricordata in eterno come la più travagliata nella storia NBA. L’emergenza COVID-19 ha costretto la lega a una sospendere le operazioni per quattro mesi e mezzo, rendendo la ripartenza di Orlando molto simile all’inizio di una nuova stagione. Sarebbe stato difficile e poco sensato valutare l’operato di giocatori e allenatori come in un’annata qualsiasi, perciò la NBA ha deciso che, per questo 2019/20, i riconoscimenti individuali saranno assegnati sulla base di quanto mostrato fino all’11 marzo, data dell’improvvisa sospensione. Noi di NBAPassion.com seguiamo la lega nella decisione: assegniamo i nostri NBA Passion Awards sulla base di quanto visto fino alla pausa ma, a differenza della NBA, i vincitori li annunciamo subito… Si parte!
Rookie Of The Year: Ja Morant (Memphis Grizzlies)
Nella scorsa stagione, i Memphis Grizzlies erano la franchigia meno attraente della NBA. Con l’era del ‘Grit And Grind’ ormai alle spalle, le incertezze sul futuro spingevano qualcuno a parlare di possibile trasferimento. Oggi, la squadra di coach Taylor Jenkins si presenta al torneo di Orlando con ottime chance di disputare i playoff, ed è tra quelle che il pubblico attende con maggiore curiosità. Gran parte del merito per questa radicale svolta va attribuito a Ja Morant. Seconda scelta assoluta dello scorso draft, l’ex point guard di Murray State ha preso subito la franchigia sulle spalle, diventandone il leader e l’uomo-copertina. I suoi 17.6 punti e 6.9 assist di media (miglior matricola, tra quelle con almeno 20 partite, in entrambe le categorie) dicono pochissimo sull’impatto di Morant con il mondo NBA. Parlano molto meglio il 49% dal campo (sinonimo di una selezione di tiro notevole, per un rookie), la sua leadership e le sue giocate spettacolari, che rendono un imperdibile evento ogni sua apparizione sul parquet.
La nuova stella dei Grizzlies supera nelle votazioni il debuttante più atteso di questo 2019/20: ZIon Williamson. Il prodigio dei New Orleans Pelicans è stato limitato a 19 partite da un infortunio al ginocchio, ma ha avuto modo di lanciare segnali inequivocabili; tra i pretendenti al trono della lega, in un futuro molto prossimo, ci sarà anche lui.
Anche se nessuno si è avvicinato alle due giovanissime star nella corsa al nostro Award, diversi rookie hanno ben impressionato in questo 2019/20. Il gruppo va diviso in due categorie: quelli che si sono resi subito utili in una squadra competitiva e quelli che hanno fatto registrare buone cifre in contesti perdenti. Nel primo raggruppamento troviamo Brandon Clarke, che ha brillato a Memphis di fianco a Morant, Kendrick Nunn e Tyler Herro dei Miami Heat, Matisse Thybulle dei Philadelphia 76ers, Terence Davis dei Toronto Raptors e Luguentz Dort, che si è guadagnato un posto agli Oklahoma City Thunder. Menzione d’onore anche per Nicolò Melli e Jaxson Hayes, pedine importanti dei promettenti Pelicans. Tra quelli che hanno ‘predicato nel deserto’ ci sono invece Eric Paschall, piccola consolazione nel disastrato 2019/20 dei Golden State Warriors, P.J. Washington degli Charlotte Hornets e alcuni giocatori scelti in alto allo scorso draft: R.J. Barrett (New York Knicks), Coby White (Chicago Bulls) e Rui Hachimura (Washington Wizards).
Albo d’oro
2015/16: Karl-Anthony Towns (Minnesota Timberwolves)
2016/17: Dario Saric (Philadelphia 76ers)
2017/18: Ben Simmons (Philadelphia 76ers)
2018/19: Luka Doncic (Dallas Mavericks)
All-Rookie First Team:
Ja Morant (Memphis Grizzlies)
Tyler Herro (Miami Heat)
Kendrick Nunn (Miami Heat) / Eric Paschall (Golden State Warriors)
Zion Williamson (New Orleans Pelicans)
Brandon Clarke (Memphis Grizzlies)
Sixth Man Of The Year: Montrezl Harrell (Los Angeles Clippers)
Ancora una volta, il nostro premio viene assegnato a un giocatore dei Clippers, che confermano di avere la migliore second unit della NBA. In questo 2019/20, però, l’habitué Lou Williams viene superato dal suo ormai storico compagno di panchina, Montrezl Harrell. La solidità a rimbalzo e in ricezione dell’ex-lungo degli Houston Rockets era più che nota, ma nell’ultima stagione il numero 5 si è dimostrato completo e versatile, in netta crescita sia in post-basso, sia nella creazione di gioco per i compagni. I 18.6 punti e 7.1 rimbalzi di media sono il suo massimo in carriera e solo la spietata concorrenza nel settore frontcourt della Western Conference gli ha negato una chiamata all’All-Star Game. Le ottime prestazioni della coppia Harrell-Williams (anche quest’ultimo serio candidato al premio) hanno permesso ai Clippers di mantenersi a ridosso dei Lakers anche con le superstar Kawhi Leonard e Paul George ai box (chi per load management, chi per recuperare da un infortunio).
Sul podio troviamo Dennis Schroder, arma non troppo segreta dei sorprendenti Oklahoma City Thunder. Meritano una menzione anche Jordan Clarkson, ottimo innesto in corsa per gli Utah Jazz, George Hill degli imbattibili Milwaukee Bucks e Terrence Ross degli Orlando Magic. Molto positivo il 2019/20 di Derrick Rose e Davis Bertans; i pessimi risultati di Detroit Pistons e Washington Wizards hanno reso vani i loro sforzi, ma è probabile che li vedremo impegnati in contesti migliori, tra qualche mese.
Albo d’oro
2015/16: Jeremy Lin (Charlotte Hornets)
2016/17: Eric Gordon (Houston Rockets)
2017/18: Lou Williams (Los Angeles Clippers)
2018/19: Lou Williams (Los Angeles Clippers)
Defensive Player Of The Year: Anthony Davis (Los Angeles Lakers)
Spesso, la salute di una squadra si vede dalla difesa, e i Lakers versione 2019/20 sono in splendida forma. La differenza rispetto all’anno scorso è abissale; i gialloviola sono passati dal ventunesimo al terzo posto nella lega per punti concessi, dal dodicesimo al terzo posto per defensive rating. Ci sono tante spiegazioni per la trasformazione dei Lakers in una contender, ma la più evidente porta il numero 3 sulle spalle e sfoggia un famoso monociglio. Anthony Davis è diventato il generale del fortino di Frank Vogel. Con le strabilianti doti fisiche e atletiche a cui si abbinano delle movenze da guardia, AD può difendere su chiunque. Se al suo fianco si aggirano altri ‘scherzi della natura’ come Dwight Howard e JaVale McGee, degli eccellenti difensori perimetrali come Avery Bradley e Danny Green e un LeBron James in missione, è facile capire perchè la retroguardia dei Lakers sia tra le più efficaci della NBA, e perchè in California aspettino con ansia la ripartenza della stagione.
Nelle scelte della nostra redazione, Davis ha la meglio su Giannis Antetokounmpo, pilastro su entrambe le metà campo per i Milwaukee Bucks. Fra i candidati, anche Ben Simmons, Marcus Smart, Bam Adebayo e il due volte vincitore, Rudy Gobert.
Albo d’oro
2015/16: Kawhi Leonard (San Antonio Spurs)
2016/17: Rudy Gobert (Utah Jazz)
2017/18: Rudy Gobert (Utah Jazz)
2018/19: Paul George (Oklahoma City Thunder)
All-Defensive First Team:
Patrick Beverley (Los Angeles Clippers)
Marcus Smart (Boston Celtics)
Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks)
Anthony Davis (Los Angeles Lakers)
Rudy Gobert (Utah Jazz)
Most Improved Player Of The Year: Bam Adebayo (Miami Heat)
Nella sua terza stagione agli Heat, che lo avevano scelto con la quattordicesima chiamata nel 2017, Adebayo è esploso. Dagli 8.9 punti, 7.3 rimbalzi e 2.2 assist di media del 2018/19, quando partiva dalla panchina dietro a Kelly Olynyk e Hassan Whiteside, il lungo da Kentucky è salito a 16.2 punti, 10.5 rimbalzi e 5.1 assist nel 2019/20; cifre che gli sono valse il primo All-Star Game in carriera e il nostro NBA Passion Award (in attesa della probabile incoronazione da parte della lega). Onnipresente in difesa, versatile e dinamico in attacco, la sua crescita si è rivelata determinante per l’ottima stagione dei Miami Heat, che si presentano al rush finale come pericolosi outsider.
Nelle nostre votazioni, Adebayo supera di un soffio Brandon Ingram, che ai New Orleans Pelicans si è trasformato da eterno incompiuto in All-Star. Degni di menzione Jayson Tatum e Jaylen Brown, giovani leader dei Boston Celtics, Domantas Sabonis, altro debuttante All-Star con gli Indiana Pacers, e Fred VanVleet, alla prima stagione da titolare con i Toronto Raptors, ma le altre candidature meritano un approfondimento. Solitamente, in ottica premio, si tende a non considerare i fisiologici miglioramenti dei giocatori al secondo anno. In questo 2019/20, però, ci sono alcuni ragazzi che sono diventati degli uomini-franchigia a tutti gli effetti, se non delle superstar fatte e finite. E’ il caso di Luka Doncic, candidato MVP in simil tripla-doppia di media; di Trae Young, partito in quintetto all’All-Star Game; di Shai Gilgeous-Alexander, fondamentale nella corsa ai playoff degli Oklahoma City Thunder; di Devonte’ Graham, che ha preso il timone dei giovani Charlotte Hornets dopo aver visto a malapena il campo nella sua stagione da rookie. Che dire, poi, di Pascal Siakam? Il camerunese ha avanzato una forte candidatura al secondo Most Improved Player Of The Year Award consecutivo. Nel 2019/20 è passato da 16.9 a 23.6 punti di media, ha debuttato da titolare all’All-Star Game e ha dato una forte iniezione di fiducia ai suoi Toronto Raptors, che oggi sembrano perfettamente in grado di difendere lo storico titolo NBA vinto l’anno scorso.
Albo d’oro
2015/16: C.J. McCollum (Portland Trail Blazers)
2016/17: Nikola Jokic (Denver Nuggets)
2017/18: Victor Oladipo (Indiana Pacers)
2018/19: Pascal Siakam (Toronto Raptors)
Coach Of The Year: Erik Spoelstra (Miami Heat) & Nick Nurse (Toronto Raptors)
Il premio di allenatore dell’anno è spesso il più difficile da assegnare, e infatti ecco il primo NBA Passion Award 2019/20 vinto a pari merito. Di solito viene premiato un coach che ha fatto compiere un netto salto di qualità alla squadra rispetto alla stagione precedente, oppure un allenatore che ha ottenuto risultati brillanti con un roster sulla carta non stellare. Erik Spoelstra rispecchia entrambi gli identikit. In questo 2019/20, i suoi Miami Heat sono arrivati all’11 marzo con il quarto miglior record della Eastern Conference; un bel passo avanti, dopo il decimo posto dell’anno scorso. Ci sono riusciti grazie all’innesto del nuovo leader Jimmy Butler e dell’esplosione di Bam Adebayo, ma anche grazie a una serie di intuizioni e scommesse vinte dall’ottimo Spoelstra; lo spostamento dello stesso Adebayo da ala grande a ‘falso cinque’, la promozione in quintetto di Duncan Robinson e l’idea di far partire dalla panchina Goran Dragic, mettendo un rookie, Kendrick Nunn, come playmaker titolare.
Nurse ha guidato i Toronto Raptors in una stagione andata fin qui ben oltre le più rosee previsioni. Gli addii di Kawhi Leonard e Danny Green, il Re del Nord e il fido scudiero che avevano dato un contributo decisivo nella vittoria del titolo NBA, facevano presagire che, per i canadesi, il sogno sarebbe finito presto. Invece i Raptors hanno chiuso la regular season ridotta 2019/20 dietro agli inarrivabili Milwaukee Bucks, esattamente come l’anno scorso. Lo hanno fatto grazie alla consacrazione di Pascal Siakam, alla crescita esponenziale di Fred VanVleet e alla miglior difesa NBA per punti concessi (seconda per defensive rating), ma su 64 partite disputate, solo il rookie Terence Davis e il ritrovato OG Anunoby ne hanno giocate almeno 60. Per sopperire ai continui e ripetuti infortuni dei titolari, Nurse ha gettato nella mischia imprevedibili ‘jolly’ come Chris Boucher, Rondae Hollis-Jefferson, Patrick McCaw e lo stesso Davis, stravolgendo continuamente quintetti e rotazioni.
Come ogni anno, sono tanti i candidati da nominare. Billy Donovan degli Oklahoma City Thunder, Taylor Jenkins dei Memphis Grizzlies e Rick Carlisle dei Dallas Mavericks hanno guidato in zona playoff delle squadre che in molti si aspettavano nei bassifondi della Western Conference; Frank Vogel, Mike Budenholzer e Doc Rivers sono stati i timonieri dei migliori team della lega; Brad Stevens ha rilanciato i Boston Celtics nonostante le partenze di alcuni pezzi pregiati.
Albo d’oro
2015/16: Brad Stevens (Boston Celtics)
2016/17: Brad Stevens (Boston Celtics)
2017/18: Mike D’Antoni (Houston Rockets)
2018/19: Mike Budenholzer (Milwaukee Bucks)
Disappointing Team Of The Year: Portland Trail Blazers
Il primo dei nostri Awards ‘alternativi’, sicuramente il meno ambito, va ai Blazers. Dopo aver raggiunto le finali di Conference lo scorso anno, in questo 2019/20 la squadra di Terry Stotts rischia seriamente di rimanere esclusa dai playoff. Portland entra nel torneo di Orlando con 3.5 partite da recuperare sui Memphis Grizzlies, al momento ottavi. Serviranno grandi prestazioni, da parte di Damian Lillard e compagni, per sperare in un salvataggio in extremis. Questa annata deludente è spiegata dal pessimo rendimento fuori casa (11 vittorie e 23 sconfitte, contro un record di 18-14 al Moda Center) e soprattutto dai numerosi infortuni. Jusuf Nurkic, Zach Collins e Pau Gasol non sono praticamente scesi in campo, Rodney Hood si è fermato a dicembre per la rottura del tendine d’Achille. In Florida, Nurkic e Collins dovrebbero tornare a disposizione, ma non ci sarà Trevor Ariza, che ha deciso di non riprendere la stagione per motivi familiari.
Tra le altre delusioni di questo 2019/20, da segnalare i Sacramento Kings, che non sono riusciti a spiccare il volo anche a causa dei tanti infortuni, i Minnesota Timberwolves, che hanno deciso di voltare pagina con lo scambio tra Andrew Wiggins e D’Angelo Russell, e i San Antonio Spurs, che rischiano seriamente di interrompere la striscia di 22 partecipazioni consecutive ai playoff. Per quanto riguarda la Eastern Conference, meritano una menzione Chicago Bulls e Detroit Pistons. I primi sono impantanati in una fase di ricostruzione più lunga del previsto, mentre la franchiga della MoTown, dopo l’ennesimo fallimento, si prepara a rifondare.
Albo d’oro
2015/16: Chicago Bulls
2016/17: New York Knicks
2017/18: Oklahoma City Thunder
2018/19 Los Angeles Lakers
Breakout Team Of The Year: Oklahoma City Thunder
Con le partenze di Russell Westbrook e Paul George, OKC si preparava a un lungo rebuilding. Le tante scelte ai futuri draft ricevute tra le contropartite facevano intendere che il piano della dirigenza fosse proprio la ricostruzione, ma il campo ha parlato diversamente. Chris Paul e Danilo Gallinari, i veterani arrivati da Houston e Los Angeles, sembravano giusto di passaggio in Oklahoma, prima che nuovi scambi li portassero in contesti più competitivi. Invece sono rimasti e sono diventati i leader, insieme a Steven Adams, di una squadra che col tempo è diventata più competititva di molte altre, e che oggi è pronta per disputare i playoff. Attorno a loro e all’eccellente sesto uomo Dennis Schroder è cresciuto un gruppo di giovani molto interessante, capitanato da uno Shai Gilgeous-Alexander (principale contropartita nell’affare-Paul George) che ha mostrato sprazzi di grandezza assoluta.
Tra le altre candidate al titolo di rivelazione dell’anno ci sono squadre giovani ma già competitive, come Memphis Grizzlies e Dallas Mavericks. Nomination anche per i Toronto Raptors, secondi a Est nonostante l’addio di Kawhi Leonard, e i Miami Heat, solidi e battaglieri come il loro leader, Jimmy Butler.
Albo d’oro
2015/16: Portland Trail Blazers
2016/17: Washington Wizards
2017/18: Utah Jazz
2018/19 Denver Nuggets
Most Valuable Player: LeBron James (Los Angeles Lakers)
La redazione di NBAPassion.com ha parlato chiaro: l’MVP 2019/20 è LeBron James! Il fenomeno di Akron era chiamato al riscatto dopo l’esordio senza playoff con i Los Angeles Lakers, e ha risposto trascinando i gialloviola al comando della Western Conference. A quasi 36 anni ha dominato sul piano fisico, psicologico e tattico. Leader incontrastato della squadra, ha deciso molte partite senza dover per forza segnare i consueti 30 punti. In tal senso, avere al suo fianco un fenomeno come Anthony Davis ha aiutato parecchio. Non che James si sia risparmiato, in fase realizzativa; a 25.7 punti di media ha chiuso come undicesimo marcatore della lega, e il 25 gennaio ha superato Kobe Bryant (scomparso il giorno dopo) al terzo posto nella classifica all-time. Per non farsi mancare nulla, ha chiuso la regular season come miglior assistman NBA, aggiungendo un pezzo mancante alla sua sterminata collezione di trofei. E nel torneo di Orlando, LeBron parte in prima fila nella caccia a un altro premio, quello più importante di tutti: il titolo NBA.
King James batte in volata il favorito (e probabile vincitore per la giuria NBA) Giannis Antetokounmpo, dominatore su entrambi i lati del campo con i Milwaukee Bucks. Nel novero dei candidati troviamo anche Luka Doncic, che ha chiuso la sua seconda stagione da professionista a 28.7 punti, 9.3 rimbalzi e 8.7 assist di media e ha trascinato i Dallas Mavericks ai playoff, James Harden, per il terzo anno di fila miglior marcatore NBA, e Anthony Davis, secondo violino di lusso per LeBron.
Albo d’oro
2015/16: Stephen Curry (Golden State Warriors)
2016/17: Russell Westbrook (Oklahoma City Thunder)
2017/18: LeBron James (Cleveland Cavaliers)
2018/19 Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks)
All-NBA First Team:
Chris Paul (Oklahoma City Thunder)
Luka Doncic (Dallas Mavericks)
LeBron James (Los Angeles Lakers)
Giannis Antetokounmpo (Milwaukee Bucks)
Anthony Davis (Los Angeles Lakers)