Una vera doccia fredda, una di quelle mosse che spiazza tutti e che stravolge gli scenari. Cambia le carte in tavola. Lascia l’amaro in bocca, in un certo senso. Proprio perchè alcune cose non si fanno a cuor leggero, anche se talvolta bisogna fare dei sacrifici per risalire la china. O riparare ad errori compiuti in passato. I Los Angeles Lakers hanno trovato l’intesa per spedire ai Brooklyn Nets Timofey Mozgov e D’Angelo Russell in cambio di Brook Lopez e la ventisettesima scelta per il prossimo draft.
Sì, avete capito bene. Nel pacchetto ci è finito D-Lo, selezionato con la seconda chiamata della tornata 2015 e chiamato a diventare il leader tecnico di una squadra in ricostruzione. Ma i programmi sono cambiati in maniera repentina.
D’altronde, Magic Johnson aveva fatto intendere da tempo che a livello di roster l’unico intoccabile era Brandon Ingram. Tutti gli altri pronti ad essere messi sul piatto come merce di scambio, compreso quel Russell sempre al centro di discussioni sul suo reale valore. Questa trade è stata come una bocciatura del nativo di Louisville? Troppo, troppo presto per dire se i gialloviola c’abbiano visto lungo a non puntare su di lui. Di sicuro c’è solo il fatto che, tra un problema e l’altro, il playmaker ha mostrato di avere nelle vene una bella dose di talento. 15.6 punti, 3.5 rimbalzi e 4.8 assist di media in 63 partite giocate nell’ultima annata. Al di là dei numeri, le qualità ci sono eccome: una certa dimestichezza nel saper mettere in ritmo i compagni grazie ad una discreta visione di gioco e un’abilità non indifferente da passatore; la facilità nell’andare a concludere a canestro; la capacità di saper giocare off the ball, di uscire dai blocchi e colpire. Niente male, affatto. E allora perchè è stato ceduto?
La risposta è molto più semplice di quel che sembra. Evidentemente il front office, pur non dubitando delle sue doti, ha ritenuto il ragazzo non abbastanza forte psicologicamente da poter prendersi delle grosse responsabilità. In fondo mentalmente non è mai stato solidissimo, così come non lo è stato in difesa (quella è un’altra storia però). Magic, dopo anni disastrosi e tristi, vuole portare la franchigia in alto: per questo serve gente pronta, sicura di se stessa e determinata. Il prodotto di Ohio State forse non ha retto la pressione dell’ambiente losangelino e ciò ha portato la franchigia ad intervenire. Ai Nets, dove si respira più tranquillità, avrà l’occasione di rifarsi.
Tuttavia c’è un’altra chiave di lettura interessante,da tenere assolutamente in considerazione. Parlavamo di errori e sacrifici. Bene, i Lakers hanno compiuto un miracolo (con le dovute proporzioni) liberandosi dello spropositato contrattone di Mozgov, una zavorra fastidiosa per i piani futuri. Mettere sul piatto un elemento appetibile come Russell era probabilmente l’unico modo per ripulire il salary cap. Caricarsi sulle spalle il contratto di Lopez in scadenza è stata una bella presa per avere così spazio a sufficienza per puntare nel 2018 a firmare qualche nome grosso. In soldoni, se i Lakers sono stati costretti a dare via una seconda scelta del draft la colpa è anche di Mitch Kupchak, che con degli accordi scellerati presi l’estate scorsa ha ostacolato la crescita del progetto. Lasciando la patata bollente al duo Johnson-Pelinka.
Lo sanno anche le pietre che Paul George sogna l’approdo nella Città degli Angeli e che lo stesso team lo accoglierebbe a braccia aperte: si presume un tentativo per averlo subito, offrendo magari agli Indiana Pacers le pick 27 e 28 più uno tra Julius Randle e Jordan Clarkson. Le condizioni per rifirmarlo ( o assicurarselo nella free agency del successivo anno, se non arriva ora) sono state create proprio con questo scambio. E l’impressione è che l’opera non si ancora finita.
Chi prenderà l’eredità di Russell? La scelta numero 2 del draft 2017 e i rumors che circolano da tempo suggeriscono l’imminente matrimonio con Lonzo Ball, per la gioia di papà LaVar. Salvo ulteriori colpi di scena….