Un gruppo coeso, intelligente che, certo, deve ancora crescere ma ha in testa un obbiettivo preciso. Una serie di piccoli talenti, reclutati per raggiungere l’El Dorado, fare il colpo più grande che sia mai stato programmato. La trama di Quantico è, senz’altro, avvincente e appassionante: l’agglomerato di cervello e abilità dovrà lavorare sodo, affrontare prove dure e creare il legame necessario in modo da camminare sulla retta via. Dovranno operare similmente i Phoenix Suns, per uscire da una situazione in cui sono impelagati da molti, troppi anni.
Dopo la stagione passata, dopo i 70 punti, dopo la benedizione di gente del calibro di Dwyane Wade, di Klay Thompson, LeBron James e di Kobe Bryant, la stella del team non può che essere lui: Devin Booker. Il giovane uscito da Kentucky ha più volte dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere una stella. Come dare torto ai tanti ammiratori, non più segreti, del numero 1 di Phoenix? Se guardiamo solo le statistiche (consci che esse vanno integrate da presa visione di ciò che il ragazzo sa fare con la palla in mano) vediamo che, nella passata stagione, ha viaggiato a 22.1 punti, 3.2 rimbalzi e 3.4 assist di media. Male per uno al secondo anno? Non proprio. Ciò che maggiormente ha colpito, però, più che i dati , più che gli highlights e o la famigerata 70 points game, è ciò che dalle loro parti chiamano attitude: quella voglia di emergere su tutto e su tutti, quella voglia di lavorare sodo per arrivare al successo fondamentale in questi frangenti.
All’interno dei Suns è già l’uomo chiave: nella scorsa annata ha partecipato al 43% dei giochi chiamati dai play, sia Eric Bledsoe che con Brandon Knight o Tyler Ullis in campo. Il suo punto di forza è sembrato essere il tiro dalla media, ma non ha disdegnato quello da 3, dove però ha tirato con il 36.3%. Considerando la sua abilità al tiro ci si può aspettare dei miglioramenti. Come detto molti de gli schemi sono stati chiamati per lui,e Booker è riuscito ad equilibrare le sue doti in catch and shot con delle ottime penetrazioni, totalizzando in quest’ultimo caso il 64% al tiro quando è andato in layup o schiacciata. Ciò l’ha fatto anche grazie ai blocchi eseguiti da Marquese Chriss, Dragan Bender e Tyson Chandler.
Dal punto di vista difensivo siamo davanti ad una situazione ambigua: il giovane è in grado di difendere, ha il fisico per farlo, tuttavia finora non si è applicato abbastanza e ha evidenziato lacune che, però, possono assolutamente essere colmate.
Il contributo di Booker sarà fondamentale e determinante per tutti i Suns. Come abbiamo visto, Devin si ergerà, ancora una volta, a guida tecnica per i suoi compagni. Molto sarà chiesto a Bender, il 19enne che qualcosa di buono l’ha già fatta vedere, unendo un’ottima prestanza fisica a un discreto tiro. Il lungo croato è capace di alternare giochi in post a uscite dalle marcature per acchiappare uno scarico e tentare la gloria dalla media o dal perimetro. Gli sarà chiesto upgrade quest’anno, in modo da risultare più efficiente.
Ma il vero motivo di interesse di questi ‘nuovi’ Suns si chiama Josh Jackson, rookie classe 1997 appena uscito dalla University of Kansas. L’ala piccola è il two-way player che tanto serviva a questo roster: versatile, atletico, in grado di essere utile off the ball e dotato di un discreto repertorio offensivo. Jackson però può essere un fattore serio in difesa (uno dei punti deboli della franchigia) visto che sa muovere velocemente i piedi negli scivolamenti laterali e che può repentinamente cambiare marcatura.
L’imperativo categorico quest’anno sarà: correre, correre, correre! Il sistema di gioco dettato da Earl Watson si baserà sulle transizioni e sui ritmi alti, fattori che dovranno essere sfruttati con accortezza (solo quattro squadre peggio dei Suns nelle ripartenze lo scorso anno). Un cambio tattico arriverà sicuramente anche dal punto di vista delle scelte offensive: nella RS 2016/2018 Phoenix chiudeva il 73% delle proprie azioni in area, trascurando un po’ troppo il tiro da 3. Bisognerà che aprire a sufficienza il campo, magari utilizzando più spesso quintetti più piccoli dove i giocatori dovranno far circolare maggiormente il pallone.
L’obbiettivo dei Suns è sicuramente quello di costruire qualcosa di importante per il futuro, con chiavi in mano a Booker e una serie di giovani interessanti a dare una grossa mano. Guardando il roster e confrontandolo con quello delle altre squadre, si potrebbe azzardare il mancato raggiungimento dei playoff al contrario di un piccolo incremento dell’ultimo record stagionale (24-58). Il progetto però ha davvero basi interessanti, un po’ come ce l’hanno i protagonisti di Quantico: il futuro potrebbe essere radioso.