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NBA All-Star Saturday 2024: tutti i risultati delle gare e i vincitori

di Michele Gibin
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Metà dei giocatori in gara non capisce neppure da che parte di un ostacolo deve girare, Anthony Ewards decide di partecipare chissà perché solo con la mano sinistra, Damian Lillard si conferma signore del tiro da tre punti, Stephen Curry batte Sabrina Ionescu nella versione NBA della “battaglia dei sessi” e Mac McClung vince lo Slam Dunk Contest con una schiacciata uguale a quella dello scorso anno.

E anche quest’anno ‘sto NBA All-Star Saturday ce lo siamo levati dalle… scatole. L’edizione 2024 di Indianapolis proponeva un evento in più, la gara extra al tiro da tre punti tra i due detentori del record maschile e femminile Curry e Ionescu, e una versione a LED del parquet della Gainsbridge Fieldhouse di Indianapolis in colori fluo e accecanti, a conferma che all’ufficio marketing della NBA non hanno alcuna considerazione delle vostre retine.

La dog agility in versione pallacanestro, pardon l‘NBA Kia Skills Challenge, lo ha vinto la squadra di casa, gli Indiana Pacers rappresentati con orgoglio da Tyrese Haliburton, Bennedict Mathurin già MVP di quella cosa del venerdì coi rookie, i giocatori al secondo anno e quelli della G-League, e Myles Turner. Come sempre la dog agility a due zampe regala i momenti più comici, con Scottie Barnes, Paolo Banchero e Tyrese Maxey che ciccano clamorosamente alla prima porta manco fossimo a Kranjska Gora e vengono rimandati indietro dall’arbitro, e con Barnes che si palleggia pure sui piedi e perde del tempo prezioso.

Nel secondo round si distingue un Anthony Edwards ai limiti del fastidioso da guardare, mentre con sufficienza scaglia delle pietre nei pressi del bersaglione da centrare con dei passaggi: schiacciati, a due mani dal petto, baseball. Talmente irritante che si avverte il fastidio del compagno di squadra suo malgrado Victor Wembanyama, che vorrebbe mandarcelo, ma non può.

Il terzo round scalda il cuore perché è la riedizione della vecchia “gara delle spingardate” di buffiana memoria. Una serie di mattoni da sparare da varie posizioni del campo con un criterio che non vale la pena spiegare (prendete per quello che è basta). Un minuto di agonia cestistica da replicare per tre e che alla fine non risolve neppure la sfida, i Pacers e il terzetto Maxey-Barnes-Young devono andare allo spareggio che altro non è che una gara a chi segna per primo da metà campo. Prima che irrompano le forze dell’ordine a disperdere tutti con gli idranti, Haliburton segna e si può andare avanti.

La gara del tiro da tre punti, pardon l’NBA Starry 3PT Contest lo vince Damian Lillard che bissa il successo del 2023, con 26 punti nel round finale battendo Trae Young a cui il sabato dice male (24 punti) e Karl Anthony-Towns (22) altro ex vincitore della competizione. Donovan Mitchell che indossa per polemica la maglia del suo compagno di squadra Sam Merrill, gran tiratore ma escluso dalla gara, Malik Beasley, Jalen Brunson e Lauri Markkanen si arrendono al primo turno, Trae Young, Towns e Haliburton vanno invece allo spareggio con Lillard e il giocatore dei Pacers ha la peggio.

Nel turno di finale, Lillard monetizza sui tiri speciali da “distanza logo” che valgono 3 punti, e proprio all’ultimo tiro con la “money ball” che vale doppia supera Young e ci risparmia un altro spareggio. Grazie Dame.

La sfida Curry-Ionescu è interessante almeno per la novità. All’All-Star Game WNBA 2023 Sabrina Ionescu aveva segnato 37 punti su 40 totali possibili alla gara del tiro da tre punti, con soli due errori, e siglato il nuovo record per NBA e WNBA della competizione sfilandolo a Stephen Curry che si era fermato a 31. Da qui l’idea di una gara uno contro uno.

Le regole sono analoghe a quella della gara del tiro da tre punti, Ionescu e Curry hanno tirato dalla distanza NBA (tirare una riga nuova al volo non si può, d’altronde, manco coi LED) e Sab ha usato i palloni regolamentari WBNA. Ionescu ha segnato 26 punti, che le sarebbero valsi la finale nella gara canonica, ma Curry ha fatto meglio con 29 punti e si è portato a casa pure la cintura stile wrestling celebrativa.

La gara delle schiacciate, pardon l’NBA AT&T Slam Dunk Contest, proponeva il campione in carica Mac McClung, dunker semi professionista (grazie al cavolo) e giocatore di G-League, contro il rookie dei Miami Heat Jaime Jaquez Jr, quindi tal Jacob Toppin che è lì solo perché è il fratello di Obi Toppin e sa giocare a basket (guarda le partite dalla panchina ai New York Knicks) e Jaylen Brown che da All-Star scende tra i mortali per una sera e ha almeno il merito di metterci la faccia.

Non è bastato, perché McClung fa quello di mestiere ed era quello più preparato dei quattro.

La prima schiacciata di Jaylen Brown se la fuma la regia, che inquadra invece uno vestito da Dominique Wilkins. JB mette a segno comunque una windmill di potenza omaggio a uno dei più grandi interpreti della gara delle schiacciate, benissimo eseguita e che lo mette davanti a Jaquez Jr e Jacob Toppin che avevano saltato sopra a Shaquille O’Neal e a Obi col loro primo tentativo. A mettere le cose in chiaro su chi ha avuto mesi per prepararsi è McClung che con la sua prima affondata fa 48 (cosa guardano i giudici?) ma si dimostra l’uomo da battere.

Al secondo turno Jaquez Jr schiaccia con in testa un berretto, così tanto perché si, ma non va oltre un 46.8 (pure i decimali, come agli obbligati dal trampolino), Jacob Toppin completa una “360” con la palla in mezzo alle gambe che meritava maggior fortuna (47.2), McClung è un nerd della schiacciata e piazza un’affondata windmill all’indientro di potenza, bellissima da vedere, e fa 49.4. Jaylen Brown invece combina un macello: gioca coi LED, ci fa proiettare sopra dalla regia il parquet incrociato del vecchio Boston Garden, si fa lanciare la palla da un Jayson Tatum vestito da Crudelia De Mon e si esibisce in un omaggio a Dee Brown e alla sua celebre (più o meno) schiacciata senza guardare, che infatti nessuno vede distratto dal circo che JB ha messo in piedi. L’unico a vederci è proprio Brown che si dimentica la parte importante, ovvero di coprirsi gli occhi quando schiaccia.

Gli americani sono avvezzi a truccare le elezioni (altrui) e quindi nonostante i disastri Jaylen Brown supera il turno e va in finale contro Mac McClung. Doveva esserci Toppin ma fa niente, noblesse oblige.

In finale Jaylen Brown indossa la canotta numero 5 della Brewster Academy, che fu del prospetto liceale Terrence Clark scomparso nel 2021 a 20 anni in un incidente stradale. L’omaggio paga, la schiacciata è semplice ma bella e fa 48.6. McClung risponde schiacchiando sopra a uno che tiene sulle sue spalle uno, accovacciato sennò diventano più alti del canestro, numero che gli basta per andare in testa (48.8).

In pieno delirio da cultura pop e black, Jaylen Brown coinvolge Donovan Mitchell e schiaccia con la mano sinistra guantata alla Michael Jackson, con un guanto ricoperto di strass. Paraculata che piace ai giudici che gli danno 49.2. McClung ha bisogno di un’ultima schiacciata per vincere, la preparazione occupa buona parte della serata con Shaquille O’Neal che nell’ordine deve: indossare la canotta numero 0 di Gate City High School del McClung stesso, quindi piazzarsi sotto il canestro in una posizione che deve essere calcolata più precisamente del punto di Lagrange per far orbitare i satelliti e le sonde, e per evitare sempre al McClung di cui sopra di mettere la sua vita a rischio.

Dopo 5 minuti buoni, il giocatore degli Osceola Magic può schiacciare ed è bravo a riuscirci al primo tentativo. McClung zompa sopra a Shaq, raccoglie il pallone da The Big Aristotle e lo affonda all’indietro. La schiacciata è perfetta, la testa è al ferro e non si può non dare 50 e chiudere qui la tortura, voglio dire, la bella competizione sportiva.

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