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NBA 2K20, la recensione del ventunesimo capitolo della saga

di Gabriele Melina
NBA 2K20

Il mese di giugno è oramai alle porte, ed in termini videoludici ciò significa che è giunto il momento di trarre le somme di quel che è stato l’ennesimo anno in compagnia di NBA 2K. Il capitolo che andremo ad analizzare quest’oggi è, ovviamente, NBA 2K20, niente di meno che la ventunesima edizione di questa saga.

Il gioco è stato rilasciato pubblicamente il sei settembre scorso su tutte le maggiori piattaforme esistenti, a partire da PlayStation 4, per poi passare ad Xbox One, Microsoft Windows, ed infine Nintendo Switch.

Per quanto riguarda le copertine delle varie edizioni, svelate il primo di luglio del 2019, la software house statunitense ha deciso di utilizzare il lungo dei Los Angeles Lakers Anthony Davis come volto della sua versione regolare, mentre, per la “Legend Edition“, è stato utilizzata la figura della leggenda dei Miami Heat Dwyane Wade.

Come per le annate precedenti, coloro che hanno preferito pre-ordinare il gioco prima della sua effettiva data d’uscita, hanno potuto godere di una serie di bonus da applicare nel gioco stesso: per l’edizione di base, dal costo di 59.99 euro, i contenuti aggiuntivi comprendevano 5000 Virtual Currency (letteralmente, moneta virtuale, ovvero il modo migliore per fare acquisti all’interno del gioco, ndr), 5000 My Team points, 10 pacchetti standard e 5 pacchetti Heat Check dedicati alla modalità la Mia Squadra o My Team, ed infine, un insieme di vestiti da poter applicare al proprio alter ego virtuale.

Al contrario, gli utenti che hanno ordinato la versione Legend di NBA 2K20, dal costo di 99.99 euro, hanno potuto accedere ai seguenti bonus: 100.000 Virtual Currency, 50.000 My Team points, 20 pacchetti standard e 20 pacchetti Heat Check, 5 pacchetti a tema, 2 carte zaffiro utilizzabili nella Mia Squadra raffiguranti i due atleti in copertina, ed una collezione ampliata di vestisti, scarpe, ed accessori da poter applicare al “My Player” al nostro giocatore che andremo a creare.

NBA 2K20

Il gameplay di NBA 2K20

Personalmente, ritengo che i contenuti aggiuntivi proposti da 2K Sports abbiano dei lati positivi ed alcuni negativi. Le monete virtuali in forma di bonus sono proporzionate in base al costo della versione acquistata, e sono state calibrate in modo abbastanza equo per la “Legend Edition“.

Lo stesso discorso non vale, però, per l’edizione standard, dove così pochi crediti in più non hanno di certo spinto l’eventuale consumatore ad effettuare un pre-ordine. Inoltre, tutti quei pacchetti destinati alla Mia Squadra sono stati distribuiti uno alla volta con cadenza settimanale, e, dopo anche solo un mese, le carte utilizzabili da lì estratte sono risultate alquanto inadatte ai fini di costruire una squadra vincente.

NBA 2K20, tutti gli utenti connessi al Day One, ma i server non reggono la portata

Cominciamo col descrivere NBA 2K20 attraverso un episodio che ne ha caratterizzato il suo giorno di lancio. Al cosiddetto “Day One“, milioni di utenti sparpagliati per il globo si sono connessi ai rispettivi server per provare le funzionalità del nuovo capitolo targato 2K. Il risultato? Un collasso generale delle reti il quale ha reso il gioco e le sue modalità online inaccessibili per svariati giorni.

Tale avvenimento ha portato gli utenti ad esplorare il resto delle funzionalità del prodotto acquistato, ovvero tutte quelle modalità che non richiedono una connessione e che possono essere intraprese singolarmente. Anche in questo caso, sono stati riportati innumerevoli bug, partendo dai nomi dei giocatori che non comparivano sulle rispettive divise, fino a giungere a movimenti innaturali degli atleti e compenetrazioni tra i corpi stessi. L’apice della frustrazione lo si è raggiunto quando Ronnie Singh, il cui ruolo è quello di promuovere ufficialmente il prodotto creato dalla 2K, ha promesso ai milioni di utenti funzionalità all’interno del gioco che, alla fine, non sono mai state inserite.

Il malcontento dei fruitori è stato condiviso attraverso diverse campagne social, all’interno delle quali è stato lanciato l’hashtag #Fix2k20. Tale messaggio è finito anche nella sezione di tendenza di Twitter, ed ha raggiunto inevitabilmente anche i dispositivi degli sviluppatori, i quali sono stati costretti ad applicare cambiamenti immediati al gioco per renderlo maggiormente utilizzabile.

Tralasciando, pur a fatica, tutte le peripezie occorse al giorno di lancio, non si può comunque sorvolare sopra la questione server. Quest’ultimi hanno dimostrato nel corso degli anni di essere inefficienti ed inadatti ad un numero così alto di utenti collegati, perciò, 2K Sports dovrebbe considerare come uno degli obiettivi principali quello di migliorare la qualità e la durata dei suoi strumenti.

NBA 2K20 la Mia Carriera come funziona? Dal college alla Summer League in cerca di grandi opportunità

Come filone di narrazione per questa edizione, NBA 2K20 ha deciso di focalizzarsi su un tema abbastanza classico: quello del passaggio dal basket NCAA alla pallacanestro messa in atto dai più abili professionisti del mondo.

Il pubblico e gli utenti hanno apprezzato questa decisione di ritornare alle origini, specialmente perché ha riguardato una storia molto più realistica rispetto a quella dell’anno precedente, dove il nostro personaggio virtuale ha compiuto un notevole salto dalla maggiore lega cinese, la CBA, fino alla vetta della NBA nel giro di poco meno di un anno.

Il nostro nuovo alter ego si trova davanti ad una svolta all’interno della sua carriera, quando un suo compagno di squadra perde la propria borsa di studio a seguito di un grave infortunio. La decisione finale sarà quella di opporsi ad una mossa così ingiusta da parte del sistema collegiale statunitense, causando però una riduzione dei nostri minuti sul parquet ed un inasprimento della nostra relazione con il capo allenatore.

Ciò ridurrà le speranze di essere scelti tra i primi al draft, ma verremo comunque selezionati da una delle 30 franchigie (non ci viene mostrato all’interno delle varie scenette con quale scelta precisa siamo stati selezionati, ndr).

Il nostro viaggio nella lega partirà quindi dalla Summer League, torneo estivo di cui diventeremo i campioni. Successivamente, ci verrà data l’opportunità di avere un posto in rotazione per affrontare la stagione regolare, e da lì in poi il gioco ridurrà la presenza di filmati a scopo narrativo invitando l’utente a prendere il massimo controllo del suo personaggio.

Per quanto riguarda la storia dietro alla modalità My Career, personalmente, ho apprezzato l’idea di abbandonare saltuariamente il tema pallacanestro per spostare l’attenzione su argomenti più complessi e profondi, come l’amicizia e la disponibilità nel farsi avanti per difendere i diritti dei nostri cari. Tuttavia, avrei preferito se queste tematiche fossero state considerate anche col proseguimento della carriera del nostro giocatore, anziché limitare la loro presenza solo alle prime ore di gioco.

La Mia Carriera ha anche una seconda vita, ovvero quella facente parte del mondo online. Qui, il nostro personaggio può vagabondare per il quartiere prendendo parte ad incontri stile campetto, oppure inoltrarsi nei negozi in cerca di un nuovo capo di abbigliamento, o ancora accedere alla palestra d’allenamento per migliorare i suoi attributi. Questo secondo volto completamente in multiplayer potrebbe non piacere a molti utenti, magari più affezionati alle modalità offline, eppure, la 2K e molte altre compagnie videoludiche sembrerebbero voler indirizzare i loro successi futuri proprio seguendo la strada intrapresa ad oggi.

NBA 2K20 come arrivare a 99?

Una delle novità di quest’anno è stata anche la rivoluzione attuata nella cosiddetta “Road to 99“, un meccanismo di gioco che consentiva all’utente di migliorare il proprio personaggio nelle modalità in solitario, raggiungendo magari la massima valutazione di livello 99, per poi sfoggiare i propri progressi ottenuti nel mondo online. Tale meccanica è stata leggermente rivoluzionata, in modo da far apprezzare maggiormente la modalità sia agli amanti del multiplayer, che ai giocatori di vecchia data.

In conclusione, ho gradito il cambiamento qui sopra descritto, ma, tralasciando alcune scenette di inizio gioco, ho identificato il My Career di NBA 2K20 come una modalità che, col passare del tempo, continua a risultare monotona e poco coinvolgente.

Sottolineo però, come lato positivo, l’inserimento all’interno della narrazione di alcune figure lontane dal mondo della pallacanestro, come l’attore Idris Elba e l’uomo d’affari e socio di LeBron James Maverick Carter. Inoltre, credo che i prezzi dei capi di abbigliamento da pagare in Virtual Currency siano troppo elevati per poterli sostenere con continuità.

La Mia Squadra, si può competere senza ricorrere alle microtransazioni?

Personalmente, ritengo che per poter esprimere un parere nei confronti della modalità la Mia Squadra, si debba prima considerare su quali fondamenta si basa questa sfumatura di NBA 2K20.

Non ci si può di certo accanire sui contenuti presenti, perché la 2K ha continuato ad aggiornali dal mese di settembre inserendo giocatori e carte sempre più intriganti. Il problema, si annida nel modo in cui si possono ottenere questi contenuti, il quale nella maggior parte dei casi riguarda una transazione economica che consente all’utente di ottenere un certo numero di vantaggi.

Certo, le microtransazioni di NBA 2K20 sono state attenuate e rese leggermente meno invasive ma tale problema continua comunque a persistere. La questione assume ancora più importanza se si considera che NBA 2K20, come riportato sulla sua copertina, è utilizzabile dai 3 anni in su, un’età sicuramente inadatta per poter accedere a dei contenuti dove sono presenti slot machine, roulette, e tante altre funzionalità che rimandano al gioco d’azzardo.

Il lato positivo della Mia Squadra è la modalità “Unlimited, all’interno della quale bisogna vincere 12 gare consecutive a cadenza mensile per ottenere una ricompensa di alto livello.

I giocatori messi in palio sono utilizzabili e funzionali a diversi sistemi di gioco adottati dall’utente, inoltre, anche se non si dovesse portare a termine la striscia di dodici successi, si può ad ogni modo mettere le mani su altri premi in fin dei conti accettabili.

Modalità Gioca Ora, arricchiti i roster delle squadre storiche

Mi complimento con gli sviluppatori di NBA 2K20 per aver finalmente messo le mani sui roster di tipo storico. Nelle scorse edizioni, è stato alquanto frustrante scendere in campo con i Milwaukee Bucks degli anni settanta, oppure i New Jersey Nets degli anni duemila, per poi trovarsi davanti ai propri occhi una rotazione a sei uomini che tralasciava perni fondamentali delle rispettive squadre.

Quest’anno, 2K Sports ha migliorato notevolmente questo tipo di squadre, arricchendole di talenti prima mancanti. Alcuni degli ex giocatori inseriti sono stati Antawn Jamison, Cliff Hagan, Norm Nixon, e tanti altri. Questo ha reso l’esperienza generale molto più gradevole, specialmente per chi ama sbirciare tra le rose di vecchia data così da identificare i grandi del passato.

Per di più, sono state aggiunte intere squadre riguardanti annate specifiche che hanno arricchito ulteriormente la lista dei giocatori presenti all’interno del gioco.

My GM, il gioco si concentra sulla gestione da parte dell’utente

Il My GM è un’altra di quelle modalità cardine della saga di NBA 2K. Qui, puoi vestire interamente i panni di un general manager NBA, imbastendo scambi, tagliando il contratto di alcuni giocatori, selezionando il tuo staff, reclutando i futuri talenti, gestendo e regolando i minuti dei tuoi atleti.

Per questa edizione, la software house con sede negli Stati Uniti ha preferito, giustamente, lavorare sulle basi abbastanza solide già costruite negli anni precedenti.

Sono state applicate, difatti, delle piccole rifiniture volte a migliorare l’esperienza di gestione manageriale da parte dell’utente. Una prima novità e stata l’inserimento di una classifica generale, dove il nuovo GM può paragonare il suo operato a quello degli altri utenti online, attraverso un sistema molto lineare di punti guadagnati di volta in volta.

NBA 2K20 My Gm, ecco l’albero delle competenze

Seconda nuova aggiunta è stata “l’albero delle competenze“, ovvero la possibilità di selezionare ad inizio modalità l’approccio con cui si vorrà affrontare il proprio ruolo: con leadership e controllo sui propri membri, con diplomazia, con intuizione e perspicacia, oppure focalizzandosi sulla parte economica del mestiere, o ancora favorendo le prestazioni dei giocatori ed il rapporto con il pubblico e con gli sponsor.

Ovviamente, l’albero delle conoscenze è legato alle ore di gioco passate navigando in questa modalità. Più tempo si passa guadagnando punti e cercando la soluzione giusta per la nostra società, più le nostre competenze aumenteranno di livello.

NBA 2K20, il verdetto finale

Per concludere, ritengo che gli sviluppatori di NBA 2K20 abbiano agito bene nel rifinire alcuni particolari del gioco, tuttavia, alcuni dei problemi principali non sono ancora stati risolti.

Faccio riferimento alle difficoltà nel gestire i server ed il gran numero di utenti collegati, ai numerosi bug che puntualmente compaiono ogni anno, alla presenza delle microtransazioni e di un sistema il cui funzionamento richiama il gioco d’azzardo, e, nello specifico, non riesco a considerare corretta per il giusto utilizzo del prodotto la classificazione PEGI 3.

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