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NBA, i migliori free agent ancora in cerca di una sistemazione

di Gabriele Melina
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Nonostante il grosso della free agency sia ormai alle spalle, e la maggior parte dei giocatori abbiano trovato una nuova sistemazione o prolungato la permanenza nella loro attuale squadra, alcuni sono ancora in cerca di un contratto NBA.

Si tratta di giocatori più marginali, da impiegare in rotazione con un minutaggio limitato, tuttavia, possono rivelarsi degli acquisti a basso rischio ed alto rendimento per le squadre che riescono ad inserirli nel modo corretto.

Diamo un’occhiata ai free agent ancora senza una squadra e dove starebbero bene.

Dennis Smith Jr, San Antonio Spurs

Scelto alla numero 9 al draft del 2017, Dennis Smith Jr. non è mai sbocciato, e questa è l’unica narrativa che ha accompagnato la sua carriera fino a questo momento. Dimostratosi un grande atleta ma niente di più, un requisito base in NBA che tuttavia non può bastare per costruirsi una carriera, è stato subito scambiato al suo secondo anno nella lega dai Dallas Mavericks, squadra che lo aveva scelto, ai New York Knicks.

Da quel momento in poi, il tracollo. Mai più sopra ai 10 punti a gara, un minutaggio che è sceso drasticamente fino ad arrivare ai 9.3 minuti di gioco nel 2021 con i Knicks, anno chiuso a 3.0 punti di media. Poi Detroit Pistons e Portland Trail Blazers, ancora una volta con scarso successo. A detta di molti Smith Jr. è già fuori dalla lega, eppure bisogna constatare che giocatori come lui vanno e vengono, quindi non dovrebbe essere totalmente impossibile trovare una nuova sistemazione.

Certo, questa sistemazione vorrebbe dire un contratto annuale al minimo salariale, e così via finché Smith Jr. non dimostra di aver appreso qualcosa di nuovo. Perché proprio San Antonio, quindi? Perché gli Spurs sono una delle poche franchigie in grado di tirar fuori un giocatore dal nulla, di costruirlo, o ricostruirlo in questo caso, dalle fondamenta. Un bagno nelle acque del fiume San Antonio, che scorre tagliando in due l’omonima città, potrebbe avere degli effetti positivi sull’ex Mavericks.

Dopotutto, gli Spurs non hanno intenzione di competere e possono sostanzialmente gestire il loro tempo come meglio credono.

Tristan Thompson, Hornets e Hawks

Diversamente da Smith Jr, Tristan Thompson ha avuto qualche momento di gloria in carriera: è stato campione NBA nel 2016 con i Cleveland Cavaliers di LeBron nonché uno degli scudieri più fedeli del nativo di Akron. Quando James ha lasciato i Cavaliers, a Cleveland si è ovviamente chiusa un’era, e per diversi giocatori è giunto il momento di trovarsi una nuova squadra in cui proseguire con la propria carriera.

Dall’abbandono di Cleveland, Thompson è passato a Boston, Sacramento, Indiana, ed infine Chicago. Dalla firma con i Celtics è calato il suo rendimento offensivo nonché gran parte della sua presenza nel pitturato come rimbalzista. L’ultima stagione ai Bulls l’ha chiusa a 5.7 punti e 4.7 rimbalzi di media in 16.3 minuti di gioco. Ciò detto, per quanto Thompson possa non essere più quello di una volta, ha comunque 31 anni e, possibilmente, qualche altra stagione davanti.

Sia agli Charlotte Hornets che agli Atlanta Hawks sarebbe il centro di riserva che entra in campo per semplici questioni di rimbalzi. Gli Hornets, negli ultimi anni, non sono mai stati dei grandi rimbalzisti, mentre agli Hawks completerebbe il cerchio dopo la firma di Dejounte Murray come terzo centro dietro a Clint Capela, che non è detto faccia parte dei piani futuri di Atlanta, e Onyeka Okongwu.

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