In vista della trade deadline del prossimo 10 febbraio, i Philadelphia 76ers si apprestano a recitare un ruolo di primo piano. In questo senso, molto dipenderà dalla decisione che la franchigia prenderà in merito a Ben Simmons, esubero di lusso in quel di Philly (nemmeno una presenza per lui in questa stagione). Come noto, il classe ‘96 ha espressamente richiesto al front office dei Sixers di provvedere a scambiarlo, non avendo più intenzione di indossare la maglia di Philadelphia. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare: Simmons è senza ombra di dubbio un giocatore talentuoso e con ampi margini di miglioramento, ma dal punto di vista tecnico e psicologico è di difficile collocazione.
Molte squadre potenzialmente interessate a lui, infatti, si interrogano su pregi e difetti del giocatore, sia in campo che fuori. Il suo talento non viene messo in discussione, nonostante l’evidente calo dell’ultima stagione, la peggiore in carriera sin qui. Difficile parlare di fase discendente per un giocatore che non ha ancora compiuto 26 anni, ma di certo da Simmons ci si aspettava molto di più in questa fase della sua carriera. I paragoni con le stelle del passato e del presente si sono sprecati, ma l’attuale numero 25 dei Sixers non è riuscito, almeno fino a questo momento, a rispettare le attese.
Dal punto di vista puramente tecnico, la sua a dir poco rivedibile meccanica di tiro non è migliorata col tempo e, pur avendo numerose qualità (è un gran difensore e passatore) la sua collocazione tattica rimane un punto interrogativo. La coppia con Joel Embiid doveva essere quella della svolta per i Sixers, ma non ha funzionato. E se il centro camerunese fa faville ed è sempre più imprescindibile per Philadelphia, l’australiano è un oggetto misterioso, in tutti i sensi.
“Tantissime volte nella storia giocatori che hanno sfoggiato prestazioni simili a quelle di Embiid hanno vinto il titolo, per cui credo che la nostra squadra abbia una chance anche se non dovessimo apportare alcun ritocco al roster fino ai playoffs. Vogliamo fare il possibile per giocarci le nostre carte, sappiamo quanto valiamo e dobbiamo dimostrarlo sempre, in ogni allenamento e in ogni partita. Non è facile fare trade, nessuna squadra ha intenzione di rinforzare le rivali. Vedremo se ci sarà modo di migliorare la squadra attorno a Joel, Tobias e gli altri giocatori validi che abbiamo.”, ha dichiarato Daryl Morey, attuale President of Basketball Operations dei Sixers ed ex general manager degli Houston Rockets.
Proprio il fatto che sia stato lui a portare James Harden dagli Oklahoma City Thunder in Texas nel 2012 rende molto probabile una reunion tra i due in Pennsylvania. Il Barba, infatti, ha il contratto in scadenza con i Brooklyn Nets e, pur avendo una player option da poco meno di 47 milioni di dollari per la prossima stagione, pare orientato a declinarla per esplorare il mercato dei free agent. A influire sulla sua decisione potrebbe essere anche e soprattutto l’esito della stagione attualmente in corso, con i Nets chiamati a giocarsi il titolo. Sarà Harden il sostituto di Simmons a Philly?
Come finirà tra i Sixers e Simmons?
L’australiano è sempre più lontano da Philadelphia, ma al contempo non è facile scambiarlo e le parole di Morey, in questo senso, sono inequivocabili. Quest’ultimo, infatti, ha lasciato intendere che i Sixers cercano una trade che li faccia rimanere competitivi in ottica anello, ma naturalmente le squadre potenzialmente interessate a Simmons non sono disposte a svenarsi per un giocatore sì giovane e talentuoso, ma non certo affidabilissimo, sia in campo che fuori.
25 anni compiuti lo scorso 20 luglio, Simmons ha definitivamente rotto coi Sixers nel momento in cui ha chiesto la cessione, palesando la sua intenzione di non scendere più in campo con la franchigia. In realtà, però, la frattura si era già consumata in gara-7 delle semifinali di Conference con gli Atlanta Hawks, capaci di imporsi per 4-3. Nella partita decisiva, persa 103-96 davanti al proprio pubblico, Simmons ha sprecato un’ottima opportunità di andare al ferro a poco più di 3’ dal termine, con i suoi sotto di appena due punti (88-86) e dunque ancora in partita.
Con la strada spianata verso il canestro, dopo aver superato Danilo Gallinari in post, il numero 25 ha un’occasione d’oro per pareggiare la gara con un layup o una schiacciata, ma sceglie inspiegabilmente di passare il pallone a Mathisse Thybulle, consentendo al già citato Gallinari e a John Collins di recuperare in difesa ed evitare il canestro.
Di fatto, la sua esperienza con la maglia dei Sixers è finita lì. Un finale piuttosto emblematico e che racconta al meglio un’annata difficile, iniziata con grandissime aspettative. Quello che sarebbe dovuto essere l’anno della svolta si è rivelato l’anno che ha sancito il fallimento di Simmons in quel di Philadelphia, con i playoffs chiusi con medie tutt’altro che esaltanti per un giocatore che avrebbe dovuto rappresentare l’inizio di un’era dorata per i suoi: 11.9 punti, 7.9 rimbalzi, 8.8 assist e 1.3 recuperi col 62% al tiro.
Tuttavia, Morey non esclude un ritorno in campo con la maglia dei Sixers, che avrebbe del clamoroso. “Continuo a credere che sia il giocatore ideale per far coppia con Joel e portarci alla vittoria, ne sono fermamente convinto”, il suo commento in merito. Dichiarazioni che non fanno altro che rendere ancor più surreale e misteriosa la telenovela Simmons.