6. Kyrie Irving, il personaggio
Come abbiamo detto, non possiamo scindere l’uomo Kyrie dal giocatore Kyrie. Irving è uno di quelli che non solo passa una volta sola, ma devi anche saper accettare in tutte le sue sfaccettature.
Ultima ma solo in ordine cronologica, è l’ormai già famosa assenza prolungata di sette partite avvenuta a gennaio di quest’anno. Un’assenza che gli stessi Nets e lo stesso Steve Nash non sapevano a cosa fosse dovuta. Una stranezza nelle stranezze. Come è possibile che la tua squadra, di cui tu sei un dipendente, non sa che fine hai fatto? Tutt’ora non è chiaro quanto i Nets abbiano davvero saputo di quella situazione, ma non stupirebbe se davvero fossero stati all’oscuro delle vere motivazioni dietro le scelte di Irving.
Alla fine, per Irving, si è trattata semplicemente di “una pausa necessaria” dal gioco, anche, probabilmente, dovuta ai diversi episodi che in quel periodo e per tutto l’anno hanno agitato l’America.
Già, perché Irving non ha mai nascosto il suo interesse e la sua voglia di agire riguardo quel tipo di problemi, come ad esempio durante la scorsa estate, quando è stato a capo del gruppo di giocatori che non volevano giocare nella bolla di Orlando perché “distoglieva dai veri problemi della nazione”. E infatti, a dimostrazione, una volta tornato dopo la pausa presasi, sono usciti diversi retroscena su come ha impiegato il suo tempo. Ad esempio, tra le altre, partecipando a delle call su questioni politiche o comprando una casa alla famiglia di George Floyd.