Kobe Bryant e The Ringer, una lunga intervista al Black Mamba sul suo passato, suo presente e sul suo futuro, anzi una chiacchierata, di cui riportiamo la trascrizione tradotta.
Micah Peters: “Siamo seduti un orologio dipinto sopra murale Mesoamericano. Devo chiederti, visto l’atmosfera, qual è la tua relazione con la morte?”
Kobe Bryant: “Sono a mio agio.”
“Davvero?”
Kobe Bryant:“Sono a mio agio con la morte. Si tratta di un accordo. Non puoi avere la vita senza la morte. Non puoi avere la luce senza il buio. Così si tratta di accettare questo accordo. Quando è arrivato il momento di decidere se ritirarmi o meno, è stato realmente un’accettazione di quella mortalità che tutti gli atleti si trovano di fronte. E se tu la combatti, avrai sempre dentro di te una lotta interiore…così…sono a mio agio.”
Sul Wall Street Journal hai detto che stavi pianificando questo periodo già da 3 anni. Qual è stato il momento che ti ha fatto decidere di iniziare a pensare al dopo Lakers?
Kobe Bryant: “Beh, l’infortunio. Quando mi sono infortunato al tendine di achille, ho pensato allora <<La fine della mia carriera potrebbe essere ora.>> Quando avevo 21 anni pensavo già a cosa avrei fatto dopo il basket. E’ tipo un brainstorming, tu hai delle idee, ma in realtà non metti in atto niente. Quello è stato il punto di svolta per me.
Cosa ti fa provare un punto di svolta?
Kobe Bryant: “E’ eccitante.”
Eccitante?
Kobe Bryant: “Eccitante, perché è il processo di ricominciare di nuovo. Quando ero seduto lì in panchina ed ho subito l’infortunio al tendine di achille mi sono focalizzato sull’eccitazione di costruire qualcosa di nuovo. E’ così, è stato estremamente eccitante dover immaginare qualcosa d’altro.”
E’ come provare a trovare una nuova versione di te stesso.
Kobe Bryant: “Esatto. E costruirlo da zero.”
Naturalmente. Bene, tu hai detto, nel Q&A precedente (all’evento Nike) che ora non devi più essere ossessionato dai Russell Westbrook e i Kawhi Leonard. Cosa ti ossessiona ora?
Kobe Bryant: “Lo storytelling per me è la cosa più importante. E’ scrivere. E’ delineare. E’ creare narrazioni che possano ispirare la prossima generazione di atleti. E non solamente da una prospettiva documentaria, ma da una prospettiva di fantasia, da una prospettiva mitologica. Quali sono quelle storie che possiamo usare per insegnare alla prossima generazione di atleti? Non solo a proposito di sport, ma insegnargli la vita attraverso lo sport. Come possiamo creare quei collegamenti? Questo è quello da cui sono ossessionato ogni singolo giorno.
Qual è il tipo di mitologia che preferisci?
Kobe Bryant: “Beh, io sono cresciuto studiando la mitologia greca in giovanissima età, che è un po’ strano. All’età di 10 anni, in Italia, la nostra classe di fatto doveva leggere l’Iliade in latino ed essere in grado di recitarne dei versi. Non realizzi quanto questo sia strano a 10 anni fino a quando torni negli States e ti chiedi << Aspetta nessuno la conosce?>> E’ strano.
Come parlare dell’Iliade in una lingua morta. Te ne ricordi qualche verso?
Kobe Bryant: “No. Assolutamente no. Era come “Cosa succede nel mondo? Perché?”
Pensavo di avere qualche chance con la domanda, perché…
Kobe Brynt: “Beh, no. Ma la cosa a cui più gravitavo intorno era la differenza tra Achille ed Ettore, le differenti filosofie che entrambi incarnavano, le credenze contrastanti. In chi mi rivedevo di più? Ed anche a quella giovanissima età, avrei detto, “Ok, Achille è più interessante.” Io penso come un bambino, Achille è sempre più interessante perché è più aggressivo.”
“Tu hai visto Troy, vero?”
Kobe Brynt: “Si, ovviamente. Ma sai, lui non è legato alle limitazioni delle prospettive che gli altri hanno di lui.”
Lui è limitato completamente dai risultati.
Kobe Bryant: “Esattamente, e dalla loro attuazione. Quindi quelle sono questioni veramente complesse e complicate da capire per un bambino di 10 anni, ma credo che piuttosto possiamo insegnare ai nostri ragazzi quei tipi di lezioni in un modo più facilmente comprensibile per loro – magari non insegnandoglielo in latino.”
Non è dannoso?
Kobe Bryant: “Non insegnandoglielo in latino [ride]. Ma in un modo che li intrattenga e li diverta, lo sviluppo può essere fantastico.”
Ho bisogno di chiederti questo perché sto morendo dalla voglia di saperlo. Cosa pensi che accada dopo la morte?
Kobe Bryant: “Non lo so.”
Non lo sai?
Kobe Bryant: “No, non lo so. Ma lo scoprirò quando morirò.”
E’ una di quelle domande che ti ossessiona?
Kobe Bryant: “Per me è semplice. Non lo so. Staremo a vedere.”
Fonte: The Ringer