Carmelo Anthony non ha mai saltato una postseason nei suoi primi 10 anni di carriera, e nonostante la sua avventura ai Knicks sembra a detta di molti che stia per finire, lui spera ancora di riportare il titolo nella Grande Mela.
I Knicks però sembrano ancora lontani dal massimo obiettivo, ma Melo non ne vuole sapere: “Siamo competitivi” – si legge su ‘The Score’- “La gente non crede che possiamo arrivarci, ma noi ci crediamo fino in fondo. Stiamo lavorando per questo e, se non ci arriveremo, dipenderà solo da noi e dal modo in cui affrontiamo le situazioni: l’anello resta sempre il nostro primo obiettivo”.
Forse è proprio per questa voglia di riscatto che Anthony ha ancora pazienza: è una Superstar NBA di 31 anni, ma nonostante questo sembra aver accettato il processo di rebuilding della franchigia newyorkese e, almeno pubblicamente, non ha mai lasciato segni di sconforto o cedimento.
Il coach Derek Fisher ha commentato: “Quello che noto di Carmelo è come sta personalmente, l’essere buono o cattivo non c’entra nulla. Ogni tanto sembra che lui voglia esprimere un parere forte sulla squadra, ma quando vede che la cosa pubblicamente potrebbe solo affossare ancora di più gli animi allora se la tiene per sé, nel rispetto di tutti. E questo la dice lunga sulla sua persona”.
Kobe Bryant e Dwayne Wade sono due buoni esempi di giocatori che in situazioni sportivamente negative hanno fatto la voce grossa per ottenere ciò che la squadra aveva bisogno: Kobe nel 2007 arrivò a dire che se i Lakers non avessero raggiunto un certo standard di risultati avrebbe seriamente abbandonato Los Angeles; mentre Wade nel 2009 non accettò di fermarsi prima del Primo Turno dei playoff, chiedendo anche un grande sforzo al pubblico del Sud della Florida per riuscire in questo.
Tuttavia Anthony non può essere così duro con la società, o forse semplicemente non vuole esserlo.
“Sono fatto così” – ha dichiarato dopo l’allenamento alla U.S. Military Academy – “Mi è difficile arrabbiarmi o perdere la pazienza verso qualcosa che non posso controllare. Posso avere solo il controllo dentro il campo da basket: tutto quello che è al di fuori di esso non posso né controllarlo né cambiarlo.”
Durante gli allenamenti Melo è riuscito a integrarsi di più con i nuovi arrivati, invitandoli privatamente e parlando con loro dentro il campo e fuori, così da aiutarli nell’inserimento in quella complicata location cestistica qual è New York. I primi riscontri sono stati molto positivi, segno che Anthony non è soltanto gentile, ma che crede realmente che con l’impegno di tutti l’anello sia raggiungibile.
Ad ogni modo, la squadra saprà ripagare le sue buone aspettative o assisteremo un altro anno senza New York tra le protagoniste?
Per NBA Passion,
Matteo Pepe