Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Klay, Green e il mercato: cosa faranno gli Warriors in off-season?

Klay, Green e il mercato: cosa faranno gli Warriors in off-season?

di Michele Gibin
warriors

Guardare i Sacramento Kings correre a velocità doppia rispetto ai Golden State Warriors, e Klay Thompson non segnare neppure un canestro in 32 minuti di calvario sportivo, è stato quasi doloroso se siete tifosi dei 4 volte campioni NBA.

Gli Warriors hanno perso per 118-94 la sfida play-in tra la nona e la decima classificata a Ovest, e sono stati eliminati dalla post-season per la prima volta dal 2021. Thompson, che potrebbe aver giocato l’ultima partita della carriera a Golden State, ha chiuso con zero punti e 0 su 10 dal campo, il big three con Stephen Curry e Draymond Green non è mai apparso così logoro e coach Steve Kerr ormai così inadeguato da coach a compiere una transizione soprattutto di mentalità, da squadra da titolo che fu a gruppo in declino.

Keegan Murray, De’Aaron Fox, Domantas Sabonis, Harrison Barnes e pure Keon Ellis hanno abusato fisicamente di una squadra spompata. Kerr ha fatto partire Jonathan Kuminga dalla panchina ed è rimasto con Trayce Jackson-Davis in quintetto base prima di cambiare idea dopo il primo quarto, Draymond Green è sembrato un nano sotto canestro con Sabonis (la vendetta va servita fredda) e Chris Paul un ex giocatore ancor più di Klay Thompson, che si è preso suo malgrado tutti gli “onori” della cronaca con la sua partita al contrario.

Ne ha approfittato Keegan Murray con le sue gambe fresche, quando ha compreso che Thompson non aveva una chance di stare con lui sui blocchi e con il campo allargato dei Kings. Il risultato, 32 punti con 8 triple per l’ex Iowa.

La stagione dei Golden State Warriors è dunque finita, ed è il momento di analizzare ciò che li attende nella off-season, dove non ci sarà solo la free agency di Klay Thompson su cui decidere.

Klay Thompson

E’ noto, Klay è free agent e vorrebbe restare a Golden State, ma sa anche che i suoi interessi e quelli della squadra potrebbero non collimare più.

Tecnicamente, Thompson è eleggibile per un quinquennale al massimo salariale da 288 (!) milioni di dollari. E’ facile previsione dire che Mike Dunleavy, Gm Warriors, non ci pensa neppure e che se rinnovo sarà, le parti dovranno per forza incontrarsi a metà strada. Klay sarebbe disposto a accettare anche un contratto più breve, ma di certo non a rinunciare alla cifra annua che gli spetta da regole salariali. E vale la pena ricordare che Golden State soli 18 mesi fa elargì al fantasma precedentemente noto come Andrew Wiggins un quadriennale da 109 milioni di dollari dopo la vittoria del titolo NBA 2022. Thompson non accetterà nulla di meno, è quella la soglia.

Se gli Warriors riunciano a Thompson – e ci sarebbe prima da convincere Stephen Curry – Brandin Podziemski ha dimostrato di poterne prendere il posto, anche in quintetto base. Contro i Kings, “Podz” è stato uno dei pochi a salvarsi anche senza mettere su grandi cifre, quello lo aveva già fatto in regular season: 9.2 punti, 5.8 rimbalzi e il 38.5% da tre in 78 partite. Moses Moody, che è eleggibile per la sua rookie scale extension, ha segnato 16 punti contro Sacramento e si è sempre fatto trovare pronto quando Steve Kerr ha avuto bisogno di lui in stagione. Il problema? Come con Kuminga, Kerr si fida di lui con parecchia riluttanza.

Trayce Jackson-Davis ha soppiantato completamente Kevon Looney nelle rotazioni. Eppure Looney un anno fa era stato con Curry LA chiave della vittoria al primo turno contro Sacramento, coi suoi rimbalzi in attacco. “TJD” ha fatto tanta esperienza nel suo anno da rookie e si è conquistato ogni minuto.

Sarà un fattore, oltre a quello salariale, nella decisione su Thompson il debito di riconoscenza verso di lui? Dunleavy non è Bob Myers ed è meno legato anche personalmente al gruppo: il rinnovo ci sarà, ma non a ogni costo.

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