Mike D’Antoni l’ha reso ufficiale durante il training camp: James Harden è il nuovo playmaker degli Houston Rockets. Da un certo punto di vista, questo cambiamento è solo semantico. Harden la scorsa stagione ha avuto uno degli usage rate (statistica che misura il numero di possessi offensivi su 100 in cui il giocatore prende parte attivamente alla manovra della squadra) più alti nella lega, e avrà la palla in mano per la maggior parte dei possessi della sua squadra, a prescindere dalla sua posizione in campo. La differenza tra giocare guardia o play però conta, soprattutto per il giocatore che si troverà di fianco a lui, più che per Harden stesso.
I Rockets hanno cercato un compagno di reparto perfetto per Harden fin da quando è arrivato a Houston nel 2012. Una guardia che gioca accanto ad Harden idealmente dovrebbe avere il fisico e l’atletismo per difendere entrambe le posizioni del backcourt: in questo modo potrebbe marcare il giocatore più pericoloso degli avversari, lasciando ad Harden completa libertà dall’altro lato del campo. Oltre a ciò dovrebbe avere l’abilità al tiro necessaria per essere un buon target per gli assist del buon James, beneficiando così di diversi metri di spazio una volta che la difesa collassa sulle penetrazioni dell’ex OKC. Per ultimo, ma non meno importante, dovrebbe avere una certa dimestichezza con la palla tra le mani, per attaccare i closeout e creare occasioni per sé e i compagni, così l’attacco di Houston non sarebbe monodimensionale.
Le guardie che fino ad ora hanno occupato quel ruolo non hanno esattamente rispettato le aspettative: