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Giannis Antetokounmpo MVP – Road to the greatness

di Luca Morucci
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Giannis Antetokounmpo MVP? Il talento greco sta dispensando grande basket e potrebbe, Harden permettendo, essere uno dei candidati forti per questo premio individuale.

La storia di Giannis è qualcosa di irripetibile. Figlio di immigrati nigeriani in Grecia, che ha patito la fame a tal punto da svaligiare i primi buffet post-allenamento di Milwaukee, e che all’apice del successo ha perso il padre. Eroe forse non è la parola giusta, ma la prima che viene in mente. Vedere un ragazzo con un background simile arrivare anche soltanto a fare il gregario in NBA è straordinario. The Greek Freak però ha fatto molto di più, ed è impossibile non esserne contenti. Si può parlare del Bucks vincitore dell’ambito premio individuale?

Giannis Antetokounmpo MVP. Perchè Sì?

 

 

Non solo azioni personali: il buon Giannis ormai ha imparato per bene a mettere in ritmo i compagni.

Perchè vederlo diventare ufficialmente il più forte di tutti, per uno che nella vita lo è già stato, sarebbe il finale di un film da Oscar. Un fisico del genere con quella coordinazione è qualcosa che non ha precedenti nella lega: Giannis attacca il ferro con una forza incredibile, gioca tantissimi minuti da playmaker nonostante i 2.11 m di altezza, e con l’apertura alare di uno pterodattilo è capace di arrivare su qualsiasi pallone. Nella prima puntata avevamo analizzato come James Harden meriterebbe l’MVP quasi solo per l’apporto offensivo. Antetokounmpo distrugge le squadre avversarie in entrambe le metà campo. La sua azione tipo è stoppata con recupero ad altezze vertiginose, attacco in contropiede e schiacciata con terzo tempo iniziato da prima della lunetta. Giocate del genere hanno riportato la gente di Milwaukee intorno alla loro squadra. Prima dell’arrivo del greco la franchigia del Wisconsin era al centro di pericolose discussioni su un trasferimento verso altri lidi. Kobe Bryant ha sfidato tante stelle NBA a raggiungere dei traguardi: a Giannis ha chiesto di diventare MVP. Se è vero che la grandezza tende a riconoscere sé stessa, allora prima o poi questo premio dovrà vincerlo.

Giannis Antetokounmpo MVP. Perchè No?

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Giannis Antetokounmpo e LeBron James.

Quello che più lo allontana dalla corsa al titolo di MVP è la sua giovane età. Che lo rende nello stesso tempo non ancora prontissimo ad un riconoscimento simile, e spaventoso per i margini di miglioramento che ancora può avere. L’aspetto da migliorare innanzitutto è il tiro. The Alphabet Man non è affidabile da oltre l’arco, e nemmeno implacabile dalla media distanza. Nel basket moderno questi sono aspetti fondamentali, ma a Giannis rimane ancora tantissimo tempo per costruirsi un tiro rispettabile. Non sarebbe il primo e nemmeno l’ultimo a farlo dopo qualche anno di NBA. Un esempio? LeBron James, a 34 anni, non ha mai tirato così bene. La chiamata in ballo del Re non è casuale, perchè il potenziale di Antetokounmpo ha fatto pensare al greco addirittura come uno dei possibili eredi al trono. Riuscendo a tirare con percentuali più alte, raggiungerebbe lo stesso livello di pericolosità di Kevin Durant, ma con un fisico più esplosivo. I votanti dell’MVP potrebbero tendere ad aspettare ancora che questo avvenga per premiarlo.

Giannis Antetokounmpo MVP: le statistiche

Quando si tratta di stoppare l’avversario, Giannis risponde presente.

In questa stagione Antetokounmpo viaggia a quasi 30 punti di media, con il 54% dal campo ed il 27% da 3 punti. Questo non significa altro che pur non potendo contare sulle sue doti balistiche, riesce ad arrivare a canestro con continuità ed essere comunque un realizzatore di primo livello. Per la prima volta dall’arrivo negli Stati Uniti, il greco ha anche una doppia-doppia di media. Esattamente 10.6 rimbalzi a partita in nemmeno 3 minuti in più rispetto all’anno scorso. Che fosse una forza della natura era già chiaro, ma in questa stagione sta giocando con molta più aggressività, e comincia anche a ragionare come una delle menti più brillanti della NBA. Oltre a punti e rimbalzi, Giannis smazza almeno 4 assist a partita e stoppa o recupera almeno due possessi degli avversari. Mettere in campo tutto questa roba permette ai Milwaukee Bucks di non partire sconfitti praticamente contro nessuno: giocare contro una macchina del genere significa che difficilmente riuscirai a dargli 30 punti.

Squadra da MVP?

 

Jason Kidd

Jason Kidd, coach dei Milwaukee Bucks.

Questo potrebbe essere un punto a favore oppure uno svantaggio. I Milwaukee Bucks sono una squadra abbastanza completa, sulla carta. L’arrivo di Eric Bledsoe non costringe più Giannis a portare palla ad ogni azione, ma si tratta di un altro tiratore non esattamente infallibile. Le condizioni spesso non ottime di Jabari Parker e Khris Middleton fanno di Milwaukee una squadra piuttosto indecifrabile. Viene sempre da chiedersi che cosa avrebbero potuto fare se fossero stati bene tutti insieme, ma non è quasi mai successo. Avere una squadra non troppo competitiva potrebbe allontanare lo pterodattilo dai palcoscenici più importanti, ma paradossalmente anche aiutarlo a raggiungere il premio individuale. Come già detto, in America spesso vengono premiati i grandi risultati personali, arrivati in squadre non eccellenti.

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