Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Giannis Antetokounmpo: la storia del “re che è arrivato dal mare”

Giannis Antetokounmpo: la storia del “re che è arrivato dal mare”

di Giacomo Seca
Giannis Antetokounmpo

8. MVP! MVP! Ma…

Perché, se possibile, l’anno successivo è ancora meglio dell’anno prima!

Antetokounmpo migliora tutte le sue medie, arrivando a 29,5 punti, 13,6 rimbalzi e 5,6 assists a partita. Cerca anche di modificarsi, di evolversi. Aumenta sensibilmente i tiri da 3 tentati a partita, cerca di ampliare il suo gioco, provando a capire quello che gli è mancato fino ad allora per vincere.

A livello di squadra, poco da segnalare: il roster è praticamente identico, se non per la cessione (importante) di Brogdon e per l’arrivo in squadra di… Thanasīs! Che raggiunge il fratellino nel Wisconsin.

Milwaukee è il solito carrarmato, arriva anche a vincerne 18 consecutive finché… finché arriva il Covid: stagione interrotta e tutti nella bolla a fine luglio.

Alla fine della stagione le partite giocate saranno 73, e il record recita 57-16: di nuovo primi ad Est.

Il 18 agosto iniziano i playoffs, contro i Magic. Sorpresi in gara 1, i Bucks non hanno problemi nelle successive 4 gare. E prima di gara 5, per questioni extra-campo, la squadra si rende protagonista di una scelta forte e a dir poco storica.

Al secondo turno ci sono gli Heat di Jimmy Butler.

Gli Heat vincono gara 1: Ok, che problema c’è. Gli Heat vincono gara 2: Beh, sarà dura ma ce la faranno. Gli Heat vincono gara 3: Cosa?

I Miami Heat, alla fine, vinceranno la serie 4-1, tra lo stupore generale e senza evidenti difficoltà. Alla fine, Miami arriverà poi alle Finals dove perderà contro LeBron&Co. E tra quei “Co” c’è anche Kōstas! Il più piccolo dei tre fratelli riesce a vincere il titolo prima degli altri due, soprattutto prima di Giannis, seppur da più che comprimario.

Nella serie contro i Bucks, quello che ha colpito è che la squadra della Florida ha letteralmente distrutto e mazzolato la squadra da due anni dominatrice della Eastern Conference. Se mentre, però, quello con i Raptors sembrava un incidente di percorso, quello contro la squadra di Spoelstra e Riley è sembrata per tanti come la chiara dimostrazione di due cose:

  • Mike Budenholzer non è un allenatore da titolo;
  • Giannis Antetokounmpo non può essere la stella di una squadra da titolo.

È stato evidente un po’ per tutti come nella serie Budenholzer sia stato sportivamente “malmenato” da Spoelstra, che è sembrato sempre un passo e un aggiustamento avanti. Ha ingabbiato Milwaukee e la sua star, con una difesa 5-fuori, Antetokounmpo palla in mano e chiudiamo l’area quando entra dentro. Ovviamente non così semplice e banale, però è stato lampante di come Milwaukee non sia riuscita ad elaborare niente di nuovo, o quantomeno provarci, per cambiare il corso degli eventi.

A rendere tutto meno amaro (o forse no), dieci giorni dopo l’eliminazione, Giannis conquista il suo secondo e meritato premio di MVP. Superando questa volta LeBron nella classifica ed entrando nella ristretta cerchia di back-to-back MVP.

Sulla storicità dell’evento non diremo di più, anche perché basta vedere tutto quello scritto prima. E per non farsi mancare nulla nel suo palmares individuale, viene eletto anche miglior difensore della stagione. Con lui, solo Hakeem (con cui condivide le origini Yoruba, la H iniziale nel nome fu aggiunta successivamente al suo arrivo in America) e Michael Jordan sono riusciti in questa doppietta.

La Storia dello sport continua a baciarlo. Ma a Giannis a quel punto interessa relativamente. Il suo obiettivo è uno ed uno soltanto.

Tra la stagione che finisce e quella che inizia però non c’è nemmeno una lunga pausa ad aiutarlo, dato che a dicembre si deve tornare in campo. A tutto ciò, si aggiunge il fatto che alla fine dell’anno successivo sarebbe finito il contratto con i Bucks.

Le voci si fanno insistenti. Tra chi dice che deve per forza rinnovare, a chi dice che l’unico modo che ha per vincere è quello di unirsi a un superteam, che ormai va tanto di moda.

Dopo la batosta presa, si pensa che vincere un titolo, perlomeno in Wisconsin, sarà per il greco un’impresa quasi impossibile.

E diciamoci la verità, l’abbiamo pensato un po’ tutti a quel punto.

“Non penso troppo a cosa farò in futuro, ma so che voglio continuare a migliorare. Quando arriverà il momento parleremo anche del contratto, ma se abbiamo tutti lo stesso obiettivo, non vedo perché non possa restare a Milwaukee per i prossimi 15 anni”.

Giannis Antetokounmpo sulla sua permanenza ai Bucks

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