7. MVP!
Con 78 voti su 101 per la prima posizione, Giannis Antetokounmpo vince il premio di MVP della stagione. Adesso sì, è in cima alla NBA.
Durante la premiazione, si lancia, con perfetto inglese, in uno dei discorsi per il premio più sentiti di sempre.
Un riconoscimento meritato, storico. Storico perché è europeo (prima di lui solo Dirk Nowitzki, a cui va ovviamente aggiunto Nikola Jokić), storico perché è il terzo più giovane di sempre (dopo Rose e James), storico perché è solo il secondo della storia per i Bucks (con Kareem). Ma al di là delle statistiche, è storico per la sua, di storia.
Dove è partito, cosa ha vissuto, dove è arrivato.
Perché Giannis non è solo europeo e non è solo greco. È un greco nero, uno di quei tanti immigrati che in diverse parti del mondo vengono visti male, derisi, umiliati. E sì, è probabilmente “solo un giocatore di basket”, ma bello o brutto che sia, siamo tutti in grado di vedere l’importanza sociale che possono rivestire giochini come può essere la pallacanestro.
E su questo argomento possiamo citare proprio lui stesso, con un aneddoto lasciato volutamente indietro.
Rifacciamo un breve salto nel tempo, siamo di nuovo con Giannis poco più di un bambino.
Come abbiamo detto, è vero che Antetokounmpo non voleva giocare a basket ma a calcio, ed è vero che è stato grazie a Spiros se ha creduto nella pallacanestro. Ma il primo vero impatto con il Gioco, risaliva a qualche anno prima che entrasse nel Filathlitikos.
Precisamente nel 2006, precisamente durante i mondiali di basket. Sofoklis Schortsanitis, oggetto di culto per la pallacanestro greca e non, durante la storica semifinale mondiale tra Team USA e la Grecia, infilò 14 punti in 17 minuti, aiutando i suoi a superare gli inarrivabili americani. Che a quel tempo tanto inarrivabili non erano più.
Secondo la versione di Giannis è lì che ha capito che il suo corpo poteva essergli utile per diventare qualcuno nello sport, che nonostante fosse nero, immigrato e visto spesso in modo malevolo “noi, figli di immigrati, potevamo diventare dei veri atleti. Sofoklis ci ha dato speranza“
E così che spesso vanno le cose. Ricevere e dare.
Perciò, quel premio di MVP non può essere considerato simile a tutti gli altri, ma dev’essere inquadrato in un contesto più ampio. Un altro esempio, andate a vedere le reazioni di altri grandi atleti nigeriani di fama mondiale, e vi renderete conto che quel premio, questa volta, è stato qualcosa di più.
Certo, non staremo qua a dire che Antetokounmpo sia riuscito a cambiare il mondo o che mai lo farà, ma è sicuramente un esempio positivo e non va banalizzato.
E figuratevi, se in tutta questa bontà, l’azienda di Topolino non avrebbe fiutato l’affare. Poco dopo la conquista del premio di MVP, infatti, la Disney ha annunciato di aver messo in pre-produzione un biopic sulla vita di Giannis, dall’originale titolo “Greek Freak”, di prossima uscita e in cui il greco sarà interpretato da Uche Agada. Non sappiamo il tipo di preparazione fatta per il ruolo, ma in bocca al lupo.
Scherzi a parte, nel 2019 la vita di Giannis sembra aver già toccato il suo picco. Sono lontani secoli i tempi in cui Dimitris Matsagas, un loro vicino di casa, regalava al piccolo Giannis dei nuovi vestiti perché non poteva permettersene di nuovi.
Ora i tempi sono nuovi. E quelli no, non sono ancora finiti.
“Ogni giorno che metto piede sul parquet penso sempre a mio padre e questo mi motiva e mi spinge a giocare di più e ad andare avanti. Anche quando il mio corpo è dolorante, anche quando non ho voglia di giocare, mi presenterò sempre e farò sempre la cosa giusta”
Giannis Antetokounmpo dal suo discorso di MVP