5. La crescita dei Bucks
L’esplosione c’è stata. Giannis entra nella stagione 2017-2018 con tutti gli occhi puntati addosso. Sono in pochi, però, a pensare che il greco possa fallire.
E infatti, l’inizio è a dir poco devastante.
Nelle prime 5 partite, segna qualcosa come 175 punti, compreso il suo nuovo career high: 44, contro Portland. Alla fine dell’anno, i punti sono 27 di media, con 10 rimbalzi.
La squadra finisce settima nella non irresistibile Eastern Conference, e viene eliminata al primo turno, dopo una battaglia di 7 gare, dai Boston Celtics.
Il gruppo è rimasto sostanzialmente quello, con l’aggiunta di Eric Bledsoe. I giocatori stanno crescendo. Giannis è sempre più stella. Eppure qualcosa manca, è tangibile.
La dirigenza è consapevole che deve fare qualcosa. Il primo segnale, importante, avviene il 22 gennaio 2018, Jon Horst, direttore generale dei Bucks, chiama Jason Kidd e lo esonera dopo 4 stagioni.
La scelta di per sé non è sbagliata, Kidd non aveva dimostrato quello che in molti pensavano potesse dimostrare, ed in più era in un momento particolarmente non facile della sua vita personale.
Giannis, però, era molto affezionato all’Hall of Hamer, tant’è che lo stesso Kidd ha rivelato che poche ore prima che arrivasse il suo esonero ufficiale, il greco lo ha chiamato dicendogli “Coach, non è giusto quello che stanno per fare. Cosa posso fare? Chiamerò i proprietari, chiamo il mio agente”.
Kidd lo ha rassicurato, dicendogli che non avrebbe dovuto fare nulla ed era giusto così. E dopo l’ufficialità del suo sollevamento dall’incarico, non ha potuto che spendere enormi parole di gratitudine, sia sulla lealtà del suo giocatore, sia sulla possibilità di averlo potuto allenare. Tutto bene tra loro, almeno fino all’uscita dell’autobiografia del greco…
Il “traghettatore” è, come spesso accade, l’allora assistant coach Joe Prunty, che finisce l’avventura in seguito all’eliminazione ai playoffs.
Quell’estate, si cambia. Anche letteralmente, dato che si abbandona il vecchio e storico Bradley Center per andare a giocare nel nuovissimo Fiserv Forum.
Ma la svolta principale arriva circa un mesetto prima dell’estate, il 17 maggio, quando viene assunto coach Mike Budenholzer.
Dopo una vita come assistente di Popovich agli Spurs, dal 2013 al 2018, coach MikeB è stato il capo allenatore degli Atlanta Hawks. L’apice lo ha raggiunto nel 2015, quando condusse la squadra della Georgia ad un record di 60 vittorie e 22 sconfitte, secondi in tutta la NBA. Alla fine dell’anno, Budenholzer vinse anche il premio come miglior allenatore, facendo pensare in molti ad Atlanta poteva succedere qualcosa di importante.
Negli anni successivi, però, la squadra era calata, culminando la discesa proprio alla fine del 2017, quando dopo l’ennesima delusione playoffs, la dirigenza decide per il rebuilding.
Alla fine del 2018, infatti, la squadra non arriva nemmeno alla post-season e gli Hawks e Budenholzer, di comune accordo, decidono di separarsi.
Jon Horst è convinto che sia lui l’uomo giusto e lo assume.
Al draft del 2018, i Bucks scelgono l’italoamericano Donte DiVincenzo, mentre il resto del roster rimane praticamente invariato.
Alla fine del primo anno Budenholzer, con una squadra identica a quella dell’anno precedente, ripete esattamente quanto fatto con gli Hawks nel 2015. Il record recita 60 vittore.
Solo che la differenza sostanziale tra le due squadre è che quegli Hawks non avevano nessuno comparabile al 34.
Ma ci sono state poche squadre che possono vantarsi di aver avuto qualcuno come la versione 2018-2019 del greco.