9. Il primo titolo NBA
All’alba della stagione 2021, che inizia a dicembre, Antetokounmpo ha qualcosa di diverso. Sembra più calmo del solito, tranquillo, anche un po’ più mentalmente fuori dai riflettori.
Sarà anche dovuto al fatto che, il 15 dicembre, silenzia le tante, tantissime voci che avrebbe sentito per tutta la stagione, quando sigla il rinnovo contrattuale con i Bucks. Cifre monstre questa volta (5 anni, 228 milioni), sì, ma stavolta non c’è nessuno che ha la minima cosa da ridire.
Come già detto, sulle questioni di campo sono in più di uno a dire qualcosa.
A soli 26 anni, Giannis è già costretto a dimostrare che è di più di un clamoroso giocatore da highlights, che è in grado di essere il primo violino di una squadra da titolo. Fino a 20 anni era praticamente sconosciuto. Nei successivi sei doveva portare il fardello di essere diventato così forte.
Milwaukee conduce una buonissima stagione, che fortunatamente per loro passa molto sottotraccia, complice anche “l’arrivo” ad Est dei nuovi Brooklyn Nets, che riempiono le pagine dei giornali e su cui sono in pochi a non credere che saranno loro la grande favorita per il titolo.
A livello di numeri, la solita stagione di rito: 28 punti, 11 rimbalzi e quasi 6 assists a partita.
A livello di gioco, però, è molto diverso rispetto all’anno precedente: meno tiri da 3, più tiri da 2, meno portatore di palla e più tagliante e ricevitore in movimento. Ma è tutta la squadra ad aver cambiato i suoi dettami.
E qui c’è la vera novità, cioè che per la prima volta da 3 anni Milwaukee “rivoluziona” il roster.
Un mese prima dell’inizio della regular arriva Jrue Holiday, grande uomo di mercato da un paio d’anni e vero regolatore ed equilibratore della squadra. I Bucks vanno all-in per lui. Ed effettivamente è un colpo fondamentale e che verrà dimostrato nei playoffs, dato che durante la stagione l’ex giocatore dei Pelicans avrà anche diversi problemi con il Covid. A metà marzo, poi, arriva anche PJ Tucker: “cagnaccio” difensivo se ce n’è uno.
Al primo turno Playoffs c’è la rivincita contro gli Heat. “Ci risiamo?” è la grande domanda. La serie finisce con uno sweep senza possibilità di repliche: 4-0 Bucks.
Al secondo turno, i tanto chiacchierati Nets.
L’atmosfera sale, l’adrenalina è tangibile. In città tutti sono tutti elettrizzati, tanto da rendere la zona del Fiserv popolosa come una città.
La serie è bellissima, intensa. I Nets sono oggettivamente rimaneggiati causa infortuni (Irving fuori, Harden a metà del mezzo servizio), ma comunque si arriva alla decisiva gara 7.
A 1 secondo dalla fine dei regolamentari, con i Bucks sopra di due, Kevin Durant mette a segno un turnaround jumper folle. Ma il tiro è da due, o se volete KD ha le scarpe troppo grandi. Si va all’overtime, dove vince Milwaukee. Per Giannis sono 40 e 13 nella gara decisiva.
Nelle Finali di Conference incontrano gli Hawks, trascinati dalla loro esuberanza e gioventù. Ma Milwaukee è più forte e vince 4-2: arriva il primo titolo di campioni dell’Est nella storia dei Bucks. Di titoli di Conference ne aveva già vinti due, nel 1971 e 1974, ma allora giocavano ancora ad Ovest.
Adesso, non rimane che la serie Finale. Le prime Finals di Giannis. Le prime Finals nella carriera di tutti i giocatori a roster. Dall’altro lato, un’altra squadra che sembra baciata dal destino: i Phoenix Suns di Chris Paul.
Anche CP3 è al primo ballo nelle Finals in carriera e viene spinto da tanta stampa e giocatori. È innegabile che se lo merita, è vero. Ma qualcuno deve pur perdere.
Due partite e siamo 2-0 Suns, in Wisconsin sembra che tutto stia sfuggendo, ancora. Ma dopo due gara si torna 2-2, con una stoppata nel finale di Giannis su Ayton che non ha nessun senso.
E poi c’è gara 5, ed eccolo qui il cambiamento che serviva. Sul +1 Bucks, a 18 secondi dalla fine, Jrue Holiday, l’uomo arrivato per puntare al titolo, strappa la palla dalle mani di Devin Booker, si invola verso la metà campo avversaria e alza un alley-oop su cui arriva l’uomo venuto da Sepolia, che schiaccia proprio sulla testa di Paul.
Milwaukee sigilla gara 5, e in gara 6,al Fiserv Forum, di fronte i suoi tifosi, non può sbagliare: 105-98, 4-2, 50 di Antetokounmpo. 21 luglio 2021, dopo 50 anni, i Milwaukee Bucks sono i vostri campioni NBA. Giannis è, ovviamente, l’MVP delle Finals.
In molti si sono domandati del valore reale del titolo, di quanto possa essere valutabile dopo una stagione così concentrata, con pochissimi giorni di off-season e costellata di infortuni che hanno sicuramente minato tante squadre, anche le più accreditate.
Ma un titolo è sempre un titolo, e rimarrà così per sempre.
Tra dieci, cento anni, quando si andrà a leggere l’albo d’oro della NBA, i campioni della stagione 2020-2021 saranno sempre i Milwaukee Bucks. E il loro migliore giocatore sarà sempre Giannis Antetokounmpo.
Sentiamo spesso parlare di storie di giocatori predestinati o di giocatori che sembravano non avere nessuna dote speciale dalla loro parte e invece ce l’hanno fatta.
Qui siamo di fronte a qualcosa di diverso e di un po’ di tutto. Qualcuno con una dote speciale, visibile a tanti, ma che era predestinato ad una vita misera, come purtroppo ne sentiamo tante al giorno d’oggi.
Volendo fare retorica, in un mondo in cui dove nasci e come nasci diventa spesso una montagna insormontabile, Giannis ha assunto, prima inconsapevolmente e poi no, il ruolo di supereroe.
Il ruolo di qualcuno a cui generazioni guarderanno, pensando che non è mai troppo tardi per poter sperare in qualcosa di diverso.
Ed è diventato tutto questo con fermezza, fierezza e senso di responsabilità.
Da vero Yoruba. Da vero “Re che è arrivato dal mare”.