40 – Karl-Anthony Towns
Towns ha passato un anno e mezzo difficilissimo a livello personale. Ha perso la madre Jaqueline e tanti familiari a causa del Covid e ha contratto il virus egli stesso dopo poche partite di stagione regolare lo scorso anno. Il basket passa in secondo piano ma anche in condizioni così particolari “KAT” ha prodotto: 24.8 punti e 10.6 rimbalzi di media, con 4.5 assist a partita. In attacco Karl-Anthony Towns gioca nella stessa lega di Anthony Davis e Giannis Antetokounmpo, per citare due pari ruolo. La sfida è trasformare cifre e talento in pallacanestro vincente a Minnesota.
39 – CJ McCollum
Quella 2020\21 è stata tecnicamente la migliore in carriera per CJ McCollum (ed era iniziata davvero alla grande, prima dell’infortunio al piede destro), giocatore che nel 2019 dopo aver giustiziato i Nuggets ai playoffs in gara 7 in trasferta sembrava pronto a esplodere. E’ invece rimasto lo stesso (un gran giocatore, s’intende) e Portland ha deluso lo scorso anno. Dopo 7 anni il tandem con Damian Lillard sembra mostrare la corda in campo, soprattutto in difesa. Che sia arrivata l’ora di vederlo altrove?
38 – Nikola Vucevic
I Bulls hanno impiegato due prime scelte future per prelevarlo da Orlando e metterlo accanto a Zach LaVine. Il Covid ha spento presto le speranze di rimonta playoffs di Chicago lo scorso anno rimandando tutto al 2022, “Vooch” resta un giocatore di grande classe, efficace in attacco e una doppia doppia assicurata ogni sera. Particolarmente importanti saranno le sue doti di playmaking, per una squadra ancora priva di una vera point guard (no, Lonzo non lo è), lo scorso anno ai Bulls 3.9 assist di media a partita.
37 – Clint Capela
Ancora difensiva degli Atlanta Hawks finalisti di conference, una bella rivincita per Capela che i Rockets avevano scaricato alla trade deadline 2020 per buttarsi su Robert Covington e la small ball. Miglior rimbalzista NBA lo scorso anno con 14.3 palloni catturati a partita, Clint Capela ha chiuso col secondo miglior plus\minus della squadra dietro a Trae Young. Imprescindibile in difesa per Atlanta, che di grandi stopper non abbonda, il front office lo ha blindato con un prolungamento di contratto per altre due stagioni. Il dato: gioca nella NBA dal 1975 ma ha ancora 27 anni, manco il conte Dracula.
36 – De’Aaron Fox
Una teoria della cospirazione lo vuole ai Sixers in cambio di Ben Simmons. La realtà è che nemmeno i Sacramento Kings potrebbero arrivare a tanto, dopo aver scelto Marvin Bagley III e non Doncic (Vlade, Vlade…), dopo aver preferito Hield a Bogdanovic e confermato Luke Walton in panchina. Se negli USA esistessero gli ultràs sarebbero coi fumogeni e gli striscioni sotto la sede della società a cantare “non ci meritate, non ci meritate”. 25 punti e 7 assist di media lo scorso anno, De’Aaron Fox lavora per diventare più pericoloso da tre punti (32% su 5 tentativi a partita) e per tirare meglio i tiri liberi, che si guadagna con grande efficacia (7.2 a partita). La cosa positiva è che nonostante gli errori i Kings dispongono di tanto talento vero con Fox, Haliburton, Barnes, Holmes, Hield, Davion Mitchell e Chimezie Metu.
35 – Domantas Sabonis
9 triple doppie in stagione per Sabonis Jr, una doppia doppia di media e la seconda convocazione all’All-Star Game in carriera. La stagione dei Pacers è stata come detto deludente, ma Domantas Sabonis continua a migliorare e aggiungere pezzi al suo gioco. Il trio con Brogdon e LeVert è davvero intrigante per il suo potenziale anche difensivo, i Pacers dovranno ottenere il massimo possibile dalla ormai inevitabile trade per Myles Turner ma potrebbero inserirsi a sorpresa in qualche “giro grosso”. Gli asset non mancano…
34 – Brandon Ingram
Brandon Ingram ha giocato due stagioni pressoché identiche ai Pelicans, dimostrando almeno a livello di produttività offensiva di non aver patito la crescita di Zion Williamson al suo fianco. Ora i Pels hanno cambiato pelle e allenatore, Devonte’ Graham e Jonas Valanciunas sono due aggiunte di valore, dai Bulls sono arrivati Garrett Temple e Tomas Satoransky. Non tutte le squadre possono vantare un duo under 25 come Ingram e Zion, tutt’altro, la prossima stagione sarà fondamentale per capire se i due possono giocare assieme con profitto.
33 – Deandre Ayton
Ayton ha fatto un passo indietro per farne tre avanti. Convinto e aiutato da Chris Paul e coach Monty Williams, l’ex Arizona ha rinunciato a tiri e possessi per diventare il perno difensivo di una delle migliori squadre NBA nella propria metà campo, un progresso non indifferente per un giocatore che al suo anno da rookie era (in una cattiva squadra) sostanzialmente perso sotto il suo canestro. I suoi playoffs sono stati un piccolo capolavoro, Ayton si è fermato solo contro un grandissimo Giannis Antetokounmpo, e una grande vittoria per i Suns, che dopo averlo preferito a Doncic e Young al draft hanno tratto il meglio dal loro centro.
32 – Jrue Holiday
Vincere il titolo NBA al primo anno in una nuova squadra non ha prezzo. Holiday è stato star dove doveva esserlo, ovvero in difesa e soprattutto alle finali NBA dove ha imbrigliato Chris Paul e scippato Devin Booker in una giocata difensiva diventata instant classic nei secondi finali di gara 5. In attacco ha avuto qualche passaggio a vuoto al tiro ma anche viaggiato a 8.7 assist di media ai playoffs. C’è poco da aggiungere: quello dei Bucks è a tutti gli effetti un big three, e quando vinci il titolo NBA da protagonista entri in un club ristretto.
31 – Klay Thompson
Dove posizionare Klay Thompson? Senza infortuni sarebbe nella Top 20, Klay non gioca da due lunghe stagioni ma la sua storia merita rispetto, quindi sperando di rivederlo forte come nel 2019 eccolo a ridosso dei primi 30. Dovrebbe tornare in campo per Natale, forse prima: il suo rientro sarà uno dei grandi temi della nuova stagione NBA. Il dato: il 40.2% al tiro da tre punti del 2018\19 è il peggiore in carriera. Una macchina, praticamente.
2 commenti
Buongiorno, mi sono sorpreso per l’assenza di Kawhi Leonard: fuori dai top 100?
Buongiorno, è scritto all’inizio, Leonard e Murray non sono stati inseriti perché infortunati e fuori per tutta la stagione, a meno di sorprese