La parola “resilienza” deriva dal latino resalio ed indica la capacità di far fronte in maniera positiva ad un evento traumatico o un periodo di difficoltà, un termine abusato dai giovani di oggi che ancora non hanno affrontato le vere intemperie della vita: Derrick Rose, ex All-Star NBA, non ha ancora raggiunto la fase degli “anta” ma ha provato sulla sua pelle molte esperienze dolorose: 15 infortuni da quando è entrato nella lega, tra cui una rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro che ne hanno frenato l’ascesa all’olimpo del basket.
“Too big, too strong, too fast” ma anche “too fragile”. Il suo corpo non ha supportato tutto lo sforzo a cui ogni sera veniva sottoposto e in quella notte contro Philadelphia ha totalmente ceduto. Da allora una lunga serie di acciacchi, contestazioni e malesseri psico-fisici che lo avevano convinto anche ad appendere le scarpe al chiodo. Minnesota era diventata l’ultima spiaggia; Thibodeau non aveva mai smesso di credere nel suo pupillo e lo ha voluto con sé a tutti i costi. Nessuno però sembrava credere nella sua rinascita, almeno non prima di questa annata. Ma andiamo con ordine: ripercorriamo tutte le principali tappe della carriera dell’ex Bulls, dalla high school fino ai giorni nostri, cercando nel frattempo di rispondere alla fatidica domanda: “Chi è Derrick Rose?”.
Chi è Derrick Rose? La storia personale
Derrick Rose nasce a Englewood, in uno dei quartieri più malfamati di Chicago dove le gang criminali la fanno da padrone. La madre Brenda cresce quattro figli senza un marito che le stia accanto, è pertanto lei che si occupa della loro educazione. Derrick si appassiona immediatamente al basket: è un gran tifoso dei Bulls e trascorre interi pomeriggi al campetto vicino casa cercando di emulare il suo scontato idolo, Micheal Jordan. Viene selezionato dalla Simeon Carrer High School, nota per la sua fama cestistica ma non certo la più tranquilla delle scuole. Qui ha giocato Ben Wilson, il classico predestinato pronto a dominare la NBA. Se nessuno ha mai sentito parlare di lui è perchè in NBA non ci è mai arrivato, ucciso da un coetaneo per una occhiataccia.
Rose rimane talmente colpito da questa storia da scegliere in suo onore la maglia numero 25 e giurare di esaudire il sogno di Wilson. Trascina la sua squadra a due titoli statali consecutivi attirando l’attenzione di molti college. Ormai è una celebrità, tutti i suoi cittadini, comprese le gang, lo ammirano e vengono ad assistere alle sue straordinarie performance. Un clamore del genere nella città del vento non si vedeva dai tempi di Michael Jordan.
Primo step: Memphis University
Indiana lo corteggia a lungo senza però affondare il colpo decisivo, cosi Derrick Rose sceglie Memphis University, dove allena John Calipari. Lascia Chicago, lascia il ghetto, per iniziare una vita da studente universitario. Con lui i Tigers fanno il salto di qualità: 33 vittorie e una sconfitta nella prima stagione. La squadra di Rose si fa valere anche al torneo NCAA fino ad arrivare alla finalissima contro i Kansas Jayhawks. Rose chiude a 17 punti, 6 assist e 6 rimbalzi ma sbaglia il tiro libero decisivo. Non basta la tripla miracolosa di Mario Chalmers, Kansas dilaga all’Overtime e condanna i Tigers ad una dolorosa sconfitta.
Lo sbarco nella lega: Draft NBA 2008
Al termine della stagione, dopo solo un anno di apprendistato, si dichiara eleggibile al Draft. Quella selezione regalò al mondo qualche All-Star (Russell Westbrook, Kevin Love, Serge Ibaka), un paio di buoni gregari (Danilo Gallinari, Eric Gordon, Brook Lopez), delle promesse mancate (Micheal Beasley e O.J. Mayo su tutti) e tanti giovani finiti oggi nel dimenticatoio (Joe Alexander, Jason Thompson e Brandon Rush, tutti selezionati prima della quindicesima scelta). Rose viene chiamato con la prima scelta assoluta dalla sua squadra del cuore, la franchigia della sua città natale, i Chicago Bulls.
Chi è Derrick Rose oggi sul parquet
Rose non ha mai palesato problemi di ambientamento, al college cosi come nella NBA. Diventa il primo rookie dei Bulls a realizzare più di 10 punti nelle prime gare stagionali, viene selezionato per il Rookie Challenge all’All-Star Game e al termine della regular season alza il premio di Rookie of The Year.
Grazie alle sue prestazioni Chicago torna a respirare l’aria dei playoffs dove al primo turno si scontra con i Boston Celtics. Il debutto di Rose nella post-season non poteva che essere memorabile: Con 36 punti, 11 assist e 4 rimbalzi eguaglia il record di punti stabilito da Kareem Abdul-Jabbar per un esordiente. Poco importa che la serie sarà vinta dai Celtics, nemmeno MJ aveva siglato 20 punti di media alla sua prima stagione. Le annata successive sono un continuo crescendo per il nuovo idolo di Chicago che, malgrado qualche infortunio alla caviglia, partecipa più volte all’All-Star Game e conduce i suoi ai playoffs pur non raggiungendo mai le tanto agognate Finals. Il 2011 coincide con la sua definitiva consacrazione: D-Rose chiude la regulas season con 24.6 punti, 8 assist e 4.6 rimbalzi di media tirando con il 38% da oltre l’arco. I Bulls finiscono in vetta alla NBA forti di un record da 62 vittorie vittorie e 20 sconfitte. Tutto ciò gli vale il premio di MVP della regular season, il più giovane di sempre a ricevere tale riconoscimento. Chicago si sbarazza agevolmente di Indiana e Atlanta ma si arrende alla Miami dei Big-Three dopo cinque partite.
Nonostante il mancato appuntamento con le Finals, la sensazione è che l’anello, che manca dai tempi di Jordan, sia vicino. I Bulls hanno il giocatore più forte del pianeta a cui fa seguito un roster giovane e di talento. Ma Rose non aveva ancora fatto i conti con quella maledetta sfortuna che lo accompagnerà per il resto della carriera: ai playoffs della stagione successiva riporta contro i Sixers la rottura del legamento crociato anteriore sinistro.
Derrick rimane ai box per più di un anno. Nonostante i medici gli avessero dato l’ok a scendere i campo, non si sente in forma e si tira indietro. Torna nel 2013 ma gioca solo 10 partite. A novembre infatti si infortuna gravemente al menisco mediale del ginocchio destro. La terapia da seguire, operarsi o meno, tiene i fan di Chicago col fiato sospeso. Alla fine Rose opta per l’intervento chirurgico saltando però un’altra intera stagione. I Bulls nel frattempo scoprono il talento di Jimmy Butler e uniscono al roster il veterano Pau Gasol. L’anno dopo hanno anche loro un Big-Three con cui accendere la scalata al titolo. Dopo un’ottima regular season, si qualificano ai playoffs dove si sbarazzano dei Bucks al primo turno. Rose sembra giocare con paura, predilige il jumper, raramente scatta in penetrazione, ma continua a rivelarsi un fattore per la sua franchigia. Il buzzer beater con cui affonda i Cavs in gara 3 assomiglia ad un trampolino di rilancio, la rivincita di un uomo a cui la fortuna ha voltato le spalle troppo presto.
E invece si rivela un fuoco di paglia: LeBron vince le successive tre partite confermandosi la bestia nera dei Bulls. Rose entra in un vortice nero apparentemente senza fine. La stagione 2015\16 si apre con un infortunio all’occhio e si chiude con un nuovo infortunio alla gamba destra. I fan cominciano a voltargli le spalle cosi come la dirigenza, che nomina Butler “uomo-franchigia” e cede il suo numero 1 ai New York Knicks. Nella Grande Mela però, dopo un incoraggiante inizio, l’ennesimo problema al menisco lo costringe sotto i ferri per la terza volta.
In estate firma un contratto al minimo salariale con i Cleveland Cavaliers con cui però si distacca a febbraio tramite buyout. Rose, falcidiato dagli infortuni e con il morale sotto le scarpe, medita a neanche trent’anni un ritiro anticipato su cui però il suo vecchio mentore Thibodeau riesce a farlo dissuadere. I Timberwolves infatti gli offrono un posto nel roster fino al termine della stagione che poi viene prolungato per quella successiva. Nel 2018 sembra tornato la giovane stella del passato, quella dell’MVP, quella che destabilizzava gli avversari a suon di crossover e rapidi cambi di direzione. I 50 punti segnati nella notte di Halloween sono stati il più bello “scherzo” che potesse regalare a se e ai suoi tifosi.
La stagione del rilancio a Minnesota vale a Derrick Rose un nuovo contratto, un biennale con i Detroit Pistons.La squadra non accede ai playofs nel 2019\20 anche a causa dei problemi fisici di un’altra star NBA non fortunata su questo piano, Blake Griffin, ma la stagione a livello personale per Rose è ottima: 18.0 punti di media a partita, con 5.6 assist.
Chi è Derrick Rose? Vita familiare
Vita movimentata dentro e fuori dal campo per Rose. Sposato con Mieka Reese, con cui ha dato alla luce Derrick Rose Jr., l’ex Bulls ha divorziato nel corso del 2017 per poi fidanzarsi nel giro di qualche mese con la modella Alaina Anderson. I due ancora oggi convivono a Detroit e a marzo 2018 hanno dato il benvenuto alla loro primogenita Layla Malibu Rose.
Caratteristiche tecniche
Prima che subentrassero Westbrook e Wall, era D-Rose la point guard più veloce della lega. Quei cambi di mano solo apparentemente semplici, ma comunque bilanciati, sembravano inarrestabili per ogni difensore avversario. Gli infortuni alle ginocchia hanno stroncato il suo atletismo ma non certo il suo animo: Rose, dopo anni di duro allenamento, ha affinato la sua tecnica di tiro e migliorato le percentuali dal campo: nel 2018\19 a viaggiato con il 37% al tiro da tre punti. Come diceva la somma cantante Madonna: “Non importa chi sei, non importa quello che hai fatto, non importa da dove sei venuto, si può sempre cambiare, diventare una versione migliore di te stesso”.
Caratteristiche fisiche di D-Rose
Il tempo degli onori è ormai alle spalle, Rose non tornerà mai più quel concentrato velocità e atletismo ammirato nelle sue prime stagioni. E’ stato comunque una delle prime guardie sotto i due metri capaci di volare al ferro e schiacciare in testa agli avversari. Ne sa qualcosa Goran Dragic.
Il fisico di Derrick Rose ai raggi X:
- Altezza: 190 centimetri
- Peso: 86 chili
Premi e riconoscimenti
Fosse rimasto sano, chissà quanti altri premi avrebbe affisso in bacheca.
- MVP della regular season
- Rookie of the Year
- 1 volta inserito nell’NBA All-Rookie first team
- 1 volta inserito nell’All-NBA first team
Career-high e cifre in carriera
Chi è Derrick Rose? Forse i suoi massimi in carriera possono renderci l’idea.
- Massimo di punti: 50 contro gli Utah Jazz (31 ottobre 2018)
- Massimo di rimbalzi: 12 contro i New York Knicks (10 aprile 2011)
- Massimo di assist: 17 contro i Milwaukee Bucks (26 marzo 2011)
- Massimo di recuperare: 6 contro i New York Knicks (25 dicembre 2010)
- Massimo di stoppate: 3 contro i Dallas Mavericks (15 gennaio 2015)
Quanto guadagna Derrick Rose?
Derrick Rose ha firmato nel 2019 un contratto da due anni e 15 milioni di dollari con i Pistons, diventerà di nuovo free agent nel 2021. In carriera e di soli contratti NBA Rose ha già guadagnato oltre 155 milioni di dollari, Derrick Rose è anche uno degli endorse di punta di Adidas, con una serie signature di sneakers, le D Rose.
Chi è Derrick Rose quindi? O meglio, chi sarebbe potuto diventare? Forse avrebbe riportato Chicago alle Finals, forse sarebbe caduto comunque. In casi del genere si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. L’esperienza fallimentare ai Cavs e il timore di un ritiro annunciato hanno rappresentato il punto più basso della sua carriera da cui però Rose ha trovato la forza per rilanciarsi e tornare in cima. Oggi infatti sembra essere tornato (parzialmente) quello di un tempo, ma più completo e maturo.
Di fronte al recente, inatteso ritorno di fiamma tra Rose e la dea bendata, è difficile per chiunque rimanere distaccati, a maggior ragione se si considera l’immane carico di sfortuna che ne ha falcidiato la carriera. Anche perché in tutti questi anni, al netto dei parecchi errori commessi dentro e fuori dal campo, l’ex-Bulls ha comunque dimostrato un amore genuino e viscerale nei confronti del gioco. Il premio come “sesto uomo dell’anno” sarebbe la degna conclusione di una delle storie più romantiche e travagliate della recente storia NBA. Derrick fell, Derrick Rose.