Home Aneddoti NBA ESCLUSIVA – Intervista a Sergio Cerbone: “Curry persona umile. Walton ha dato continuità a lavoro di Kerr”

ESCLUSIVA – Intervista a Sergio Cerbone: “Curry persona umile. Walton ha dato continuità a lavoro di Kerr”

di Mario Tomaino

Un viaggio dall’Italia a San Francisco, realizzando il sogno di vivere negli States, la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, potendo raccontare un’esperienza unica. Tutto questo e tanto altro è racchiuso in ‘Warrior‘, il libro di Sergio Cerbone che ci fa rivivere il fantastico viaggio che ha portato i Golden State Warriors verso la vittoria del titolo NBA dopo 40 anni d’attesa attraverso le parole e le sensazioni dei protagonisti sul parquet. Noi di NBAPassion abbiamo avuto l’onore e il piacere di realizzare un’intervista a Sergio, nella quale ci ha parlato del suo libro, raccontandoci inoltre numerosi dettagli riguardanti la sua esperienza a contatto con l’ambiente dei Warriors e qualche interessante aneddoto su Steph Curry:

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– Innanzitutto ciao Sergio e grazie per averci concesso quest’intervista. Prima di iniziare, parlaci un po’ di te: chi è Sergio Cerbone?

Sergio Cerbone è un ragazzo che aveva il sogno di trasferirsi negli Stati Uniti e che a furia di provarci ce l’ha fatta trovando un lavoro a San Francisco. Non proprio una brutta citta’…

– Il titolo del tuo nuovo libro, Warrior, ha un chiaro riferimento alla franchigia campione NBA in carica. Da dove nasce l’idea e cosa dobbiamo aspettarci dalla sua lettura?

Da giornalista freelance per Basketissimo.com ho seguito i Warriors per tutta la stagione 2014-2015. Alla fine hanno vinto il titolo e poichè avevo collezionato una bella serie di storie intervistando i giocatori e stando a contatto con loro, ho pensato che questa potesse essere una storia interessante per qualcuno. Nel libro oltre a Steph Curry, parlo del mio trasferimento negli Usa, delle mie esperienze (da giocatore) nei playground della città e di quella volta che intervistai Kobe Bryant in italiano…

– Il libro ha la prefazione di un giornalista del calibro di Flavio Tranquillo, un’investitura importante. Cosa puoi dirci sul vostro rapporto?

Lo conosco da molti anni avendo realizzato il suo sito web personale. Poi l’ho re-incontrato durante le finali NBA sia alla Oracle Arena che alla Quicken Loans Arena e avendo vissuto qualche momento insieme, ho pensato di averlo all’interno del mio libro che ora ha decisamente un peso maggiore con il nome di “The Voice” in copertina.

– Stando a contatto con l’ambiente dei Warriors avrai sicuramente diversi aneddoti da raccontarci. Qual è quello che più ti ha colpito?

L’organizzazione, l’attenzione ai dettagli, il professionismo alla massima esponenza. Le squadre NBA sono delle vere e proprie aziende e Golden State è una ‘first class organization’ come dicono qua. I PR e gli addetti ai lavori sono tutti gentili e disponibili con i giornalisti e facilitano di molto il nostro lavoro.
Per quanto riguarda l’aneddoto, Steph Curry mangia un panino al burro di arachidi prima di ogni partita. Lo fece anni fa per la prima volta e vinse la partita, da allora ripete sempre questo rituale scaramantico.

– Da semplice ‘apparizione’ a campioni NBA. Quale episodio credi abbia sancito la consacrazione dei Golden State Warriors?

Battere i Clippers (rivali storici) nelle prime partite della stagione 2014-2015 ha dato a Golden State fiducia nei propri mezzi. Poi hanno inanellato una serie di risultati importanti che li ha fatti arrivare a 67 vittorie, quando il loro obiettivo dichiarato era 55. Poi non si sono più fermati e hanno continuato a dominare per tutti i Playoffs.

– Nonostante l’assenza di Kerr in questa prima parte di stagione, i Warriors stanno dominando la lega. Quanto pensi ci sia di Walton nelle vittorie di Golden State?

Walton ha contato tantissimo, è intelligente e conosce bene l’ambiente. Ha dato continuità al lavoro fatto da Steve Kerr e ha mantenuto la squadra concentrata sulle vittorie. L’anno prossimo Walton andrà sicuramente a fare l’head-coach di una squadra. Se lo merita per quanto fatto finora.

– Steph Curry è sicuramente il giocatore più in voga del momento. Hai qualche episodio particolare che ti va di condividere con i nostri lettori?

Steph è un ragazzo meraviglioso, disponibilissimo con tutti ed è tutto tranne che una superstar montata. È raro vedere un ragazzo così nell’NBA. Il merito è della famiglia, che lo ha cresciuto con principi sanissimi e che lo segue sempre nelle partite in casa e fuori casa. Il suo riscaldamento prima delle partite è un autentico spettacolo, tant’è che Golden State sta pensando di far entrare i propri tifosi un po’ prima alla Oracle Arena, proprio per non far perdere loro nemmeno un minuto. Curry finisce il riscaldamento con un tiro dal tunnel degli spogliatoi, un tiro dal coefficiente di difficoltà elevatissimo, ma non l’ho mai visto sbagliare dopo il terzo o quarto tentativo.

– Tornando al libro, sappiamo avere anche uno scopo benefico. Puoi dirci qualcosa in più?

Parte degli incassi di ‘Warrior’ sarà donata a SlumsDunk.org, un’associazione che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei bambini e dei giovani che vivono nella aree economicamente e socialmente degradate dell’Africa, coinvolgendoli con la pallacanestro e aiutandoli nell’educazione.

– Dove è possibile acquistarlo?

Su Amazon e su Youcanprint.

– Per il futuro hai in mente di scrivere un altro libro sul mondo NBA? Se sì, tratteresti sempre i Warriors o sceglieresti qualche altra franchigia?

Credo che certe cose abbiano senso se fatte una volta sola. I Warriors stanno continuando a vincere, io li sto seguendo, a giugno vedremo cosa succederà…

 

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