Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Da New York a Dubai: se la NBA viene in Europa e i rischi per EuroLeague

Da New York a Dubai: se la NBA viene in Europa e i rischi per EuroLeague

di Michele Gibin
nba europa

Quanto siamo lontani da un nuovo episodio crossover tra NBA e basket europeo e Eurolega?

Tra basket USA e pallacanestro europea è sempre esistita rivalità, che ha assunto per gli americani una certa dose di snobismo, di sciovinismo verso i giocatori europei o di cosiddetta “area FIBA” che, qualsiasi cosa accada, godono sempre di minor considerazione rispetto a un collega USA. Un esempio per tutti? Lo scorso anno, l’MVP del mondiale FIBA 2023 e campione del mondo con la Germania, Dennis Schroder che pure gioca nella NBA dal 2013, è stato scambiato alla pari con un panchinaro come Spencer Dinwiddie, e per favorire la trade i Toronto Raptors hanno dovuto persino aggiungere un altro giocatore, Thaddeus Young. Un esempio piccolo e recente, ma significativo.

Dall’altra parte la rivalità si esprime con l’orgoglio di giocare un basket più tecnico, di squadra e tattico rispetto alla NBA tutta infrazioni di passi plateali e sdoganate, tiro da tre punti, poca difesa, grandi numeri e giocatori chiacchieroni e potentissimi.

Dietro ai campanilismi c’è però il peso di un mercato, quello europeo e euroasiatico per estensione, che resta importantissimo per la NBA. Il problema logistico di avere un vero oceano di mezzo resta, anche se il vecchio “oceano tecnico” si è ormai prosciugato, ma NBA e Europa si sono sempre parlate, da quando le due realtà si sono “riconosciute” a vicenda come si fa nella diplomazia tra stati. Il primo esperimento che chi c’era ha potuto toccare con mano, fu il McDonald’s Championships, torneo estivo che si tenne tra 1987 e 1999 a cui partecipavano una squadra NBA, spesso la squadra vincitrice del titolo di quell’anno, e le allora migliori squadre europee come Real Madrid, Yugoplastika, Olimpia Milano, Olympiacos, Barcellona, Pesaro, Virtus Bologna, Racing di Parigi, Zalgiris Kaunas e squadre internazionali come il Perth, l’Adelaide 36ers e il Vasco da Gama. Un esperimento suggestivo e pionieristico, voluto dall’allora presidente FIBA Borislav Stankovic e dal Commissioner NBA David Stern. Nella prima edizione del 1987 partecipò addirittura la nazionale dell’Unione Sovietica, l’ultima edizione fu nel 1999 e la leggenda racconta di una semifinale equilibratissima tra i San Antonio Spurs di Tim Duncan e David Robinson e la Pallacanestro Varese al Forum di Assago.

Un revival del vecchio McDonald’s Championships la NBA lo mise in pista tra primo e secondo decennio del 2000. Gli NBA Europe Games parte del progetto NBA Global Games, e con cui la lega americana tornò a giocare anche in Italia, a Roma e a Milano con i Boston Celtics e i Toronto Raptors di Andrea Bargnani nel 2007, e con i New York Knicks di Danilo Gallinari nel 2010. Oggi l’Italia, con i suoi palazzetti vecchi e non all’altezza di uno spettacolo come una partita NBA, non è più parte del tour, per giocare si va a Londra e Parigi, e ad Abu Dhabi.

L’idea di alzare il tiro e andare oltre alcune partite di preseason con annesso tour promozionale, non è nuovissima. Già nel 2010 il sempre visionario David Stern pronosticava “che in 10 anni la NBA potrebbe avere un’intera division in Europa (…) e una stagione in cui una sera i Miami Heat giocheranno a Boston, e due sere più tardi, a Parigi per poi giocare contro le altre squadre della Division…“. Nel 2013 Stern aveva corretto il tiro parlando di 20 anni a questa parte: “Avremo squadre NBA internazionali, e di sicuro in Europa, non c’è altro posto. Avere una sola squadra NBA in Europa non è fattibile e non l’ho mai detto. Se verremo, sarà per avere almeno 5 franchigie“. David Stern se n’è andato nel 2020, e non poteva allora prevedere una pandemia e una crisi diplomatica con la Cina, nata nel 2019 da un tweet di Daryl Morey su Taiwan, e che ha danneggiato almeno temporaneamente le relazioni con la lega.

Dal 2020 a oggi la NBA è tornata a crescere e macinare numeri globali da record. Il nuovo contratto TV con ESPN, NBC e Amazon Prime vale 76 miliardi di dollari in 11 anni dal 2025 e un salary cap in costante crescita ha reso e renderà i giocatori ancora più ricchi. Adam Silver ha preteso come moneta di scambio per una tale pioggia di miliardi le riforme che più gli stavano a cuore, e che hanno cambiato volto alla regular season NBA. I play-in, l’in-season tournament o NBA Cup, e dal 2024 rigorosamente NBA Emirates Cup, e nuovi formati per un All-Star Game in decennale crisi di fascino e gradimento.

Stimolato in primis dai numeri e dalla presenza ormai fissa e corposa di giocatori europei nella NBA, e chissà anche dalla polemica targata Noah Lyles sul diritto di fregiarsi del titolo di campioni del mondo, una volta portati a casa il rinnovo del contratto collettivo di lavoro CBA e il mega contratto sui diritti TV, Silver è tornato a parlare del vecchio progetto del suo mentore David Stern. Portare la NBA in Europa.

Nell’estate 2024 Silver ha annunciato che “la NBA sta valutando il potenziale di una lega o di un torneo di proprietà in Europa. Per ora nessun piano ma siamo d’accordo di guardare intensamente a tale opportunità“. Insomma, a sentire il Commissioner qualcosa a metà tra il vecchio McDonald’s Championships e l’in-season tournament. Ma soprattutto qualcosa che sa di concorrenza a Eurolega, sebbene Silver si sia premurato di dire che “di certo non vogliamo recare danno alle realtà continentali che già ci sono, ma se guardiamo ai campionati nazionali vediamo che ci sono investitori che perdono soldi ogni anno. E le realtà che sono in perdita e senza una traiettoria verso maggiori profitti, non possono sopravvivere. Ciò a cui pensiamo è qualcosa che si aggiunga alla struttura esistente” ergo, a campionati e coppe che già esistono.

Jorge Garbajosa, ex grande giocatore spagnolo e campione di tutto in carriera e oggi presidente di FIBA Europe, ha anticipato che la NBA cercherà il sostegno della federazione per il suo progetto. “A leggere così può sembrare che la NBA voglia fare da sè ma Silver ha detto chiaramente che qualsiasi cosa si farà in Europa, lo si farà con FIBA. Abbiamo lavorato troppo bene per il movimento e ci siamo guadagnati il nostro rispetto, io non posso sapere che cosa succederà ma per quanto ci riguarda, la NBA e Adam Silver dovranno considerarci per qualsiasi cosa vogliano fare in Europa“.

David Kahn, ex Gm e NBA e oggi presidente del Paris Basketball a gestione americana, ha parlato di recente del progetto NBA Europa: “Non so come, o in che modo, ma prevedo che la NBA avrà un impegno forte e concreto in Europa entro due anni. Tra due anni scadono le licenze firmate dai 13 club di EuroLeague, e praticamente questi club saranno come dei free agent, liberi di fare ciò che vogliono. Quindi, è il momento di discutere di questo, all’interno dell’EuroLeague, della FIBA e della NBA. Il momento è adesso. Dopo la nostra vittoria contro il Partizan Belgrado, due persone abituate alle partite dell’NBA sono venute a trovarmi e mi hanno detto che era la miglior partita che avessero mai visto. Questo è ciò che possiamo vendere, un prodotto che non ha nulla a che fare con la NBA“.

Parole che hanno scatenato l’immaginazione e l’inventiva. Un fiume in piena come Ergin Ataman, sultano della pallacanestro europea se n’è mai esistito uno, ha iniziato a solleticare l’opinione pubblica sfidando i Boston Celtics campioni NBA a un match per la cintura di campione del mondo di basket, da giocarsi – chissà per quale motivo – alla OAKA Arena contro il suo Panathinaikos. E se Stern era un visionario, e lo era, Ataman non è da meno e la sua sfida ai Celtics è bastata a generare una ridda di opinioni, pronostici e supporto al suo progetto alla Fitzcarraldo, l’uomo che voleva portare il teatro dell’Opera a Iquitos nella jungla amazzonica.

Per giocatori come Jabari Parker e Cedi Osman, gente che la NBA l’ha vista per davvero, il match Celtics-Panathinaikos sarebbe equilibrato e una partita da vedere: “Penso che il Pana non sia poi tanto lontano dai Boston Celtics, sarebbe interessante come sfida. Io nella NBA ci ho giocato, ho giocato contro i più forti team di Eurolega e il Panathinaikos potrebbe competere anche di là, hanno buoni giocatori, giocano assieme e giocano bene“, ha detto Parker che oggi gioca nel Barcellona.

Mike James, americano e miglior marcatore ogni epoca in Eurolega, pensa invece che “i Celtics vincerebbero di 30 punti, anche alla OAKA Arena e con le regole FIBA, sarebbe un massacro. Il Pana ha delle buone guardie ma Boston ha i migliori difensori esterni del mondo, Jrue Holiday è incredibile. Passiamo alle ali: chi marca Tatum e Brown? Grigonis? E Mitoglu che marca Porzingis? I Celtics sono troppo fisici, Holiday è il più basso li in mezzo… Le buone squadre di Eurolega potrebbero vincere si e no 20 partite nella NBA“.

Dubai BC

Non va dimenticato che anche Dubai è interessato ad entrare nel mondo del basket europeo. A partire dalla stagione attualmente in corso, Dubai BC è infatti una squadra della ABA Liga (la vecchia Lega Adriatica), importante manifestazione europea con squadre provenienti dai paesi dell’ex Jugoslavia. Nell’immediato futuro però Dubai è molto interessato ad entrare in Eurolega, portando il grande basket europeo negli Emirati Arabi. Abu Dhabi è infatti una delle città candidate per ospitare la Final Four di Eurolega 2024-2025, anche se ha la concorrenza di Belgrado. La città serba sembra essere la favorita, ma IMG, storico partner della competizione, minaccia cause se l’importante evento non dovesse essere assegnato ad Abu Dhabi, secondo quanto riportato dal noto portale serbo Meridian Sport.

Nel corso dei mesi si è a lungo parlato dell’ingresso di Dubai in Eurolega: anche qui, il motivo sarebbe principalmente economico. La potenza economica araba è enorme e potrebbe portare una somma di denaro importantissima ai club partecipanti ad Eurolega ed anche alla lega stessa, in modo da cercare di renderla sempre più competitiva e attrattiva al grande pubblico.

NBA, Europa e la posizione di Eurolega

Dal canto suo, l’Eurolega non si è mai realmente sbottonata a riguardo: la posta in gioco è altissima, visto che l’eventuale approdo della NBA in Europa vorrebbe dire avere un competitor ineguagliabile per il basket europeo. Lo sappiamo, se la NBA si muove per qualcosa, poi tende a fare le cose in grande. La NBA non si è mossa contattando FIBA o Eurolega per sondare la fattibilità di una lega NBA in Europa, ma ha direttamente contattato alcuni dei club principali europei. Di conseguenza è un campanello d’allarme enorme per l’attuale lega europea principale per club, che potrebbe rischiare di perdere club e/o giocatori di primissimo livello a partire dal prossimo anno o, magari, qualche anno più avanti.

Competitor ineguagliabile dicevamo poche righe fa: la NBA è una macchina che muove una quantità enorme di soldi, molto più di quanto avviene attualmente in Eurolega. Infatti i club che disputano la competizione in alcuni casi addirittura non rientrano nei costi, almeno chi non ha grandi sponsor alle spalle come magari l’Olimpia Milano con Armani o il Bayern Monaco in Germania. Dal punto di vista economico non hanno problemi neanche le polisportive rappresentate da Real Madrid, Barcellona, Fenerbahce, Panathinaikos e Olympiacos, o chi invece ha alle spalle un aiuto statale come Stella Rossa e Partizan Belgrado. Nonostante ciò, qualsiasi club dal punto di vista economico avrebbe da guadagnare scegliendo di unirsi ad un’eventuale lega NBA in Europa: gli stipendi dei giocatori sarebbero notevolmente superiori e anche le entrate per i club, visti gli sponsor che NBA ha al seguito, senza parlare delle televisioni e pubblicità.

I club fondatrici hanno sottoscritto un contratto decennale con Eurolega nel 2016, contratto che però non garantisce più cifre soddisfacenti nel basket di oggi: i costi sono aumentati notevolmente ed il contratto stipulato è ormai “vecchio“. Il contratto però vede ormai la sua conclusione, visto che terminerà nel 2026, di conseguenza molti club importanti stanno prendendo tempo prima di firmare un nuovo accordo con Eurolega, in attesa di capire gli sviluppi del progetto NBA Europe. Ultimamente Eurolega ha cercato di importare alcuni aspetti dalla NBA, il più importante è l’introduzione di un salary cap: a partire dal 2027-2028 l’Eurolega vorrebbe inserire un tetto salariale, che però somiglia più a una luxury tax (ve ne abbiamo parlato qui).

Sull’introduzione del salary cap ha parlato Misko Raznatovic, l’agente più importante in Europa, o almeno tra i principali. Queste le sue dichiarazioni: “C’è un salary cap in NBA, il Fair Play Finanziario nel calcio, ma non capiscono che non è la stessa cosa. In NBA i giocatori sono al massimo livello possibile, sia competitivo che economico, nel calcio è lo stesso per le squadre europee. Se limitano gli stipendi in Eurolega, i giocatori andranno in altre leghe: c’è il mercato cinese, il giapponese, l’australiano… Non vedo quale sia il motivo per cui vogliano ridurre gli stipendi“.

Da non dimenticare invece la posizione di coach Ettore Messina, allenatore storico di Eurolega e attuale tecnico dell’Olimpia Milano, sull’eventuale progetto di NBA Europe. Di seguito le dichiarazioni dell’allenatore catanese: “Sono preoccupato perché non vorrei tornare al 2000, quando c’erano due campionati. Per il futuro della pallacanestro, credo che la cosa più importante sia cercare di trovare una sorta di piano comune con FIBA e NBA. Perché, quando Adam Silver parla di qualcosa in Europa, considerando il loro potere e le loro risorse, mi preoccupo. Mi piacerebbe avere qualcosa in comune in futuro. Non credo che nella pallacanestro si possano vedere organizzazioni nemiche, perché sarebbe stupido. Penso che siamo un microcosmo rispetto al resto del mondo. Rispetto al calcio, la pallacanestro è una piccola unità, e credo che dobbiamo fare del nostro meglio per avere rapporti migliori. Penso che 15 anni fa abbiamo perso una grande occasione, quella di diventare la lega di sviluppo dell’NBA. Penso che sia stato un errore rifiutare. Se fossimo diventati la lega in cui i giocatori avrebbero potuto svilupparsi, ora non ci troveremmo in questa situazione, con il mercato chiuso e in cui è molto difficile ottenere giocatori. Il nostro futuro è preoccupante, perché stiamo diventando una lega che invecchia”

Il tecnico dell’Olimpia Milano ha anche parlato del salary cap: “Il Fair Play Finanziario non può essere confuso con il salary cap, sono due cose completamente diverse. L’essenza del tetto salariale negli Stati Uniti, nella NBA, è che c’è un piatto dove vanno a finire tutti i soldi provenienti dai diritti televisivi e dagli introiti, poi vengono divisi equamente tra tutte le squadre, cosa che non succede in Eurolega. Quindi ci sono molte cose che devono essere affrontate prima di poterne discutere. Per ogni regola che si implementa, la cosa più importante non è la regola in sé, ma che si riesca a farla rispettare. Se parliamo di numeri, se questi numeri sono netti, è chiaro che in alcuni paesi la cifra lorda diventa doppia e in altri paesi diventa molto, molto meno. Quindi è già una situazione di ingiustizia. È bene che cerchiamo di puntare a qualcosa, di equiparare il livello e di permettere alle squadre con budget più piccoli di essere comunque competitive e vincere, perché questa è l’essenza dello sport. Piuttosto che sognare in grande, credo che dobbiamo concentrarci su quelle decisioni che possono essere applicate e verificate due volte. Altrimenti, parliamo troppo di teoria”.

Kevin Martorano ha collaborato alla stesura dell’articolo.

You may also like

Lascia un commento