Ormai siamo al rush finale di un’altra Regular Season e come ogni anno impazza la questione MVP.
Chi è il giocatore migliore di questa stagione? Chi ha spostato gli equilibri? Su due piedi è difficile dare una risposta, serve un’analisi articolata e il più possibile oggettiva. Però, partendo dal presupposto che ognuno di noi ha la propria opinione, le proprie preferenze e i propri gusti personali, è chiaro che dare un giudizio privo di soggettività è praticamente impossibile. Tuttavia, se si riesce ad essere un minimo obiettivi, è possibile osservare le infinite sfaccettature della lunghissima stagione regolare NBA.
-Innanzitutto bisogna ricordare che a basket, come in tutti gli sport di squadra, non importa quanto tu sia fenomeno, se non fai parte di un gruppo competitivo e coeso non vai da nessuna parte; la competizione è tra le più feroci al mondo e da soli non si vince, anzi si rischia di sprofondare.
-Come secondo punto è utile tenere in considerazione che non ha senso pretendere che un giocatore mantenga lo stesso stato di forma e lo stesso rendimento per tutte le 82 partite; i ritmi nella lega sono troppo frenetici, le squadre sono continuamente in viaggio e può capitare che si debba giocare 3 partite in 4 giorni. Un momento di flessione fisica e mentale ci può stare e questo non deve essere considerato un punto a sfavore nella corsa al premio.
-Terzo punto: il premio di MVP viene conferito al giocatore, non alla squadra. Certo, è ovvio che le grandi prestazioni di un singolo si ripercuotono sulla squadra e che anche quest’ultima ne beneficerà, ma è altrettanto vero che non sarebbe corretto penalizzare le gesta di un giocatore in relazione al rendimento mediocre della propria franchigia.
Veniamo al succo della questione, a decidere chi ha stupito di più quest’anno; due nomi su tutti sono quelli di James Harden e Russel Westbrook, seguiti da Isaiah Thomas e dal solito e immancabile Lebron James.
Dalla lista dei papabili MVP si potrebbero già togliere Curry e Durant: il primo perché reduce da una stagione con troppi alti e bassi, anche se è stato in grado di dirigere l’armata Warriors per tutta la stagione. Il secondo, invece, ha giocato una grandissima pallacanestro, ma per il premio di MVP ci vuole qualcosa in più. Purtroppo si è infortunato e rientrerà soltanto per i Playoff, ma è doveroso considerare che anche se KD è stato il migliore a Golden State, i Warriors hanno brillato più come squadra che singolarmente.
Ci sarebbe ovviamente anche Kawhi Leonard, il silenzioso, ma determinante numero 2 degli Spurs. Grande lottatore e faro di San Antonio, potrebbe essere tra i nominati per il premio, ma è famoso per badare più alla sostanza che alla forma.
Quel qualcosa in più ci è stato regalato sicuramente dai 4 nominati, favolosi interpreti di una stagione magistrale: LeBron James non molla la presa nonostante il passare degli anni; è l’instancabile motore di Cleveland e la linea guida del successo dei suoi Cavs. Meriterebbe di vincere il premio perché a 32 anni la sua pallacanestro è pura poesia.
Il piccolo, ma grande Thomas dei Celtics ha cominciato a piccoli passi per poi fare balzi da gigante; è il punto di riferimento di Boston, che probabilmente, senza il suo apporto, non vedrebbe nemmeno l’ombra dei Playoff. Medie da fantascienza e numeri da maestro per un ragazzo che, per gli addetti ai lavori, non avrebbe dovuto nemmeno giocare a questi livelli.
La trasformazione dantoniana del Barba, in quel di Houston, ha portato la franchigia dello stato del Texas ad essere in terza posizione nella Western Conference, dietro soltanto a San Antonio e Golden State. Harden ha imparato a giocare da playmaker e a prendere le decisioni giuste durante le partite, senza ostinarsi a fare tutto da solo. Grazie a questa sua evoluzione è riuscito a dominare in lungo e in largo facendo registrare valanghe di punti e assist.
Da ultimo, ma non per importanza, Mr. Triple Double, Russel Westbrook, il più continuo e devastante di tutti. Rimangono ancora 14 partite da disputare per lui e i più che mai suoi Thunder e Russ ha già messo a referto 34 triple doppie, arrivando ad un passo dal record di Oscar Robertson (41 triple doppie). Impressionante per forza, determinazione e talento.
Che dire, ai “giudici” l’ardua sentenza, a noi non resta altro che dire….Grazie a tutti per questo grande spettacolo di sport!