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I top 20 momenti della carriera di LeBron James

di Michele Gibin
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LeBron James ha appena superato Kareem Abdul-Jabbar ed è diventato il miglior realizzatore di sempre nella storia della NBA per punti segnati in regular season (lo era già da un pezzo per i punti segnati in regular season e playoffs), e abbiamo deciso di celebrarlo anche scegliendo le 20 giocate e momenti top dei suoi primi 20 anni di carriera.

Sotto allora con la nostra carrellata di ricordi, dal più vecchio al più recente! Li ricordate tutti?

La top 20 momenti della carriera di LeBron James

20 momenti indimenticabili della carriera di LeBron James, li abbiamo scelti tra i più celebri e tra i più rappresentativi di un sportivo e di un’icona unica, sia dentro che fuori dal campo.

Leggeteli e poi diteci che cosa ne pensate! Partiamo…

The Chosen One

E’ il 2001 e LeBron Raymone James Sr finisce a soli 16 anni sulla copertina del prestigioso Sports Illustrated, che pubblica un ampio servizio su questo ragazzone di 203 cm che gioca, anzi vola alla St Vincent-St Mart High School di Arkon, Ohio.

Il titolo del numero di SI è celeberrimo: “The Chosen One“, il Prescelto. La foto lo è altrettanto, un primo piano di LeBron con la maglia dei suoi Irish, un pallone giallo in mano e quell’espressione. La foto è accompagnata col sottotitolo: “Il junior LeBron James potrebbe essere una scelta NBA di lottery già oggi“, al terzo anno di liceo.

La cover è una delle foto sportive più famose al mondo, il solo fatto che LeBron James sia poi riuscito a resistere all’hype come si chiama in inglese, alla pressione e alle aspettative che tali onori comportano, è già di per sé stessa una storia a lieto fine.

Playoffs 2006 vs Wizards

LeBron gioca nella NBA da 3 anni, i suoi Cavs sono tornati perlomeno una squadra da playoffs con Larry Hughes, Anderson Varejao, Zydrunas Ilgauskas, Donyell Marshall, Drew Gooden, Eric Snow e Damon Jones e al primo turno, dopo una regular season da ben 50 vittorie e 32 sconfitte, ci sono gli Washington Wizards (42-40) di Gilbert Arenas, Caron Butler, Antawn Jamison e Brandon Haywood.

E’ una serie di benvenuto alla post-season NBA dura per James e i Cavs, che sono 1-1 dopo le prime due partite a Cleveland. LeBron aveva già siglato una tripla doppia da 32 punti, 11 rimbalzi e 11 assist in gara 1, e in gara 3 la risolve col primo canestro vincente della sua carriera NBA.

Sul punteggio di 96-95 Wizards all’allora Verizon Center, l’ultimo possesso è per i Cavaliers. LeBron si isola contro Antonio Daniels che difende bene, lo batte in passo e tiro commettendo un’infrazione di passi gigantesca (vabbè) e contro Michael Ruffin in aiuto segna appoggiando al tabellone.

Gli Wizards replicano in gara 4, e gara 5 alla Quicken Loans Arena di Cleveland è pivotal, decisiva. LeBron la vince per 121-120 ai tempi supplementari con 45 punti, 7 rimbalzi (0 su 1 a tre, come passa il tempo) e 17 su 18 ai tiri liberi, e soprattutto col secondo game winner della serie. Sul 120-119 Wizards dopo due liberi di Arenas, dopo il timeout Hughes serve LBJ che sulla linea di fondo batte Jamison e Ruffin e segna il layup della vittoria. Memorabile è l’urlo liberatorio della “The Q”, che trattiene il fiato fino al canestro di LeBron in un silenzio che chi scrive ricordava benissimo, anche prima di andare a rivedere la sequenza!

La campana della storia

Per gli appassionati italiani questo momento è legato anche al commento di Flavio Tranquillo e Federico Buffa.

E’ il 2007 e i Cavs sono addirittura in finale di conference contro i Detroit Pistons di Rasheed Wallace, Richard “Rip” Hamilton, Chauncey Billups, Ben Wallace e Tayshaun Prince, dopo aver eliminato ancora gli Wizards e quindi i New Jersey Nets. La serie è in parità sul 2-2 e gara 5 è al Palace of Auburn Hills di Detroit dove i Cavaliers avevano perso in gara 1 e gara 2.

Finirà 109-107 per i Cavs dopo due tempi supplementari e dopo due schiacciate in 35 secondi ai tempi regolamentari per rispondere a Billups, quindi un tiro in sospensione per il 100-96 Cavaliers al primo overtime contro tre difensori, un altro jumper contro Prince e… un altro ancora contro Billups.

Detroit rimedia però sempre in attacco ai pasticci difensivi e a 1:32 dal termine del secondo tempo supplementare è ancora avanti per 107-104. James in palleggio arresto e tiro da tre punti pareggia contro Billups e Chris Webber (esatto, lui) e chiude “partita e serie” (di fatto) con un layup al centro dell’area contro dei Pistons in confusione. Il suo tabellino alla fine? 48 punti, 9 rimbalzi, 7 assist in 50 minuti, con 18 su 33 dal campo e 29 degli ultimi 30 punti dei Cavaliers.

Il tutto scandito dai rintocchi della “campana della storia” di Federico Buffa.

Nessun riguardo

Dalla coppia Tranquillo-Buffa a Kevin Harlan, passando sempre da LeBron James.

Playoffs 2008, i Cavs sono reduci dalle NBA Finals perse per 4-0 contro i più forti San Antonio Spurs e in stagione hanno rimediato il quarto posto a Est con 45 vittorie e 37 sconfitte, meno rispetto ai due anni precedenti.

In squadra ci sono il fido Ilgauskas, Anderson Varejao e Daniel “Boobie” Gibson, quindi Wally Szczerbiak, Delonte West e persino Ben Wallace. E soprattutto di fronte in semifinale di conference ci sono i Boston Celtics del big three Paul Pierce, Kevin Garnett e Ray Allen che andranno poi a vincere il titolo NBA.

In gara 4 e con i Celtics in vantaggio 2-1 nella serie, a 2 minuti dal termine a Cleveland i Cavs sono avanti per 82-75. LeBron James gioca un pick and roll centrale con Joe Smith, semina in palleggio James Posey e sull’aiuto di Kevin Garnett schiaccia con forza a una mano. KG, uomo saggio, non salta con LeBron e evita di finire nel “poster” ma la schiacciata viene consegnata alla storia NBA da Harlan, che esclama “LeBron James with no regard for human life!“, LeBron James senza alcun riguardo per la vita umana.

Di schiacciate a difesa schierata LeBron James ne ha piazzate a decine, questa è una delle più famose, visto anche il momento!

Buzzer beater vs Magic

Il 2009 non è un buon anno per i tifosi dei Cleveland Cavs.

Eppure le premesse perché in Ohio fosse l’anno buono per LeBron e i Cavaliers per vincere il primo titolo NBA c’erano tutte: una stagione regolare da 66 vittorie, mai così tante e il miglior record della NBA, un James MVP e campione Olimpico in carica e due serie di playoffs vinte corricchiando contro Pistons e Hawks.

La squadra è la stessa dello scorso anno, con un Moe Williams in più che si è rivelato aggiunta più che azzeccata e ha pure giocato l’All-Star Game a Phoenix, e in finale di conference c’è un animale strano, gli Orlando Magic di Dwight Howard, dell’ex SuperSonics Rashard Lewis, di un turco che da un paio di stagioni sembra Larry Bird (Hedo Turkoglu), di un centro polacco (Marcin Gortat), di una guardia francese (Mickael Pietrus) e di una point guard che si chiama Rafer Alston ma nella vita di tutti i giorni si fa chiamare Skip to my Lou from Queens, NY. Ad allenare un gruppo del genere non poteva che esserci Stan Van Gundy.

Questi qui vincono gara 1 a Cleveland, i Cavaliers sono sull’orlo dello psicodramma in gara 2 quando Orlando rimonta 23 punti di svantaggio e a 1 secondo dal termine è avanti per 95-93 con un canestro di Turkoglu. L’ultima rimessa Cavs è per LeBron che contro il turco prende un tiro da tre punti parecchio difficilotto e lo segna, sulla sirena della partita. La Quicken Loans Arena salta per aria dal sollievo, che sia la svolta nella serie?

No, non lo è, i Cavaliers perdono la serie per 4-2 crollando in gara 6 a Orlando. LeBron avrebbe ironicamente finito con la sua miglior serie di playoffs in carriera ma la delusione – ci scusino i tifosi dei Magic – di non aver mai visto la finale NBA LeBron vs Kobe dura tutt’oggi. E’ così anche per voi?

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