Home NBA, National Basketball AssociationApprofondimenti Catch-and-shoot: il tiro del domani
klay thompson ritorno

Catch-and-shoot. Prendi e tira. Niente di più semplice per definire un tiro estremamente complesso in realtà. Nel catch-and-shoot il tiratore non ha il tempo materiale per pensare, non palleggia, non crea distanza dall’avversario. Prende la palla e tira in una frazione di secondo.

La NBA ha avuto maestri della categoria in passato, giocatori come Reggie Miller o Ray Allen pronti ad essere superati da giocatori attuali, che con grande lavoro e tanto talento hanno perfezionato ai limiti massimi questo tipo di tiro.

Il catch-and-shoot ieri

Partiamo da un presupposto, generalmente se si pensa al catch-and-shoot si pensa al tiro da tre: quel tiro in uscita dai blocchi o sul consegnato in un pick and roll che viene lasciato andare immediatamente per cercare una tripla veloce. Abbiamo menzionato prima Ray Allen: ancora più iconica la sua tripla contro gli Spurs alle Finals. Tutti ormai hanno nelle orecchie il “BANG” gridato a squarciagola da Mike Breen per un tiro che normalmente si faticherebbe anche solo a pensare; nel tempo in cui noi lo abbiamo elaborato Ray Allen lo ha già realizzato, accarezzando la retina.

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La famigerata tripla di Ray Allen, messa a segno durante le Finals 2013.

In quel gesto si racchiude tutta l’importanza di avere giocatori in grado di prendere tiri del genere, non partendo dal palleggio e senza una costruzione particolare. Tiratori pronti a rilasciare nel momento esatto in cui la palla gli arriva tra le mani e realizzare il canestro. In una situazione in cui i possessi pesano e il cronometro va verso lo scadere anche una frazione di secondo può fare la differenza.

Andando ancora più indietro possiamo vedere come non solo giocatori di alto lignaggio come Allen abbiano fatto la differenza grazie alla loro prontezza di tiro, ma anche gregari di lusso. Due esempi calzanti hanno giocato in una delle squadre più forti di tutti i tempi, i Chicago Bulls degli Anni ’90: stiamo parlando di John Paxson e Steve Kerr.

I role players: da Paxson e Kerr fino agli Splash Brothers

Un role player, il gregario della squadra, generalmente prende pochi tiri a partita. Quei tiri hanno anche maggior peso perché se i gregari non girano le stelle fanno il doppio dello sforzo. Questo è stato il mantra per due dei compagni di Michael Jordan, John Paxson prima e Steve Kerr dopo.

In quanto role players entrambi sapevano che farsi trovare pronti era un imperativo assoluto: le difese convergevano su Jordan e lui scaricava ai compagni liberi, il tutto in manciate di secondi. Palla presa, tiro, canestro. Paxson è stato autore di canestri in catch-and-shoot che hanno regalato partite importanti per i Bulls per raggiungere il titolo, contro i Lakers nel 1991 o Phoenix nel 1993. Erede naturale per ruolo e caratteristiche è stato Steve Kerr. Stessa mentalità in campo che Kerr ha ammesso di aver imparato da ‘Pax’ e portata al livello successivo, soprattutto in termini di efficacia al tiro: 45% complessivo in carriera dall’arco, record NBA per giocatori con almeno 250 triple segnate, con un picco del 52% nella stagione 1994/95.

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Steve Kerr.

Anche per lui tanti tiri pesanti realizzati dagli scarichi dei compagni con la palla tenuta per poco o nulla in mano o in uscita dal blocco. Anche in questo caso, palla consegnata in mano, tiro e canestro. Sarà stato il caso, sarà stato il destino ma il tiratore più efficace di tutti i tempi ha poi avuto, e li ha tutt’ora, per le mani i due migliori cecchini della NBA moderna, Steph Curry e Klay Thompson.

Se Curry è più devastante nella sua versatilità, Thompson ha fatto del tiro in catch-and-shoot un’arte vera e propria. Il range del due volte MVP è praticamente illimitato, cosa che lo ha reso in breve tempo uno dei migliori tiratori di sempre sia dal palleggio che sugli scarichi ma la capacità del suo compagno nel ‘prendi e tira’ non è seconda a nessuno. 6 dicembre 2016. Klay Thompson segna 60 punti contro gli Indiana Pacers per una vittoria comoda degli Warriors. Il dato che però rende ulteriormente straordinaria questa prestazione è che per mettere a referto quelle cifre Thompson ha tenuto la palla in mano per 90 secondi in totale e ha palleggiato solo undici volte. Il tutto in meno di 30 minuti, per non farsi mancare nulla.

Catch-and-shoot all’ennesima potenza che ha trovato seguito in numerose altre prestazioni, come i suoi 43 punti con soli quattro palleggi. Non da meno è il suo più illustre collega. La sua capacità di tirare al volo passa forse più inosservata per via della fenomenale capacità di creare conclusioni dal palleggio grazie ad un controllo palla di prim’ordine, ma non per questo è meno efficace. Nella stagione 2018/19 sono stati primo e secondo nella lega per punti realizzati in catch-and-shoot, con il 44.7 % (Curry) e il 40.2% (Thompson) su una media di 8 tiri tentati a partita.

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Stephen Curry e Klay Thompson.

Dal 2015 al 2018 Thompson è risultato il miglior tiratore in catch-and-shoot della lega per percentuali e punti realizzati e sempre in Top 5 di categoria dal suo arrivo nella lega. L’efficacia del role player nel suo caso va davvero oltre, portando quello che sarebbe dovuto essere un gregario di lusso ad una vera e propria star a tutti gli effetti.

Il catch-and-shoot oggi

Guardando la classifica odierna dei migliori catch-and-shooters la prima cosa che salta all’occhio sono il primo e il terzo in graduatoria. Al primo posto troviamo Nikola Vucevic: 11.7 punti a partita con il 43.5% dal campo e il 40.7% dall’arco. Ancor più impressionante se si pensa che Vucevic è un centro, ed è anche un forte indicatore sul cambio di tendenza nella NBA moderna. Dietro di lui Joe Harris e qui nessuna sorpresa. La guardia dei Nets si è affermata come uno dei migliori tiratori in catch-and-shoot degli ultimi anni, molto affidabile con i suoi 9.4 punti a partita. Nel suo caso l’efficienza è di primissimo piano: 53.1% dal campo e 52.2% da tre punti. Come abbiamo detto per un role player è fondamentale essere incisivo e i numeri di Harris sono decisamente dalla sua.

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Nikola Vucevic durante una gara NBA in maglia Orlando Magic

Terzo posto per Lauri Markkanen, altro lungo. L’ala dei Bulls è tra i primi anche per tentativi a partita, per quanto nel suo caso le medie scendano sotto il 40% da qualsiasi posizione. Anche nella sua attitudine al tiro sugli scarichi si nota quanto i lunghi non abbiano più un ruolo essenziale in post o nel pitturato ma si siano spostati sempre più verso l’esterno e la versatilità delle guardie.

Il tiro del domani

Questi dati ci fanno ben capire quanto il catch-and-shoot sia sempre più un’arma utilizzata in partita e non più solo una prerogativa di guardie tiratrici. In una NBA come questa non diventa più così sorprendente quindi vedere un Vucevic al primo posto della categoria, segno sempre più evidente di quanto il gioco sia ulteriormente cambiato. La palla si allontana sempre più dal pitturato, il gioco in post comincia a sbiadirsi quasi come un ricordo lontano, sempre meno presente negli schemi moderni se non per le squadre forti di un centro versatile o privo di un tiro affidabile.

La preparazione attuale porta quindi sempre di più a far sì che tutti siano in grado di tirare da qualsiasi distanza e chiunque sia in grado di padroneggiare uno strumento come il catch-and-shoot, grande o piccolo che sia, aggiunge una freccia non indifferente alla propria faretra.

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