Home NBA, National Basketball Association Pagellone Bucks Suns: Antetokounmpo sul tetto della NBA, Paul esce sconfitto

Pagellone Bucks Suns: Antetokounmpo sul tetto della NBA, Paul esce sconfitto

di Bucci Lorenzo
Bucks gara 6 pagelle

Una serie playoffs che nessuno si aspettava. Eppure Milwaukee Bucks e Phoenix Suns sono arrivati alle NBA Finals dandosi battaglia fino all’ultimo secondo di gara 6. Dopo l’inizio convincente di Paul e compagni, i Bucks sembravano ormai spacciati. Sotto 0-2 sono riusciti, soprattutto grazie agli aggiustamenti di coach Budenholzer, a risalire la china vincendo le due gare in casa. Gara 5 è uno spettacolo per gli occhi, come quella alzata di Holiday per la schiacciata di Antetokounmpo che vale la partita. Il greco vuole chiuderla in casa, davanti ai suoi tifosi e ai 65000 fuori dal Fiserv Forum di Milwaukee. La partita è leggendaria, dominata per 48 minuti. I Bucks sono campioni NBA, battendo per 4-2 dei Phoenix Suns mai arrendevoli. Booker e Paul non riescono ad essere continui nella serie, con il secondo visibilmente non al 100% della forma. Questo il pagellone di Milwaukee Bucks-Phoenix Suns.

 

Phoenix Suns pagellone

Chris Paul, voto 6,5: Fa male vederlo così. C’era quasi, a un passo dal titolo NBA. Era la stagione perfetta, un vero e proprio miracolo portare alle Finals una squadra che l’anno scorso non era riuscita nemmeno a qualificarsi ai playoffs. Ma lo sappiamo, lo sport sa essere crudele come poche cose al mondo. Soprattutto perché esce sconfitto dopo aver dato tutto, viste anche le pessime condizioni fisiche su cui continuava a giocare. Non poteva lasciare i compagni proprio adesso. Una leadership assoluta, sia in campo che fuori. Segna 21.8 punti di media, con 8.2 assist e 0.7 rubate, tirando con il 55% dal campo e il 52.2% da oltre l’arco. A 36 anni è consapevole che poteva essere una delle ultime chiamate. Ma una cosa è certa, non si arrenderà sicuramente adesso. Leader.

Jae Crowder, voto 6: Un anno dopo le Finals contro i Lakers, Jae si ritrova di nuovo lì, con una maglia diversa ma con la stessa fame che lo contraddistingue. Ma, purtroppo, l’epilogo è il medesimo e, ironia della sorte, di nuovo per 4-2. Da il massimo, come ha sempre fatto nella sua carriera. Ma non basta. Mette a referto 11.7 punti, tirando con il 41% da 3 punti e difendendo al massimo su tutti i possessi (1.7 palle rubate e 1 stoppata di media). Marca chiunque, da Holiday a Giannis, passando per Middleton e Portis. Infaticabile. 

Panchina, voto 6: Dopo l’infortunio di Saric in gara 1, coach Williams è stato costretto a ridurre le rotazioni a 8 giocatori. Nonostante ciò, l’apporto di giocatori come Cameron Payne, Cameron Johnson, Torrey Craig e Frank Kaminsky si è fatta sentire nel corso della serie. Soprattutto per i primi due, elementi fondamentali per far rifiatare Paul e Booker. Segnano rispettivamente 7.3 e 8.5 punti, con il 24enne che fa vedere cose notevoli in entrambe le metà campo. Craig e, soprattutto, Kaminsky trovano poco spazio, giocano appena 10.7 e 7.3 minuti di media. Sufficienti.

Mikal Bridges, voto 5,5: Gioca dei primi tempi solidi ed efficienti in attacco, difendendo al meglio su Middleton per non farlo entrare in partita. Nei secondi tempi però scompare, prende pochissimi tiri in attacco e diventa meno efficacie in difesa. Quando Middleton si accende riesce a fare ben poco, nonostante la sua ottima difesa sulla palla. Se riuscisse ad essere più continuo nella partita potrebbe diventare decisivo anche in fase offensiva, viste le sue ottime percentuali in queste Finals: 12 punti con il 53.1% dal campo, il 42.9% da 3 e il 91.7% ai liberi. Rimandato.

Il peggiore

DeAndre Ayton, voto 5: Le aspettative su di lui erano alte. Quello che aveva fatto vedere in questi playoffs aveva sorpreso tutti, soprattutto per quanto riguarda il suo atteggiamento in campo. Le sue Finals partono bene, efficiente in attacco e presente in difesa: 22 punti e 19 rimbalzi con l’80% dal campo e 6/6 ai liberi in gara 1. Da gara 2 in poi iniziano le difficoltà. Nonostante la vittoria, gioca una brutta partita, sbagliando tanto e non riuscendo a fermare Giannis in alcun modo.

In gara 3 riesce a risollevare le sue percentuali, che poi crollano vertiginosamente in gara 4 dove segna appena 6 punti. Il problema principale è il 34 in maglia Bucks che riesce a metterlo in difficoltà ogni volta che lo attacca sul quarto di campo. Proprio il greco sul finale gli rifila la stoppata che vale la vittoria, sia della partita che probabilmente della serie stessa. Da lì in poi non riesce a rialzarsi, cadendo definitivamente in gara 6, contro l’onnipotenza dell’MVP delle Finals. Dovrà lavorare tanto, soprattutto sull’aspetto mentale se vorrà dimostrare il suo vero valore. Acerbo. 

Il migliore

Devin Booker, voto 7: Alla sua prima esperienza alle Finals gioca una pallacanestro celestiale. Dopo aver battuto il record di punti alla prima esperienza ai playoffs detenuto da Rick Barry, Devin punta al titolo. Ci prova in tutti i modi, mettendo a referto 28.2 punti di media, 4 assist e 3.5 rimbalzi con il 45.5% dal campo. Segna tiri difficili, si prende tante responsabilità soprattutto quando Paul non è in partita.

A soli 24 anni ha fatto vedere cose che pochi altri sono capaci di fare, con una cattiveria agonistica incredibile. Tenta di rimettere la serie dalla parte di Phoenix con il quarantello di gara 5, ma nel finale si fa rubare il pallone ingenuamente da Holiday che poi la alza per la schiacciata definitiva di Antetokounmpo. Una brutta macchia in una serie giocata splendidamente dal figlio di Melvin, che toppa solo in gara 6 sopraffatto dalla stanchezza. L’età è dalla sua, le qualità ci sono e potrà solo che migliorare. Il futuro.

Milwaukee Bucks pagellone

Jrue Holiday, voto 8: Guardando le sue percentuali al tiro e le sue scelte in attacco, meriterebbe forse un 5. Ma ciò che ha fatto in difesa su Paul e Booker è stato davvero incredibile. L’abilità nel rubare il pallone e nell’occupare le linee di passaggio ne fanno un giocatore fondamentale per Budenholzer, forse uno dei migliori difensori della lega. Proprio Bud, durante alcune interviste, ha risposto sempre allo stesso modo alle domande sulle difficoltà offensive di Holiday: “Se continua a difendere in questo modo, può prendersi tutti i tiri che vuole”. La fiducia su di lui è stata ripagata ampiamente, perché oltre agli acciacchi fisici, è stato anche merito suo se Paul non è mai riuscito ad essere decisivo nella serie. In più aggiungeteci anche 16.7 punti, 9.3 assist e 6.2 rimbalzi. Solido.

Khris Middleton, voto 8: Fino alla scorsa stagione e, soprattutto, dopo la firma del nuovo contratto, i dubbi sul valore di questo giocatore erano tanti. Da secondo violino spesso non riusciva ad essere decisivo, lasciando ad Antetokounmpo tutto il peso dell’attacco, specialmente ai playoffs. Da quest’anno qualcosa è cambiato, e le prestazioni del numero 22 sono andate in crescendo. Durante i playoffs è stato finalmente decisivo, sia contro i Nets che contro gli Hawks, soprattutto dopo l’infortunio di Giannis.

Contro i Suns, nonostante si trovasse di fronte a due ottimi difensori come Crowder e Bridges, è riuscito a dire la sua. Spesso ha aspettato la partita, concedendo di più ai compagni. Ma nel terzo e nel quarto quarto è riuscito a caricarsi la squadra sulle spalle in momenti decisivi della partita e della serie. Tiri difficili e con un speso specifico incalcolabile. E’ stata una rivincita personale, contro chi vedeva in lui un buon attaccante e poco altro. Decisivo.

Panchina, voto 7: Per Budenholzer, dopo l’infortunio di Di Vincenzo, la panchina si è andata restringendo sempre di più. Soprattutto in queste Finals, dove Forbes ha trovato pochissimo spazio e Teague non riusciva a stare in campo. Allo stesso tempo però, Connaughton e Portis si sono rivelati giocatori perfetti per il sistema Bucks e capaci di giocare anche nei momenti decisivi della serie: 9.2 punti e 5.8 rimbalzi per il primo, 7.7 punti e 4 rimbalzi per il secondo. In alcune partite sono stati decisivi, come i 14 di Connaughton in gara 5 o i 16 di Portis in gara 6. Jolly.

Brook Lopez, voto 6: Nonostante il minutaggio ridotto causa scelte di coach Bud, fa quello che deve fare. Si prende i suoi tiri senza esagerare, difende come può e porta la sua esperienza al servizio dei compagni. Non si lamenta mai, provando a dare il massimo per la squadra nei minuti in cui è in campo. Mette a referto comunque 11.5 punti, con 5.3 rimbalzi e quasi 1 stoppata a partita. Soffre l’atletismo di Ayton e il Pick&Roll centrale con Paul, ed è proprio per questo motivo che l’allenatore è costretto a ridurre il suo minutaggio. Silenzioso.

Il peggiore

P.J. Tucker, voto 6: Difficile trovare il peggiore in questi Bucks, soprattutto dopo la vittoria del titolo. Incide poco in attacco, ma sappiamo che non è lì per questo. Avrebbe comunque potuto fare di meglio, con soli 4 punti in 31.3 minuti di utilizzo a partita. Nella metà campo difensiva dà il massimo, ma non basta. Ritrova l’ex compagno di squadra e grande amico Devin Booker, e le cose non si mettono proprio bene. Gli 1 vs 1 che facevano ai tempi dei Suns sono un lontano ricordo, soprattutto visti i 35 anni. Il figlio di Melvin è cresciuto, e deve tanto al numero 17 in maglia Bucks. Porta comunque tanta esperienza, cosa da non sottovalutare in partite importanti come queste. Veterano.

Il migliore

Giannis Antetokounmpo, voto 10: Trovare le giuste parole per spiegare ciò che è riuscito a fare Giannis Antetokounmpo in questi playoffs è davvero difficile. Neanche i numeri, seppur mostruosi, riescono a definire al meglio le prestazioni del numero 34 in queste Finals: 35.2 punti, 13.2 rimbalzi, 5 assist, 1.2 palle rubate e 1.8 stoppate, con il 61.8% dal campo. Cifre senza senso, soprattutto in gara 6, dove regala una delle prestazioni più dominanti degli ultimi anni. Infrange record su record, diventa il primo giocatore nella storia a vincere MIP, MVP, DPOY, titolo NBA e MVP delle Finals.

Un premio più che meritato, prendendosi così una rivincita contro tutto e tutti. Perché la vita del greco, come sappiamo, è stata dura. Una vita che è stata sin da subito crudele con lui. Dalle strade di Sepolia ad alzare un titolo NBA, chi se lo sarebbe mai aspettato? Eppure una dedizione al lavoro incredibile, una costanza fuori dal comune e un pizzico di fortuna lo hanno portato sul tetto del mondo. Adesso sarà difficile per tutti farlo scendere da lassù, a prescindere da chi vincerà il titolo l’anno prossimo. Incontenibile.

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