Home NBA, National Basketball AssociationNBA TeamsLos Angeles Lakers Bronny James, l’assurda difesa di Woj: “Non è nepotismo. E comunque lo fanno tutti”

Bronny James, l’assurda difesa di Woj: “Non è nepotismo. E comunque lo fanno tutti”

di Michele Gibin
bronny james

E’ una difesa double face quella di un numero uno del giornalismo sportivo USA, Adrian Wojnarowski che è l’insider NBA per eccellenza, sulla scelta dei Los Angeles Lakers di accontentare LeBron James e selezionare con la chiamata numero 55 al draft il figlio maggiore Bronny. Reduce da un’annata incolore a USC e soprattutto dopo aver recuperato da un grave problema di salute, un arresto cardiaco causato da un difetto congenito nell’estate nel 2023, Bronny diventerà il primo atleta NBA a giocare assieme a suo padre nella lega.

Un progetto che LeBron aveva da tempo e che non ha mai nascosto. E che al netto del valore del figlio come giocatore in sé (assolutamente non da NBA), ha portato a compimento esclusivamente perché, in quanto LeBron James, poteva farlo.

Nell’era del player empowerment, l’atto di forza di LeBron James vale più di mille parole e riflessioni. James ha imposto ai Los Angeles Lakers (non gli ultimi arrivati) di spendere una chiamata al draft del tutto sacrificabile è vero, per assumere il figlio in azienda. Pochi giorni prima aveva portato un altro suo uomo, JJ Redick, in panchina, il veterano ex Clippers e Magic non ha mai allenato nella NBA ma è stato un ottimo analyst e podcaster dopo il ritiro. E i Lakers avevano bisogno (anche) di una faccia da attore dopo l’incolore Frank Vogel e il morbido Darvin Ham.

La difesa di Wojnarowski, peraltro non richiesta, è stata però talmente doppia da essere sincera. Ecco cosa ha detto il re degli insider a ESPN dopo il draft: “Non voglio sentire accuse di nepotismo o altro“, e fin qui OK.

Poi: “La NBA è piena di casi di nepotismo, a livello di proprietari, nei front office e tra gli allenatori e gli staff tecnici. Ciò che no voglio è sentire accuse di nepotismo solo adesso, solo perché il padre di Bronny James gioca nella NBA. E’ una cosa palese in questa lega“.

Quindi, secondo Wojnarowski, l’atto di forza di LeBron James non sarebbe nepotismo perché la NBA è piena di figli e nipoti di. Oppure sarebbe solo l’ennesimo caso di nepotismo, solo “un po’ più uguale degli altri” perché a applicare tale pressione è stato il volto della lega, probabilmente il miglior giocatore NBA di sempre. D’altronde, e Woj avrebbe anche potuto dirlo, cosa sarebbe successo se uno dei figli di Michael Jordan fosse mai finito a giocare con lui ai Chicago Bulls?

Ciò che ha alzato l’asticella del nepotisimo, se così si può dire, è che LeBron e Bronny giocheranno assieme. Rendendo visibile a tutto il mondo l’operazione egemone di LeBron James e mandando chiaro e forte un messaggio ricco di sfumature, sociali, e di equilibrio tra poteri in una lega in cui i giocatori, al 70% abbondante neri in una lega di soli proprietari bianchi (mai dimenticarlo) stanno diventando ricchissimi, coperti d’oro a volte al netto dei meriti, e soprattutto ben consapevoli del loro potere negoziale, e del loro peso contrattuale e sindacale. Ricordate certo tutti in che modo le star affrontano oggi l’inutile All-Star Game, in palese sfida con i vertici della lega.

La contingenza favorevole dal punto di vista sociale e economico, con una NBA mai così ricca, porterà i giocatori migliori a pretendere ancora di più. LeBron James ha dimostrato con un uno-due (Redick e Bronny) quanto ascendente può avere ormai una star sulla sua squadra, che come riflesso condizionato avrà ormai quello di cedere alle richieste. Un allenatore, dei compagni di squadra “nuovi”, da oggi persino un parente in uno staff o a roster (e del resto Giannis Antetokounmpo ha preteso anni fa che i Bucks mettessero il fratello Thanasis sotto contratto).

I Lakers, bontà loro, hanno impostato lo spin alla vicenda puntando sull’aver “fatto la storia” permettendo a un padre e a un figlio di giocare nella NBA assieme, per la prima volta. “Non è mai successo prima e sentiamo sia qualcosa di magico (…) sappiamo che LeBron deve scegliere sul suo contratto, ma se tornerà qui si farà la storia della NBA. E lo si farà in maglia Lakers, come dovrebbe essere“, così Il presidente Rob Pelinka. “In campo, Bronny può marcare più posizioni ed è cresciuto al tiro. Pensiamo possa diventare un ottimo realizzatore, un ‘3 and D’ classico“.

Bronny è un ottimo difensore e un buon playmaker” ha detto Anthony Davis “Penso che se la caverà bene, anche con la pressione del suo nome addosso. Ma so una cosa su di lui, vuole crearsi la propria strada e non vuole solo passare per il figlio di LeBron James, E chissà che non possa davvero arrivare già pronto per giocare con noi“.

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