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La peculiarità del nostro reparto alato è che volendo è già virtualmente composto, per giunta da gente che ad alti livelli ha già dimostrato di poterci stare. Non scopriamo l’acqua dicendo che Gallinari, Datome, Gentile e Melli sono i quattro tasselli che assemblano un puzzle multiforme.
Tutti e quattro, chi più chi meno, si distinguono per le doti realizzative da più vicine allo spot di 3 e taglia fisica assimilabile al 4. Certo, poi ognuno ha la sua arma preferita: i primi due il tiro dalla media e lunga distanza, il terzo la penetrazione, il quarto i tagli e il gioco che presuppongano il pitturato. Ma tutti sanno fare tutto.
Aggiungendo Polonara, più simile alle due G (Gallo&Gigi) ma sfortunato finora quando ha indossato la maglia azzurra, e Della Valle, viceversa tiratore pirotecnico e preciso, si potrebbe quasi affermare che la serranda è abbassata.
Sarebbe un errore. Seguendo sempre quel ragionamento della forma fisica prima del talento, nel caso qualcuno arrivasse fuori condizione i nomi dei sostituti all’altezza non mancherebbero.
Davide Pascolo, per dire. Il primo anno a Milano gli ha ampliato il bagaglio di esperienza europea e gli ha lasciato intatto il patrimonio tecnico, da cui può pescare l’entrata mettendo palla per terra o il reverse dopo aver preso posizione in post basso.
Sempre rimanendo in casa Armani, anche i due giovani gioiellini prelevati la scorsa estate sono da tenere d’occhio. Abass, soprattutto: forte fisicamente, esplosivo, rapido di testa e di piedi, sarebbe una notevole scossa elettrica dalla panchina.
Fontecchio però può dire la sua altrettanto adeguatamente. Tarantolato, intelligente quando attacca lo spazio, ha tiro da fuori, arresto e tiro, e zero timidezza.
Una chance la merita anche Eric Lombardi. Atleticamente straripante, arguto nel movimento senza palla, ha il pregio che giocherebbe con energia e il difetto che il tiro non è proprio sviluppatissimo.
Se invece si cercasse qualcuno più prossimo all’ala forte, andrebbe tirato in ballo Andrea Zerini. Il pitturato è la sua end zone, lo conosce a menadito e sa come orientarcisi alla perfezione, così come ha imparato tutti i segreti di ferro e tabellone per importantissimi rimbalzi offensivi e/o tap in.
Non si nega, però, qualche gita (con tiro a bersaglio) fuori dall’arco, così come d’altronde Michele Antonutti. Rispetto al collega in forza alla Scandone, il capitano della Pistoia Basket 2000 preferisce ricevere palla dalla media distanza per poi tirare in entrata.
Il gap di entrambi, purtroppo, è la taglia fisica ridotta per il ruolo il digiuno di palcoscenici internazionali. Che sono però prerogative di quel Filippo Baldi Rossi alto 2.07 metri e pesante 97 chili, i quali gli consentono di reggere bene i contatti nell’area colorata e di essere al contempo sufficientemente agile da aprirsi al tiro.
Due menzioni le meritano due corregionali dell’ala vignolese in forza a Trento. Rispettivamente si tratta di Luca Campani, attrezzato con buona mano fronte a canestro e solido gioco sotto le plance, e di Valerio Mazzola, felino e resistente entro i confini dell’arco, elegante al tiro, magari preceduto da un arresto.
Ci siamo riservati l’ultimo nome per ultimo. Le traversie di Gentile speriamo che da qua al collegiale vengano tamponate da Simone Pianigiani in quel di Gerusalemme (dove pare che di miracoli se ne intendano).
Sono quelle di Bargnani, però, a preoccupare. La scelta coraggiosa del 2016/2017 di affidarsi al Baskonia ha fruttato solo all’inizio, poi è stato tutto un andirivieni (più “andi” che “rivieni”) dall’infermeria.
E come avrebbe detto Lubrano, la domanda sorge spontanea: vista l’esperienza del 2016, dove il Mago ha finito per patire lo scarso conditioning, siamo sicuri che portarlo a Tel-Aviv non finirebbe in agonia, invece che in trionfo? Per il suo stesso bene, in primis.