“È tempo di vincere il titolo“. Le parole di Mike Conley suonano come una minaccia per le altre contender della lega. E come dargli torto: gli Utah Jazz si sono mossi benissimo sul mercato regalando a coach Snyder un roster completo e di grande talento. Nelle ultime stagioni sono passati da essere una squadra nel limbo ad una cliente fissa della postseason. Purtroppo, però, il loro percorso non è mai andato oltre il secondo turno. Malgrado il bel gioco palesato sul campo, Utah si è sempre trovata di fronte avversari di gran lunga più attrezzati e talentuosi. Ma ora che la dinastia Warriors sembra essersi defilata e la NBA si è finalmente bilanciata, tra le tante squadre in lista per il titolo anche i nuovi Utah Jazz possono dire la loro.
IL MERCATO DEGLI UTAH JAZZ
I Jazz hanno messo a segno il primo colpo la notte prima del Draft: la star dei Memphis Grizzlies, Mike Conley, in cambio di Jae Crowder, Kyle Korver e Grayson Allen. Fuori quindi tre esuberi che per vari motivi non hanno rispettato le attese, dentro una delle point guard più sottovalutate della lega.
Conley è il classico giocatore di sistema, dotato di una grande visione di gioco e di un tiro che ha discretamente ultimato in questi anni. Non sarà il go-to-guy della squadra, quel compito spetta sempre a Donovan Mitchell, ma sicuramente una pedina più produttiva di Ricky Rubio. Nell’ultima stagione ha realizzato 21.1 punti, 6.4 assist e 3.4 rimbalzi di media a partita. Cifre simili a quelle di Bojan Bogdanovic, anche lui approdato in estate a Salt Lake City. L’ex Pacers prenderà il posto in quintetto di Derrick Favors e sarà chiamato a portare un grande contributo offensivo. Magari non prenderà lo stesso numero di rimbalzi del neo Pelicans ma almeno segnerà più triple in transizione.
Il resto del roster è stato completato con gli innesti di Emmanuel Mudiay, Ed Davis e Jeff Green, ottimi giocatori di rotazione che in “serate buone” possono anche prendere in mano le redini della partita.
UN GIOCATTOLO (QUASI) PERFETTO
Il gioco di Snyder si basa essenzialmente sulla difesa. La scorsa stagione l’efficienza difensiva dei Jazz si aggirava intorno ai 106.1 punti di media, il secondo in assoluto dietro ai Milwaukee Bucks. Una cifra destinata a migliorare grazie all’arrivo di Mike Conley: l’ex Memphis è stato quello che più di tutti ha espresso al meglio il concetto di Grit & Grid tra le fila dei Grizzlies, rivelandosi un difensore “on ball” eccezionale, abile nell’anticipo e discreto a rimbalzo. A fargli compagnia ci sarà Rudy Gobert, incaricato come sempre di difendere il pitturato e stoppare ogni pallone che si avvicina a canestro (2.3 stoppate di media per l’attuale DPOY).
Nelle situazioni di pick’n roll Snyder predilige la tecnica “Show e recupero“, molto efficace anche se dispendiosa a lungo andare. La duttilità del quintetto base inoltre gli permetterà di cambiare spesso marcatura in occasione di blocchi o tagli a canestro e consentirà anche di alternare la difesa a uomo alla classica zona che non passa mai di moda. In attacco invece molto dipenderà da Donovan Mitchell che però, a differenza degli ultimi anni, avrà a disposizione due ottimi partner come Conley e Bogdanovic, oltre ad una panchina finalmente remunerativa in fase offensiva.
Snyder, da buon seguace di Popovich, preferisce sfruttare tutti i 24 secondi, usare blocchi per liberare i giocatori e trovare il tiro più comodo possibile, anche se non mancheranno episodi di isolamento, sopratutto negli ultimi possessi della gara. Se nell’ultima regular season il rating offensivo era pari a 111.2 punti (15° posto), ci sono ora ottime probabilità che quella cifra si alzi dalla prossima stagione.
Gli Utah Jazz dunque hanno tutte le carte in regola per ambire al titolo eppure non vengono considerati più dei Clippers, Lakers, Warriors, Rockets o Bucks. Il motivo è presto detto: a Salt Lake City manca una superstar, un giocatore che nelle gare importanti trascina la squadra, che non trema ai tiri liberi decisivi. Una garanzia nel possesso decisivo. Mitchell ha solo 22 anni, non può ancora ricoprire questo ruolo, malgrado il talento e la maturità già dimostrata in campo. Conley, Gobert e Bogdanovic invece sono ottimi elementi, ma non hanno le credenziali da All-Stars. I Jazz hanno dalla loro parte il bel gioco e la coralità, ottime basi per una contender, ma basterà per vincere il titolo? I risultati delle ultime stagioni non sono incoraggianti.