Ultima stagione
E arriviamoci a quest’ultima stagione, allora. E bisogna capirne il contesto.
Dopo le Finals del 2019, abbiamo visto che Golden State ha abdicato e ne è uscita con le ossa abbastanza rotte.
In quell’estate si è consumato il grande addio, quello di KD, con i giornalisti che ancora oggi cercano di cacciare fuori qualche retroscena riguardo la separazione. Comunque sia e a quanto pare, Durant e gli Warriors si sono lasciati meglio di quanto qualcuno speri.
Alla fine, il 35 ha scelto Brooklyn, è stato fermo un anno causa tendine d’Achille e poi è tornato quest’anno. Purtroppo per lui la corsa playoffs di Brooklyn si è fermata non molti giorni fa, contro Milwaukee. Comunque sia, ha dimostrato al mondo intero che sì, è tornato KD.
Ma per Golden State quella lunga estate calda non si è limitata a Durant. Klay Thompson, a causa dell’infortunio rimediato durante le Finals, è rimasto fuori tutta la stagione 2019/20.
Tutti gli occhi erano su Curry, chiamato a guidare (quasi) da solo una squadra che di colpo, da assoluta protagonista, si è ritrovata ad essere una flebile outsider.
A causa anche qui di un infortunio rimediato alla mano, nella terza partita contro i Phoenix Suns, Curry ha giocato solo 5 partite. 3 all’inizio e 2 alla fine, quando la stagione è stata interrotta causa Covid.
Ma la sfortuna per i Dubs e soprattutto per Klay Thompson non è finita quell’anno. Durante la preparazione della stagione appena conclusa, il secondo Splash Brothers ha subito la rottura del tendine d’Achille. Come KD. Un altro anno fuori.
E questa volta sì, Curry non si è potuto esimere. Dopo un inizio con tanti bassi e pochi alti, la squadra ha iniziato a girare, ottenendo discreti risultati.
Mentre i risultati del 30 sono stati un po’ più che discreti.
32 punti a partita, quasi 6 assist, poco più di 5 triple segnate di media (record assoluto). 38 gare da più di 30 punti, vincitore del titolo di capocannoniere (il più “vecchio” di sempre da Jordan), 337 triple totali.
Potremmo continuare ancora a snocciolare i vari record raggiunti quest’anno, ma non crediamo ce ne sia il bisogno. E quello che probabilmente ha colpito di più non sono i numeri che ha tirato su, ma è stata la totale onnipotenza dimostrata in alcune partite dalla seconda metà di stagione in poi.
Per tanti il giocatore più divertente da vedere, per tanti meritevole della vittoria del premio di MVP.
E invece è arrivato terzo, dietro Joel Embiid e soprattutto il centro serbo dei Nuggets. Nella mia personale opinione, Nikola Jokic è stato il giusto vincitore quest’anno, anche lui autore di una stagione da consegnare agli annali. Sicuramente una importante discriminate è stata il miglior record di squadra ha influito.
Perché Golden State, nonostante siano arrivati ottavi a Ovest, sono stati sconfitti in entrambe le partite del torneo di play-in. Prima contro i Lakers, poi contro i Grizzlies.
Comunque sia, la stagione da record del 30 rimane e rimarrà. E per gli amanti della competizione, si spera che l’anno prossimo la squadra possa essere finalmente al completo per tornare ad essere, perlomeno, una seria contender.