Splash Brothers
La NBA forse più di altre leghe sportive fonda, e ha fondato, la sua narrazione sui grandi giocatori. Quasi ogni squadra ha un proprio periodo storico contrassegnato da un singolo giocatore sulla quale basa gran parte delle sue fortune e delle vittorie.
E questo è in parte vero, assolutamente. Però a basket si gioca (almeno) in 5. Perciò, specialmente quando ti accorgi di avere in squadra un giocatore che passa una volta ogni tanto, la bravura di un front-office dev’essere sia quella di mettere la stella nella posizione migliore per poter esprimere il suo potenziale, sia quella di dargli, a fianco, il miglior sistema possibile di gioco e di giocatori.
Golden State dell’ultimo decennio è riuscita perfettamente in questo, e anche più. Ovviamente serve anche fortuna, però la lungimiranza è tutta lì da vedere.
L’opportunità di poter schierare al fianco di Stephen Curry, Klay Thompson, è però andata anche oltre il luogo comune di dare alla tua star un ottimo secondo violino.
Perché Curry e Thompson sono molto di più che questo. Sono un fit perfetto, probabilmente il miglior backcourt della storia del gioco e tra le migliori coppie in assoluto.
La loro bellezza non sta tanto nella capacità con cui si cercano e con cui giocano l’uno con l’altro (sta anche in questo), ma soprattutto nella loro abilità di sapersi muovere poeticamente e con tempi incredibili all’interno di un sistema costruito praticamente su di loro.
Certo, Curry rimane pound-per-pound un giocatore superiore a Klay, ma è difficile ipotizzare che le loro carriere sarebbero andate allo stesso modo se i due non avessero giocato insieme.
Per loro, più che i numeri parlano i record raggiunti, che sarebbero troppo lunghi da elencare qui. E che spesso sono traguardi che recano la dicitura “maggior numero di tiri da 3 realizzati…” ma attenti, non limitatevi al tiro da tre. Perché dietro quel raggiungimento c’è molto di più. Tra cui un lavoro quasi commovente alla ricerca della perfetta forma stilistica nel movimento di tiro e del movimento in campo. In una sfida che nessuno dei due vuole perdere.
Il 21 dicembre 2012, in una partita casalinga contro gli Charlotte Bobcats, vinta 115-100, a metà partita il tabellino dice 58 per Golden State.
Di questi 58, 25 arrivano dal duo Curry-Thompson. E di questi 25, 21 punti sono dovuti a canestri da tre punti.
Brian Witt, a quel tempo membro dello staff Warriors, twitta dal profilo ufficiale l’aggiornamento del risultato parziale, aggiungendo alla fine #SplashBrothers. Da lì prende vita il loro soprannome. Forse di quello parlavano i Maya…
Perché Splash Brothers? Si fa riferimento all’ex-duo MLB Jose Canseco-Mark McGwire, che militavano negli Oakland Athletics (siamo geograficamente sempre lì) e che erano soliti festeggiare battendosi gli avambracci tra loro. La loro storia sportiva non finì benissimo (ammisero di fare uso di anabolizzanti), quella di Steph&Klay ha ancora la parte finale da scrivere.