I Sixers di inizio stagione si presentavano come una squadra rinnovata e giovane rispetto allo scorso anno, totalmente rivoluzionata invece se guardiamo a 3 anni fa. Tanto talento e di potenziale che sicuramente potrà ambire ad essere una contender da qui a poco. La concorrenza ora è alta: Celtics, Cavs e Raptors sono i team da battere, ma chissà fino a dove potranno arrivare in questa lotta serrata nei playoff della Eastern Conference...
Con la fine della regular season, l’aria dei playoff è sempre più intensa. Philadelphia, la città più popolosa dello stato della Pennsylvania, fino all’anno scorso assisteva alla postseason direttamente da casa. Con un record di 28-54 che li refilava in penultima posizione nella Eastern Conference, era ancora la squadra barzelletta della NBA con anni e anni di tanking ma senza risultati. Praticamente la sua reputazione era ai minimi storici.
Ma l’avvento di Ben Simmons e di un Joel Embiid quasi completamente sano hanno cambiato tutto, sono passati da un penultimo posto della scorsa stagione a centrare i playoff come terza testa di serie. Un salto in avanti non da poco, in appena un anno.
L’ambiente nuovo dei Sixers
“Trust the Process”. Mai motto fu più azzeccato per descrivere i Philadelphia Sixers in questi ultimi 3 anni di ricostruzione. Il cambiamento interno c’è stato e si vede. Ambiente spensierato, pieno di talento, con voglia di migliorarsi e di arrivare in alto, ma tutto questo divertendosi. D’altronde hanno un’eta media che è di appena 25 anni e il giocatore più anziano è JJ Redick con 33 anni, seguito a ruota da Marco Belinelli con i suoi 32 anni. Ed è proprio Marco che dopo una prima parte di stagione non entusiasmante ad Atlanta ha dichiarato: “Finalmente ho ritrovato la voglia di giocare a pallacanestro come l’ho sempre avuta”. Mentalità passata dalla modalità tanking alla modalità playoff, e non è cosa facile da fare quando per anni non si è pensato ad altro che alla lottery di fine anno. Ma la cosa più straordinaria è vedere come ogni singola statistica si sia migliorata con il passare dei mesi fino ad arrivare ad ora che siamo a fine stagione.
Alcune delle più rilevanti sono sicuramente la percentuale al tiro, che si è alzata da un 45.4% di ottobre ad un 51% di aprile, stessa cosa vale per gli assist che passano rispettivamente da 24 a gara a 32.4 e le palle perse, che passano dalle 18 di media di inizio stagione alle 12.9 di fine stagione.
L’unico peggioramento l’abbiamo avuto nei rimbalzi offensivi e anche nei liberi, che peggiorati non sono, ma rimane un 71% che non fa ben sperare.
Joel Embiid e Ben Simmons: a sky full of stars
I due pezzi fondamentali dei Sixers sono un camerunense e uno australiano e rispondono al nome di Joel Embiid e Ben Simmons. Entrambi hanno il fattore di non aver giocato il primo anno per infortunio, fortuna nella sfortuna o no, questo certamente li ha aiutati. Lavorare per un anno in una palestra NBA e soprattutto potersi allenare con altri atleti già professionisti può fare la differenza tra una stagione da rookie mediocre o una ottima. Cosa che è capitata a tutti e due ma maggiormente visibile sull’australiano Ben Simmons. Playmaker estremamente singolare di 208 centimetri per 105 kg, può ricoprire quasi ogni ruolo grazie alla sua stazza. Questo suo unico difetto ora è il suo tiro, ha un range veramente limitato con il tiro dall’arco completamente assente, come testimonia lo 0 su 11 dall’arco in stagione. Contando che la maggior parte di questi tiri oltre l’arco sono tiri tentati allo scadere e spesso sono lanci lunghi dalla propria metà campo. Ma nonostante questo sta viaggiando a 15.8 punti di media con il 54.5% dal campo. Ha una visione straordinaria del campo e del gioco per essere solamente alla prima stagione NBA, molto migliore di alcuni playmaker in circolazione. Le cifre parlano chiaro: 16 punti, 8.1 rimbalzi e 8.2 assist di media sanciscono la sua stagione da rookie ad un paio di partite dalla fine della Regular Season. Dominante è la parola giusta per descrivere la sua prima stagione da professionista, cosa non passata inosservata anche da LeBron James che dice di essere onorato di essere il mentore di un ragazzo così talentoso.
Ovviamente rimane il favorito numero nella corsa per il Rookie of the year, subito davanti a Donovan Mitchell che sta disputando anche lui una più che ottima stagione da Rookie. Passando a Joel Embiid, è colui che ha iniziato il processo perciò molto dei Sixers attuali li dobbiamo a lui. Centro capace di dominare contro i pari ruolo con molta più esperienza di lui. Ha un gioco in post basso molto sviluppato così come il tiro, dove arriva tranquillamente anche oltre l’arco. Le cifre straordinarie dell’anno scorso, dove però ha giocato solamente 31 gare, sono state ampiamente confermate quest’anno dove di gare ne ha giocate ben 63. Le cifre sono: 22.9 punti, 11 rimbalzi e 3.2 assist di media in 30.3 minuti di utilizzo, cifre veramente ottime per essere al secondo anno effettivo di gioco.
Simmons to Embiid.
Veterani e Giovani: un mix perfetto
Gli anni scorsi i Sixers peccavano sicuramente un roster vuoto di esperienze di un certo calibro, potevano vantare un roster giovane, pieno di potenziale ma senza un vero veterano che gli spianasse la retta via. Quest’anno si punta in alto, perciò questo vuoto non è più ammissibile. Innesti come Amir Johnson, proveniente dalla finale di conference con i Boston Celtics nel 2016 e J.J. Redick, tiratore capace di tenere il 41% in carriera dall’arco, sono stati fondamentali per guidare questi giovani. Ma loro non sono certamente gli unici: Marco Belinelli, 32 anni appena compiuti, un titolo NBA alle spalle con i San Antonio Spurs e una gara del tiro da tre punti all’All Star Weekend in saccoccia ed Ersan Ilyasova, sono stati aggiunti al roster dopo la trade deadline. L’obbiettivo principale è dare esperienza e contributo dalla panchina, e questo loro fanno. Marco Belinelli da quando è ai Sixers viaggia a 13.6 punti di media (massimo in carriera) con il 38.5 % dall’arco, e nelle ultime 10 gare viaggia a 16.5 punti di media con il 43.4% da tre. Mentre Ersan nelle ultime 10 sta viaggiando a 13.1 punti di media con il 46 % al tiro. Non male per due giocatori uscenti dalla panchina. I Sixers dopo anni di tanking finalmente sembrano aver trovato il mix perfetto tra giovani con un potenziale smisurato e ottimi veterani sia in quintetto che dalla panchina.
Insomma, una squadra costruita faticosamente e con non pochi problemi che però ora sta iniziando a dare i suoi frutti. Recentemente anche l’ultimo tassello del Draft 2017 Markelle Fultz è tornato disponibile nel roster, anche se per ora viene utilizzato con un minutaggio limitato. Una prima scelta che al college aveva tantissimi punti nelle mani e viaggiava a 23.2 punti di media e con il 47.6% dal campo, ma poi è stato avvolto nel mistero per via di quell’infortunio alla spalla di cui noi non sappiamo bene ne le origini ne le cause. Ma per fortuna questa epopea è finita e non vediamo l’ora di vedere le sue enormi potenzialità al servizio di Coach Brett Brown.
Dopo una grande regular season, sorge un interrogativo spontaneo: fino a dove potranno arrivare questi giovanissimi Sixers nei playoff?