La trade deadline ha riservato numerosi colpi di primo piano. Su tutti, spicca la trade che ha portato James Harden ai Philadelphia Sixers (insieme a Paul Millsap) in cambio di Ben Simmons, Seth Curry e Andre Drummond, passati ai Brooklyn Nets in un pacchetto comprendente due prime scelte future al Draft.
Sull’era dei Big 3 Harden-Durant-Irving in quel di Brooklyn, dunque, cala il sipario dopo appena un anno e la miseria di 16 partite giocate insieme. Harden era approdato alla corte di Steve Nash il 14 gennaio 2021, andando a formare un trio di fuoriclasse con Durant e Irving e lasciando gli Houston Rockets dopo poco meno di nove anni.
Rispetto agli anni trascorsi in Texas, il Barba ha giocato principalmente come point-guard, un aspetto che ha portato il suo impatto offensivo a calare vertiginosamente. Se in termini di assist, il dieci volte All-Star ha dato un contributo determinante (10.9 passaggi vincenti lo scorso anno e 10.2 in questa stagione), infatti, per ciò che riguarda i punti non è andato oltre quota 24.6, fermandosi a 22.5 nella regular season attualmente in corso. Numeri ben lontani da quelli che a Houston lo portarono a diventare il miglior attaccante della lega in ben tre stagioni consecutive (30.4 punti nel 2017\18, 36.1 punti nel 2018\19 e 34.3 nel 2019\20) e a vincere il premio di MVP nel 2018.
Harden, insomma, a Brooklyn ha mostrato soltanto a sprazzi il meglio del suo repertorio, dimostrando spesso e volentieri di non sentirsi pienamente a suo agio con la maglia dei Nets. I ripetuti problemi fisici di Durant e dello stesso numero 13 e la scelta di Irving di non vaccinarsi hanno reso ancor più complicato il nuovo capitolo della carriera di Harden, che a Brooklyn sperava di fare ciò che non gli era riuscito a Houston: tornare a giocare le Finals e vincere il primo anello in carriera.
Dopo appena un anno, la missione resta la stessa, ma con una maglia diversa, quella dei Philadelphia Sixers di Daryl Morey – il general manager che nel 2012 lo portò giovanissimo agli Houston Rockets – e di coach Doc Rivers, già vicino alla panchina dei Rockets un anno e mezzo fa, prima della richiesta di trade di Harden. Se in termini di fit con Durant e Irving non è andata benissimo, il duo Harden-Embiid sulla carta è uno dei più intriganti e completi della lega.
Il centro camerunese ha un repertorio invidiabile su entrambi i lati del campo, in attacco può fare ricorso a numerose armi per colpire gli avversari e in difesa è un cliente scomodo per chiunque, mentre la guardia classe ‘89, nonostante il periodo poco felice ai Nets, resta uno degli attaccanti più formidabili in circolazione, dotato sia di visione di gioco che di capacità di andare a canestro in molteplici modi.
Oltre a ciò, la presenza di un centro dominante faciliterà i compiti del Barba in entrambe le metà campo. Dopo la partenza di Clint Capela dai Rockets (febbraio 2020), che proprio con Harden ha vissuto le migliori annate della sua carriera, il nuovo arrivato in casa Sixers non ha di fatto mai giocato con continuità con un centro di ruolo.
Dall’esperimento small ball a Houston, durato appena sei mesi, con Robert Covington e Jeff Green ad alternarsi nel ruolo di centro, alle pochissime gare giocate con Christian Wood in Texas e con DeAndre Jordan, Nicolas Claxton e LaMarcus Aldridge a Brooklyn, nel corso dell’ultimo anno e mezzo Harden non ha avuto un riferimento fisso nel ruolo di centro rispetto agli anni d’oro a Houston, con il pick and roll con Capela che rappresentava uno schema tanto imprescindibile quanto efficace del piano tattico di Mike D’Antoni.
Non è un caso che proprio in quel sistema di gioco Harden abbia espresso la miglior pallacanestro della sua carriera, diventando un attaccante totale. Miglior assistman nel 2016\17 con 11.2 punti a partita e realizzatore più prolifico nelle successive tre stagioni, a Brooklyn il Barba ha fatto rivedere soltanto in parte quanto fatto alla corte di D’Antoni, non calandosi mai del tutto nel nuovo ruolo, quello di sparring partner al fianco di KD e/o Irving.
Tra l’altro, Harden non aveva mai giocato fatto parte di un trio di superstar, se si esclude il triennio a OKC con lo stesso Durant e Russell Westbrook. Era un Big 3 tutt’altro che fatto e finito, con il numero 13 che ricopriva il ruolo di leader della second unit ed era lontano parente del fuoriclasse ammirato a Houston.
A Philadelphia, Embiid a parte, il Barba troverà tanti giocatori complementari al suo stile di gioco. Danny Green, esperto 3-and-D già vincitore di tre titoli tra Spurs, Raptors e Lakers, Matisse Thybulle, già tra i migliori difensori della lega, il solido Tobias Harris, tiratori del calibro di Furkan Korkmaz e Shake Milton e la stellina Tyrese Maxey.
I Sixers sono attualmente al quinto posto a Est (33-22), non molto distanti dai Miami Heat primi (36-20), e con l’innesto di Harden sperano di ridurre il gap dalle tante rivali nella corsa al titolo. In attesa del debutto del nuovo arrivato, molti si chiedono come cambierà il modo di giocare di Philadelphia.
In merito ha già detto la sua Maxey, che ha scherzato sul suo ruolo: “Ho una sola priorità, voglio vincere il titolo. Per farlo, sono disposto a tutto. Se il coach dovesse chiedermelo, giocherei anche come centro così farei accomodare Joel in panchina per tutta la partita. James e Joel sono due giocatori da MVP, la cosa non può che migliorarci e tornarci molto utile.”, le parole del prodotto di Kentucky. Proprio Embiid ha accolto con parole al miele il nuovo componente del duo delle meraviglie che fa sognare i tifosi dei Sixers.
“Mi è dispiaciuto molto vedere tanti miei compagni andare via, ma in compenso è arrivato James Harden, uno dei migliori giocatori al mondo, un MVP.”, ha dichiarato il centro camerunese, mentre Danny Green non le ha mandate a dire a Ben Simmons. Infine, anche Doc Rivers ha espresso soddisfazione per l’ingaggio di Harden, confermando la volontà del giocatore di lavorare con lui: “James mi ha spesso detto che gli avrebbe fatto piacere essere allenato da me. Finalmente avremo modo di lavorare insieme.”
Dal suo arrivo nella città dell’amore fraterno, Harden ha saltato il match con gli Oklahoma City Thunder (vittoria per 100-87 la scorsa notte) e non giocherà nemmeno stanotte contro i Cleveland Cavaliers. Il suo debutto potrebbe avvenire nella notte tra martedì e mercoledì nel big match contro i Boston Celtics, ma molto dipenderà dalle sue condizioni fisiche. Il Barba, infatti, è attualmente ai box per un infortunio che gli ha impedito di scendere in campo nelle ultime quattro partite disputate dai Nets.
La sua ultima presenza con la maglia di Brooklyn risale al ko coi Sacramento Kings dello scorso 3 febbraio, in cui mise a referto la miseria di 4 punti, seppur conditi da 7 rimbalzi e 12 assist. Il modo peggiore per chiudere la sua avventura coi Nets, ma per Harden è già tempo di guardare avanti e di fare di tutto per iniziare nel migliore dei modi la quarta avventura della sua carriera, quella in cui avrà l’occasione di smentire una volta per tutte i suoi detrattori e tornare ai suoi livelli abituali in un contesto stimolante e competitivo.