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Nikola Jokic, la rivoluzione arriva da Sombor

di Giacomo Seca
nikola jokic

Da sconosciuto a dominatore

Inizia la seconda stagione, ed è una crescita continua, anche se le rotazioni dei Nuggets non sono sempre chiare. Malone si ritrova con un problema inaspettato, avendo a disposizione due centri molto giovani, molto grezzi e molto diversi tra loro. Perché anche se oggi non avremmo dubbi su chi prendere tra i due, c’è da dire che Nurkić è tutt’ora un giocatore discretamente affidabile, e lo sarebbe stato ancor di più se non fosse stato bersagliato dai tanti infortuni.

Date le inusuali caratteristiche da passatore, Malone decide di provare a far coesistere Jokić e Nurkić, facendo partire il primo da ala grande. Il risultato ha successo, nì , ma una cosa è assolutamente sicura: Jokić è tanta roba. È’ solo questione di tempo.

Capendo che la strada in Colorado non sarà avventurosa come quella di Kerouac, Nurkić decide di chiedere lo scambio e, dopo un paio di mesi della stagione successiva, nel febbraio 2017, viene scambiato con i Portland Trail Blazers. In Colorado arriva Mason Plumlee che di pretese non è ha molte, nonostante una buona carriera universitaria.

Così adesso il centro è solo lui, il diamante serbo.

Inoltre all’inizio di quell’anno succede un’altra cosa: al draft di quell’estate, con la numero 7, i Nuggets selezionano Jamal Murray, giovane canadese di belle speranze.

Insieme, i due diventeranno letali. Purtroppo per noi, in questi playoffs non possiamo goderceli assieme a causa del già citato infortunio della point guard di Kentucky, al maledetto crociato anteriore sinistro.

La stagione 2017/18 è quella della definitiva esplosione. Gioca 80 partite su 82, le medie salgono in maniera continua ma iniziano a far impressione. 18,5 punti a partita e quasi 11 rimbalzi di media, a cui aggiunge anche 6,1 assist. Ed è forse questa la statistica che colpisce di più. Un centro di 211 cm con quelle capacità di passatore, uno spettacolo. Il 15 febbraio, inoltre, in una partita contro i Milwaukee Bucks, realizza l’impossibile: 16 punti, 11 rimbalzi, 12 assist. Belle statistiche sì, pensate che realizzate solo nel primo tempo. Diventa la tripla doppia più veloce della storia NBA, fatta in 14 minuti e 33 secondi.

La stagione seguente, le medie salgono ancora, arriva la prima convocazione all’All-Star Game e riesce anche nell’impresa di realizzare una “Tripla doppia perfetta”: il 20 ottobre, contro Phoenix. Ne mette 35/12/11 con un incredibile 11 su 11 dal campo.

E adesso sì che si vede l’iceberg.

Nella stagione precedente a quella attuale, la 2019/20, Jokić è più quieto in regular season. Passa abbastanza sottotraccia, arriva comunque la convocazione al secondo All-Star Game consecutivo. Poi, arriva la pausa forzata causa Covid. Quei mesi che trascorrono tra marzo e la bolla di Orlando servono al centro serbo per rimettersi in forma, cosa non riuscitogli durante la stagione dati gli impegni estivi con la nazionale serba.

Si presenta nella a Disneyland con circa 17 chili persi, mai visto fisicamente così prima di allora. Ci scherza Mike Malone “ora è una invincibile macchina serba”, ci scherza il presidente Connelly “mi ha mandato una foto in palestra, si vedono gli addominali!”.

Ma lui a Orlando non scherza per niente.

Nei playoffs, accompagnato da un Jamal Murray indemoniato, dà spettacolo. Durante la prima serie, si trovano sotto 3-1 contro i Jazz. Rimonta insperata, è 4-3. In semifinale di Conference, la sfida è contro i ben più quotati Clippers, si ritrovano di nuovo sotto 3-1. Non può succedere di nuovo, è impossibile. E invece no, i Clippers non trovano rimedio al P&R dei due e ri-rimonta, ed è 4-3. Mai successo prima che una squadra rimontasse due svantaggi da 3-1 in due serie consecutive. In finale arrivano i Lakers, futuri campioni. Jokic gioca una serie superba, ma nulla può contro LeBron e soci.

I Nuggets perdono, ma è ormai chiaro che, se le cose vanno come dovrebbero, il futuro è loro e del nativo di Sombor.

E arriviamo a quest’anno, quando Jokić abbraccia definitivamente il suo destino (che nemmeno la miglior cartomante aveva previsto, diciamoci la verità), salendo nell’olimpo NBA con 26.4 punti, 10.8 rimbalzi e 8.3 assists a partita.

Diventa così il terzo europeo a vincere questo premio, dopo Nowitzki nel 2006/07 e Giannīs Antetokounmpo nelle ultime due stagioni. E diventa il giocatore a vincere questo premio, scelto più in la in un draft NBA. Prima di lui, condividevano questo record sempre lo stesso greco, e Steve Nash, entrambi scelti alla numero 15. Figuriamoci alla 41.

Un premio che sa di storia. Soprattutto dopo aver conosciuto la storia di questo ragazzo.

Un fenomeno.

E siamo tutti contenti così.

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