Miško Ražnatović
Miško Ražnatović è uno dei più importanti agenti europei di basket. Pensate che l’Eurolega del 2018/19, la sua agenzia, la BeoBasket, rappresentava 43 giocatori.
E Misko è stato anche un discreto giocatore di basket, provando l’ingresso in NBA nel 1988 ma non venendo scelto.
In una domenica del 2012, è in casa a fare colazione, e come sua consuetudine legge i tabellini delle partite giovanili locali alla ricerca di qualcosa di interessante. Vede che tra le file del Vojvodina c’è un ragazzo che mette a referto 25 punti e più o meno gli stessi rimbalzi, con tipo 50 di valutazione generale. “Beh, forse è un caso”, il primo pensiero di Miško.
Arriva la domenica successiva e la curiosità c’è. Si aprono le pagine degli sport giovanili… e il ragazzo si ripete. E così anche la settimana dopo ancora.
Miško allora alza la cornetta e chiama Branimir Tadić, uno dei migliori scopritori di talenti slavi. Per esempio, tra gli altri, di Boban Marjanović.
“Chi è questo ragazzo che ha queste cifre?” chiede. Sa tutto Tadić, conoscerà anche questo. E invece, inaspettatamente, nemmeno Branimir Tadić non ha mai sentito parlare di questo Nikola Jokić.
Miško riflette. Sono due le possibilità: o si tratta del “classico” giocatore giovanile superdotato rispetto ai coetanei, oppure qui c’è un talento nascosto ancora sotto traccia. Manda Tadić a verificare. Dopo pochi possessi la risposta è chiara: è la due: “sarà anche più dotato fisicamente in altezza, ma fidati Miško, con quel corpo lì se le mani non sono buone non si va da nessuna parte”.
Sì, perché lo Jokić ragazzo non è sicuramente un super atleta né tantomeno ha lo spirito del professionista. Ma a pallacanestro ci sa fare, eccome. Dotato di una innata tecnica, sorprende però per le sue capacità di passatore e di saper gestire le diverse fasi dell’attacco. Nonostante un fisico che tutto lascia intendere tranne quello.
Pesa tanto, è completamente fuori forma e ha delle abitudini su cui c’è molto da lavorare. Basta pensare alla sua routine giornaliera, con quasi tre litri di coca-cola bevuti e mezzo chilo di Borek al giorno (dei rustici tipici ripieni fatti al forno).
Ma Miško non è uno dei più grandi agenti europei per caso. Decide di insistere su Jokić e, data anche la sua libertà contrattuale, lo convince a firmare con il Mega Vizura.
Fine del sogno da fantino per Nikola, inizio della carriera da professionista di basket. E da lì dovrebbe essere tutto in discesa no? Più o meno. Perché quando arriva nel Mega, l’allora allenatore Dejan Milojevic dice a Miško che Jokić sarebbe entrato nelle rotazioni almeno dopo un mese: troppo indietro fisicamente. Marko Ćosić, il preparatore atletico, per i primi 15 giorni non gli fa fare allenamento con la squadra. Semplicemente non riesce a tenere il ritmo.
Però dopo un mese, quello che dice Milojevic avviene, e scende in campo per la prima partita nei playoffs di giugno, dimostrando, fin da subito, che anche stavolta Miško aveva fatto centro.
Racconta tanti aneddoti Ražnatović di quegli anni di Jokić. Alcuni sono emblematici.
Come per esempio quando durante la consueta partita di capodanno del Mega, Miško si accorge di non aver mai visto Jokić così impegnato in un incontro. “Perché non giochi tutte le partite come se fossero quelle di capodanno?” chiede Miško. Si inizia a lavorare anche sulla mentalità, che è presente, certamente, ma non sempre viene fuori nel giusto modo.
Oppure ricorda di quando la squadra va in trasferta a Sremska Mitrovica, dove viene accolta da una folla di bambini entusiasti. Jokić, il giocatore più carismatico della squadra, è sommerso e non lesina autografi a nessuno. Il risultato è un’infiammazione al tendine della mano destra, sette giorni di stop e un paio di partite saltate…
A parte questo, il talento è immanente. Già la sua seconda stagione, la 2013/14, è quella della svolta.