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Nikola Jokic, la rivoluzione arriva da Sombor

di Giacomo Seca
nikola jokic

Unico

Perché Jokić è un giocatore unico nel suo genere?

Sono diversi i motivi. Sicuramente quello che risulta più all’occhio a dispetto delle sue misure, sono le capacità di passatore. Sia nella fantasia e nelle visioni, che nelle modalità.

Soprattutto nella NBA, non sono del tutto sconosciuti dei centri con capacità di passare la palla. Pensando recentemente ci viene in mente Marc Gasol, ma andando più in la possiamo pensare a Vlade Divac o a Arvydas Sabonis, forse il paragone più immediato.

A differenza loro, però, Jokić non è un “semplice” passatore da gioco fermo o spalle al canestro, guardando i tagli dei compagni. È anche quello. Ma le sue capacità di ball-handling e di poter portare la palla full-court e in transizione, obiettivamente, non le aveva nessuno.

Ha rivoluzionato il ruolo e diversi concetti a cui la pallacanestro moderna è sempre più attaccata. Come l’attacco in transizione: mentre di solito si tende ad allargare il gioco verso una delle guardie dopo un rimbalzo difensivo, nei Nuggets questo passaggio può essere saltato, e i giocatori “piccoli” e più rapidi possono attaccare il canestro senza curarsi di portar palla, aspettandosi da un momento all’altro un passaggio decisivo.

Inoltre il gioco di Denver è in questo momento un unicum nella NBA. Non c’è nessun’altra squadra in cui il centro riveste un ruolo così cruciale. Non soltanto viene cercato in post, spalle a canestro o dopo un pick and roll, ma è anche il portatore di palla o l’iniziatore di gioco ben oltre la linea da tre punti (a questo proposito, si può vedere l’efficacia del P&R Jokić/Murray con Jokić da portatore di palla e Murray da rollante). Siamo in un altro mondo.

E poi ha un ventaglio offensivo di soluzioni difficilmente replicabile. Un tiro dalla media incredibilmente efficace, paragonato spesso a quello di Dirk Nowitzki. Tra l’altro, ad un suo movimento di tiro in particolare, una specie di fadeaway fatto sulla gamba destra, quella non consona, è stato dato il nome di Sombor Shuffle”. Marchio di fabbrica.

Anche il tiro da tre punti va via con discrete percentuali, per non parlare del gioco sotto il ferro secondo a nessuno, abbinandolo a una capacità di andare a rimbalzo offensivo che ricorda molto, ad esempio, quella di Tim Duncan, con due/tre tocchi anche a una mano sola per mettere fuori tempo l’avversario.

Da sottolineare, alcune carenze difensive che si spera vengano aggiustate con gli anni. Stiamo comunque parlando di un classe ’95 al sesto anno NBA.

Oltre il gioco, c’è anche il personaggio, Jokić. Un antidivo che paradossalmente si sposa bene con la cultura americana e della NBA proprio per esserne agli antipodi. Mai fuori le righe extra-campo (mentre dentro diverse scintille, da grande agonista qual è), umile, autoironico e iconico per alcune situazioni. Non per niente, il suo soprannome è The Joker, decisamente azzeccato anche se ricevuto casualmente da Mike Miller, suo ex compagno di squadra che non riusciva a pronunciare correttamente il suo nome.

Anche qui, un paragone con Tim Duncan con il suo essere un leader silenzioso, anche se diversamente dal caraibico, molto più emotivo ed espressivo.

La strada, specialmente in un mondo come quello NBA che ti può osannare e poi far crollare in poco tempo, sicuramente non è in totale discesa, ma noi ne saremo tutti testimoni, scommettendo sui suoi futuri assi nella manica.

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